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Due studi faentini alla Biennale di architettura di Venezia

Per gli architetti si tratta della terza volta:i loro progetti targati Faenza erano già stati invitati in Laguna nel 2002 e nel 2010

Va a “innestarsi” con il territorio urbano che la circonda in modo “silenzioso” e con garbo, portando innovazione e qualità in maniera armonica e mai stridente: l’opera che è valsa agli studi “Lelli Bandini Luccaroni architettura” e “Magazé (Cristofani e Mazzotti)” di Faenza la terza partecipazione alla Biennale di architettura di Venezia, al via giovedì, si colloca perfettamente nella visione alla base del Padiglione italiano curato da Cino Zucchi, il cui tema 2014 è proprio “Innesti /grafting”.

L’esperienza della scuola realizzata a Ora (Bolzano) dai progettisti faentini andrà quindi ad arricchire ulteriormente il prestigioso spazio nazionale, insieme a opere degli ultimi trent’anni di Renzo Piano, Michele de Lucchi, Vittorio Gregotti, Adolfo Natalini, Massimo Carmassi, Antonio Citterio, Stefano Boeri, Italo Rota.

A  lavorare al progetto sono stati i faentini Gabriele Lelli, Roberta Bandini, Andrea Luccaroni, Davide Cristofani, Valentina Mazzotti, Andrea Rinaldi e Roberta Casarini: un sodalizio tra tre diversi studi (“Lelli Bandini Luccaroni Architettura”, “Magazé” e  “Laboratorio di Architettura” di Reggio Emilia) che ha permesso al team di essere l’unico in tutta la Romagna ad essere invitato alla Biennale. Per gli architetti si tratta della terza volta:i loro progetti targati Faenza erano già stati invitati in Laguna nel 2002 e nel 2010.

Centrale nella scelta delle opere è la soluzione di rapporto con il contesto. “Il curatore  - spiega l’architetto Gabriele Lelli - ha cercato di mostrare il modo italiano di intervenire in città e nel territorio in modo attento alla continuità, in dialogo con il contesto da cui nasce. La sfida è il confronto con una realtà storica da includere armonicamente, con una serie di strati di contemporaneità successive: il nuovo edificio da costruire è l’ultimo, ma gli spetta il compito di reinterpretare quanto già esistente”

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