Riforma della cittadinanza, Ouidad Bakkali tra i fondatori dell'intergruppo parlamentare
"Necessaria una lettura profonda della contemporaneità di questa Italia"
"Dobbiamo promuovere una lettura profonda della contemporaneità di questa Italia e fare della pluralità un orgoglio nazionale". Con queste parole la deputata ravennate Ouidad Bakkali, del Partito democratico, ha tenuto a battesimo l'inizio dei lavori del gruppo interparlamentare sulla riforma della cittadinanza, presentato a Montecitorio, a Roma, nella mattinata di oggi. A farne parte una trentina tra senatori e deputati delle forze di minoranza. Ma l'obiettivo, spiegano i promotori, è "aprire un dialogo e un confronto anche con questa maggioranza e con questo Governo".
Oltre a Bakkali alla conferenza sono intervenuti, in collegamento e in presenza, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore sindaci del Pd; Marwa Mahmoud, fondatrice della Rete per la riforma della cittadinanza, consigliera comunale a Reggio Emilia e componente della segreteria nazionale Pd; Simohamed Kaabour, presidente del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi) e consigliere comunale di Genova; Kwanza Musi Dos Santos, presidente dell'associazione QuestaèRoma e della Rete per la riforma Cittadinanza; Geri Ballo, portavoce di Volare e Rete per la riforma Cittadinanza; deputate e deputati, senatrici e senatori dei diversi gruppi parlamentari aderenti all'intergruppo.
"E' una riforma che si attende da trent'anni, - ha aggiunto Bakkali - la politica deve avere una componente visionaria e quindi non possiamo non essere determinati sul fatto che sia una riforma di tutte le componenti politiche e che deve essere patrimonio comune, chi cresce e chi nasce in Italia è italiano", ricordando "i molti stop and go" sulla riforma che sarebbe "una fotografia di quello che viviamo nelle nostre scuole e luoghi di lavoro".
Bakkali si è rivolta direttamente alla premier Giorgia Meloni, che "nel 2019 parlò di 'tempi troppo lunghi per la cittadinanza'. Al tempo per ottenerla servivano 2 anni, con Salvini al Viminale passarono a 4 fino agli attuali 3. Ora la premier ha tempo per abbattere questi tempi magari portandoli a 6 mesi. Dobbiamo essere fiduciosi e non avere paura di spaventare qualcuno. Non possiamo pensare che nel 2023 ci siano persone che pur vivendo nello stesso paese non godano degli stessi diritti".