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Ancisi (LpRa): "Comune di Ravenna contro Caritas"

Nella prima metà dell'anno le persone che si sono presentate al Centro d'Ascolto diocesano della Caritas sono aumentate del 30%, chiaro segnale dei risvolti a livello sociale che ha trascinato con sé questa crisi economica

Dalla Casa del Volontariato di via Oriani, di cui è proprietario il Comune di Ravenna, arriva l’allarme della Consulta del Volontariato di Ravenna, che raggruppa e rappresenta la maggior parte delle associazioni di volontariato sociale attive in città: “Nella prima metà dell’anno 2012 le persone che si sono presentate al Centro d’Ascolto diocesano della Caritas sono aumentate del 30%, chiaro segnale dei risvolti a livello sociale che ha trascinato con sé questa crisi economica. Già era stato segnalato dall’ultima Relazione di Caritas che nel 2011 sono stati 342 i nuovi nuclei che hanno bussato al Centro d’ascolto (2.840 pacchi viveri distribuiti a nuclei in stato di bisogno). Rispetto al 2010, quando i nuovi nuclei erano stati 280, c’è stato un incremento del 22% dei nuovi ingressi; e in questi primi mesi del 2012 si può riscontrare che ogni giorno vengono avvicinate nuove persone in stato di difficoltà”. Il 60% degli assistiti sono disoccupati, il 7% pensionati, quasi tutti italiani.

"Si conferma dunque come e quanto la Caritas svolga un ruolo centrale e forse insostituibile nell’assistere tangibilmente, quanto gratuitamente e senza burocrazia, le persone e le famiglie più povere che non riescono a far fronte neppure ai problemi vitali di sussistenza, così integrando il Comune di Ravenna laddove non è in grado, tramite l’ASP, di provvedere - sottolinea Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna -. Ma il Comune di Ravenna stesso, attraverso Ravenna Entrate, ha contestato il mancato pagamento dell’ICI per gli anni dal 2007 al 2011 sugli uffici di via Lolli 1 e sul magazzino di via Port’Aurea 2 (in locali peraltro scoperchiati per la massima parte del tetto, su cui devono essere fatti i lavori di risanamento) occupati dalla Caritas nel complesso immobiliare di piazza Duomo che comprende la chiesa di Santa Giustina. Tra pretese imposte dovute, sanzioni per omesso versamento, interessi di mora, spese di notifica, ecc. la Caritas - che vive di carità e di un immenso lavoro prestato gratuitamente e spesso a loro spese da volontari - dovrebbe staccare alle casse di Ravenna Entrate un assegno di circa 8 mila euro, in attesa, peraltro, se valgono questi accertamenti, che a breve altri ne arrivino, per una somma di circa 6 mila euro, sui locali della stessa piazza Duomo in cui è collocato, nel medesimo immobile, il Centro di ascolto della Caritas".

ESENZIONE DALL’ICI AMPIAMENTE MERITATA - "Va detto - continua Ancisi - che il problema da risolvere, trattandosi di un’evidente ingiustizia il cui conto sarebbe pagato in termini di minore possibilità di assistenza dalle persone più indigenti ed emarginate, non è politico ma amministrativo. Secondo la legge (combinato disposto della legge del 1992 sulla finanza degli enti territoriale e della legge Bersani-Visco del 2006 per il rilancio economico e sociale) esenta qualsiasi ente di rilevanza sociale meritevole di agevolazione dal pagamento dell’ICI, purché sia in possesso di tre requisiti: l’ente non sia commerciale, l’immobile sia destinato esclusivamente ad attività sociali (tra cui, al primo posto, quelle “assistenziali”), le attività svolte non abbiano esclusivamente natura commerciale. Questi requisiti sono tutti posseduti in abbondanza dalla Caritas diocesana".

"Il funzionario di Ravenna Entrata responsabile del procedimento ha tuttavia obiettato che l’Archidiocesi di Ravenna, di cui la Caritas è un ufficio pastorale, non è proprietaria di questi immobili, che appartengono tuttora formalmente alla Confraternita del Santissimo Sacramento, fondata a metà del ’700. Tale Confraternita è parte essa stessa dell’Archidiocesi, con cui ha in comune l’amministratore e la sede - prosegue il capogruppo di LpRa -. Di diverso ha solo il codice fiscale. Come dire che le società possedute interamente dal Comune di Ravenna gli sono estranee. Non mi dilungo su un dibattito giurisprudenziale, perché, in questo caso, al di là dei sofismi secondo cui la legge può essere interpretata in un verso o in un altro, lo spirito e la sostanza della legge sono inequivocabilmente rispettati".

