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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Faenza

Un omicidio "spietato" e "previsto" dalla vittima: le motivazioni del doppio ergastolo per la morte di Ilenia Fabbri

E' una sentenza pesantissima quella che ha chiuso il processo in primo grado per l'omicidio di Ilenia Fabbri, la 46enne uccisa il 6 febbraio 2021 nel suo appartamento di via Corbara a Faenza

"Claudio Nanni ha dato risposte tutte prive di una qualsiasi ragionevolezza, logica, verosimiglianza, ed è caduto in continui paradossi, contraddizioni, assurdità, nonsenses. Tutto ciò depone per la completa fondatezza dell'accusa a lui rivolta". E' una sentenza pesantissima - le cui motivazioni sono state depositate in appena 65 giorni, invece dei 90 richiesti - quella che ha chiuso il processo in primo grado per l'omicidio di Ilenia Fabbri, la 46enne uccisa il 6 febbraio 2021 nel suo appartamento di via Corbara a Faenza, per il quale sono stati condannati all'ergastolo l'ex marito Claudio Nanni, 55enne inquadrato quale mandante del delitto, e il sicario reo confesso Pierluigi Barbieri, alias 'lo Zingaro', 54enne originario di Cervia ma domiciliato nel Reggiano.

Secondo la Corte d'Assise ravennate, in tutte le deposizioni dei tanti testimoni ascoltati durante le udienze "si ritrovano, velati o dichiarati, i propositi omicidiari che Nanni aveva concepito nei riguardi della moglie". E infatti Ilenia lo sapeva, aveva previsto la sua morte, perchè "conosceva il marito talmente bene da percepire lucidamente la situazione di pericolo in cui si trovava". Lo sapeva quando diceva che il marito avrebbe assoldato "uno con pochi soldi" per ucciderla, "non si sporcherà neanche le mani" riferiva agli amici. E così è stato, secondo il Tribunale di Ravenna. Lo sapeva perchè già in vita il marito aveva posto in atto comportamenti per renderle invivibile la quotidianità. Ma solo con la morte della moglie avrebbe cessato il mantenimento per la figlia, avrebbe evitato di pagare alla moglie le sue spettanze di lavoro, avrebbe venduto la casa come voleva, intascando tutto il ricavato. "Vuole vedermi strisciare in ginocchio", diceva Ilenia. Parole che, secondo la Corte, esprimono "un sinistro presagio e fanno capire quanto la vendita della casa e le questioni economiche ad essa collegate siano state decisive nel disegno omicidiario del Nanni", che considerava Ilenia "la sua nemica per eccellenza".

Ed è proprio lo stesso Nanni che "con le contraddizioni, le assurdità e i paradossi che lo hanno contraddistinto" rende una fonte di prova a suo carico. Lo fa con le tante non-risposte agli avvocati e alla Corte durante il suo esame, in una difesa che il giudice Michele Leoni definisce "sconclusionata" e con una ricostruzione dei fatti che è "oggettivamente insostenibile". Ma anche quando risponde, Nanni lo fa con "ipotesi grottesche", "paradossali" o "demenziali" che sono "peggiori del silenzio", "arrampicandosi nell'aria (...), "inventando fantasie", in quanto Nanni ha una fantasia "tanto fervente quanto incompetente". La fondatezza dell'accusa a lui rivolta - l'aver commissionato l'omicidio dell'ex moglie - è confermata dalle sue risposte "prive di una qualsiasi ragionevolezza, logica, verosimiglianza". Tanto che "basterebbe anche solo il suo esame per ritenere la sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio".

La sentenza motiva anche il perchè sia stata respinta la richiesta di perizia psichiatrica per Barbieri, nel quale "non si ritrova alcun indice di un disturbo psichico suscettibile di incidere sulla capacità di intendere di volere". Era "pienamente in grado di rendersi conto di ciò che faceva e di desistere da ciò che faceva". Era "assolutamente lucido (...) quando consumò l'omicidio". Una lucidità dimostrata anche dalla "meticolosa e fredda premeditazione" con cui commise lo stesso delitto. Una lucidità dunque, quella del sicario, che si oppone alla sconclusionatezza del mandante.

Quello commesso nella villa di via Corbara, in sintesi, è un omicidio "spietato", organizzato da entrambi gli imputati con "una certosina pianificazione", con l'assassino che ha agito "accanendosi a martoriare il corpo di una persona fino a finirla". E tutto questo solo perchè Ilenia voleva vedersi riconosciuti i propri diritti di moglie e di lavoratrice. Per questo, oltre che di continuare a vivere, le è stato negato di vedere la propria figlia crescere e farsi donna. Quella figlia, Arianna, che ora è "rimasta orfana di entrambi i genitori", che dovrà vivere "un'altra vita cercando di abbozzare sulle macerie della precedente" e che per la Corte è "la grande vittima di questo delitto".  E allora "il disvalore del reato commesso è massimo".

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