Eni Versalis, mercoledì sciopero di 8 ore: "A rischio la modernizzazione del paese"
"L'astensione dal lavoro - assicurano i sindacati - non avrà ripercussioni sulla sicurezza e la salvaguardia degli impianti, ne' tantomeno sul servizio ai cittadini".
Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno proclamato per la giornata di giovedì uno sciopero generale di 8 ore in tutti i siti e gli stabilimenti italiani di Eni e Saipem. E' quanto scrivono i sindacati in una nota congiunta nella quale precisano che sono piu' di 40mila i lavoratori interessati. "L'astensione dal lavoro - assicurano i sindacati - non avrà ripercussioni sulla sicurezza e la salvaguardia degli impianti, ne' tantomeno sul servizio ai cittadini".
Secondo i segretari generali di Filctem, Femca, Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani, "dopo la parziale cessione delle quote azionarie di Saipem, il Gruppo Eni si appresta a cambiare pelle per divenire un gruppo che opera esclusivamente all'estero, concentrando investimenti e attivita' solo in ricerca ed estrazione di gas e petrolio, operando di fatto come broker oil, perdendo di fatto quelle caratteristiche di azienda di "sistema" che ha garantito e garantisce l'insieme del ciclo produttivo, dall'estrazione al consumo: inaccettabile".
"Cedere per Eni la raffinazione - proseguono i segretari - significa in larga parte perderla; rinunciare alla chimica "verde" significa precludere futuro all'Italia; abbandonare alcune attivita' di Saipem o mettere in discussione la presenza nel segmento retail della Direzione Gas & Power vuol dire svilire opportunita' per le nostre aree, soprattutto quelle piu' depresse del Mezzogiorno, e determinare gravi problemi occupazionali".
Ma il principale "pomo della discordia" diventato rovente, scrivono ancora i sindacati, e' la dismissione della chimica con i suoi stabilimenti di Versalis a Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres e Centro ricerche (oltre 6000 lavoratori tra diretti ed indiretti). "L'Italia, senza Versalis sotto il controllo di Eni, non sara' in grado - polemizzano - di adeguare il proprio processo produttivo in senso "green", di una chimica innovativa: rischieremo di importare prodotti sostenibili dall'estero, altro che modernizzazione del paese".