NON MANDATE LA CARITAS IN TRIBUNALE - "Ravenna Entrate è soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Ravenna Holding - continua Ancisi -. Gli amministratori di queste società rispondono direttamente al sindaco di Ravenna che li ha nominati. Non si può rispondere “facciano ricorso” senza avere ricercato a fondo una soluzione tecnica ad un problema di giustizia. Invito perciò il Comune di Ravenna, Ravenna Holding e Ravenna Entrate a trovare il rimedio necessario perché si eviti di andare in Tribunale. La Caritas, se guardiamo al servizio che offre, non è altra cosa dal Comune di Ravenna. Sarebbe come se il Comune di Ravenna andasse in Tribunale contro se stesso".

MATTEUCCI - “Concordo con chi dice che è ingiusto fare pagare l’Ici alla Caritas di Ravenna. Lo trovo un controsenso. Don Alberto Brunelli dice che è una cosa ingiusta, penosa e offensiva. Concordo - esordisce il sindaco di Ravenna -. È altrettanto penoso, ingiusto e offensivo accreditare l'idea, falsa, che su questa vicenda ci sia una qualche responsabilità politica del Comune che io dirigo e rappresento. Ravenna Entrate spa chiama la Caritas a pagare l'Ici a causa di un errore evidente da parte di chi amministra questi beni. Siccome la Legge è chiara (l'esenzione dall'Ici è prevista se chi esercita l'attività assistenziale è titolare dell'immobile) bastava provvedere. La Legge c'è da anni. E' inspiegabile che l'immobile dove la Caritas svolge la sua attività così meritoria sia ancora intestato a una Confraternita che non esiste più da 200 anni".

"Questo è l'errore da cui origina questa situazione ingiusta e penosa - prosegue il primo cittadino -. Da quel che so questo specifico problema che riguarda la Caritas è noto agli interessati dal maggio scorso. Io ne sono venuto a conoscenza da poche settimane e, su richiesta dell'Arcivescovo e di don Alberto Brunelli, mi sono adoperato per trovare, nel rispetto della legalità, una soluzione che eviti di sottrarre soldi alle opere benemerite della Caritas, anche se evidentemente la colpa è di chi non ha provveduto per tempo a mettere proprietà e accatastamento dell'immobile in regola con la Legge, che giustamente in questo caso prevede il non pagamento dell'Ici".

"Ho chiesto alla Presidente di Ravenna Entrate, che è un’spa dotata di una autonoma personalità giuridica, di occuparsi del caso. Ciò che non ho fatto, non farei e non farò mai è commettere un abuso di potere, anche per quella che io considero una buona causa - aggiunge il sindaco -. Non lo faccio e non accetto pressioni da nessuno. Ed è del tutto evidente che le inappropriate polemiche di queste ore allontanano soluzioni extragiudiziarie, soluzioni per le quali mi sono adoperato. Andare davanti a un Giudice, come in altri casi, immagino comunque non sia un dramma per nessuna delle parti in causa, fra le quali, per chiarezza, non c'è il Comune di Ravenna".

"Fino ad oggi mi sono occupato di questo caso con la riservatezza che mi è stata richiesta dai miei interlocutori. Da adesso in poi, siccome non c'è assolutamente nulla da nascondere e siccome qualcuno ha deciso di sollecitare che il caso fosse portato ad un livello politico che è evidentemente abnorme ed inappropriato, sarà bene dare adeguata pubblicità e trasparenza a tutta questa vicenda - chiosa il sindaco -. Avere sollecitato che questo caso fosse portato al centro di un dibattito politico è una scelta assolutamente legittima e incontestabile".

"Che sia chiara però un’altra cosa, altrettanto legittima, incontestabile e anzi doverosa da parte mia: se qualcuno ha deciso di fare passare il Comune di Ravenna come l'aguzzino della Caritas, io non ci sto - prosegue Matteucci -. C'è una Legge. C'è una evidente inadempienza, visto che siamo tutti uguali davanti alla legge e anche a quelli che possono essere considerati, a torto o a ragione, dei cavilli. In nome della massima trasparenza ripeto pubblicamente quella che a me pare la cosa più importante, che a fin di bene mesi fa ho detto ai miei interlocutori che mi chiedevano aiuto: verificare subito che non esistano altre situazioni simili a quella di cui stiamo parlando, nelle quali, per dimenticanza fino a qualche tempo fa, per colpevole trascuratezza da qualche mese a questa parte e per obiettiva arroganza da oggi in poi, opere caritatevoli debbano pagare imposte (l’Ici per il pregresso, l'Imu per il futuro), dovendo sottrarle alle opere di bene. Una cosa veramente penosa e ingiusta”.

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