"Per gli impianti a biogas serve una maggiore pianificazione"
Il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni, punta il dito sulla proliferazioni di impianti su tutto il territorio ravennate e invita ad una programmazione più puntuale
In questi ultimi anni stanno proliferando sull’intero territorio provinciale numerosi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – biogas – che in qualche misura occorrerebbe sottoporre a una programmazione attenta per evitare lo stravolgimento del comparto agricolo e la mancata tutela delle produzioni. Il rischio potrebbe essere quello di trasformare la finalità originaria di attività integrativa del reddito nel settore agricolo, in attività sostitutiva dell’agricoltura stessa.
Oltre una trentina di impianti fra quelli autorizzati ed altri all’esame della Provincia, sono il dato più attendibile riferito a questi impianti di produzione di energia elettrica da biogas, o da biomasse solide o, ancora, da biomasse liquide.
Un fenomeno in forte espansione e che richiederebbe una sorta di ‘pianificazione’ coerente e rispettosa del Piano territoriale di coordinamento provinciale Ptcp, del Piano energetico e ambientale, nonché di quello meramente agricolo, al fine di conferire ogni tipo di assicurazione riguardo al pieno rispetto delle normative in vigore. Normative che attengono principalmente le emissioni in atmosfera, gli scarichi, l’impatto ambientale, i rischi di esplosione, le possibili fonti d’inquinamento, e, non per ultima, la tutela della salute, senza tralasciare la contestualizzazione paesaggistica, il consumo del territorio, e un non sempre corretto inserimento degli impianti nel tessuto urbanistico e rurale.
Oltre a questo, non vanno messi in secondo piano altre due questioni di particolare importanza riferite prima di tutto all’approvvigionamento delle biomasse agricole, zootecniche o di altra tipologia e il relativo stoccaggio, così come quella riferita all’ ubicazione degli impianti in rapporto ai contesti insediativi e, soprattutto abitativi in un quadro di viabilità idonea e sicura, in molti casi compromessi.
Non esiste nessun pregiudizio in materia di biomasse per fini energetici, tuttavia sulla base del radicale cambiamento del nostro modello di agricoltura forse unico in Europa, si rende indispensabile una più attenta panificazione da parte della Provincia, competente in materia, per approfondire tutte le questioni di merito e fornire una serie di proposte programmatiche. In altri termini la Provincia non è solo il soggetto di coordinamento della conferenza dei servizi cui fanno capo tutti gli enti interessati per il rilascio dell’autorizzazione unica, ma deve svolgere, altresì, la funzione di regolamentazione e pianificazione, proprio alla luce del cambiamento in atto del sistema agricolo dovuto all’insediamento di questi nuovi impianti.
L’obiettivo, oltretutto, non può prescindere da una serie di strategie messe in campo per valorizzare il comparto agricolo nella logica di favorire attraverso gli impianti in oggetto, lo sviluppo integrato con l’agricoltura e creare occupazione e indotto. Per questo, appunto, vanno declinate precise linee d’indirizzo in un quadro di regole riferite alla programmazione e alle politiche messe in campo dall’ente di piazza dei Caduti, titolare di competenze di primo livello sul versante agricolo e ambientale.
In altre parole ritengo che l’istituzione provinciale debba assumere una funzione più strategica e di programmazione per disegnare assieme agli agricoltori e ai portatori di interessi, nuovi modelli di sviluppo territoriale nel pieno rispetto dell’ambiente e ancor prima della salute dei cittadini, senza mai rinunciare al dialogo diretto con la popolazione .
Gianfranco Spadoni
consigliere provinciale Udc