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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Alberghini e Ancisi: "Richiedenti asilo in carico al Comune per troppi anni"

Alberghini e Ancisi: "L'accordo col Governo costa 633mila euro l'anno. Ma i veri rifugiati sono pochissimi. Gli altri restano grazie alla facilità dei ricorsi".

Accoglienza ai rifugiati? Sì, purché siano “veri”. Questa la posizione del candidato sindaco Massimiliano Alberghini e di Lista per Ravenna, che lo sostiene insieme a Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
“Non ci piace però il sistema – spiegano -, fondato su un accordo tra il Comune di Ravenna e il Governo, sottoscritto nel 2013 e valido a tutto il 2016. In base a esso tutti gli immigrati richiedenti asilo, non ancora riconosciuti profughi, vengono ospitati in appartamenti, case e strutture varie, al costo non superabile di 35 euro al giorno per ogni immigrato. In totale, la spesa pubblica assomma, dal 2014 al 2016, a 1,9 milioni, in media 633.000 euro l’anno.
Sulla base, rispettivamente, di una convenzione internazionale, di una direttiva europea e della legge italiana, le protezioni per i profughi sono di tre tipi: status di rifugiato, per le persone gravemente perseguitate nei loro paesi; protezione sussidiaria, per gli apolidi gravemente perseguitati nei paesi dove avevano la residenza abituale; protezione umanitaria, per situazioni gravi dovute a guerre, violazione dei diritti umani, violenze, carestie, disastri naturali.
Gli accertamenti sono compiuti da una Commissione territoriale, attiva a livello romagnolo, composta da quattro membri in rappresentanza delle prefetture, delle questure, dell’UNHCR (Onu) e dei Comuni. In caso di rigetto, l’immigrato può ricorrere prima al Tribunale Ordinario di Bologna, in caso ancora negativo al Tribunale di Appello di Bologna e infine anche alla Cassazione. Durante le fasi di appello, il richiedente resta nelle strutture anche per anni.  Se il richiedente è riconosciuto dalla Commissione, deve uscire dalla struttura al momento della consegna del permesso di soggiorno, di regola in 15/20 giorni, al massimo in altri 30. Normalmente va verso altre località o paesi dove ha relazioni familiari o di amicizia, che ne aiutano l’inserimento lavorativo e sociale.
Il 21 maggio scorso, Alberghini ha dichiarato che, se eletto, non rinnoverà nessun accordo del genere: se necessario, il Comune potrà accettare profughi fino a uno “ogni 1.500 abitanti”, cioè un centinaio.
I richiedenti asilo sono attualmente ospitati in appartamenti, case e strutture messe a disposizione attualmente da 10 enti tra cooperative, associazioni, Opera di Santa Teresa e parrocchia di San Rocco.
Secondo gli ultimi dati disponibili, gli immigrati ospitati sono 259: di questi, 120 sono in attesa di valutazione della Commissione territoriale, 100 sono stati rigettati dalla Commissione, di cui 11 anche dal Tribunale Ordinario; solo 39 hanno ottenuto il riconoscimento del diritto di asilo (35 per protezione umanitaria, 3 per status di rifugiato, 1 per protezione umanitaria). Dunque, allo stato attuale dei riconoscimenti effettuati, solo il 28% avrebbe diritto all’asilo. Si può dire che il 72% non sono veri “profughi”, con tutto quello che consegue, in termini anche di rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico. Applicando questa proporzione anche ai 120 casi ancora da esaminare, su 259 i meritevoli di asilo sarebbero solo 73, meno del centinaio ipotizzati da Alberghini.
Gli immigrati “bocciati” dalla Commissione fanno dei facili ricorsi e restano in carico alla spesa pubblica per anni. Per esempio, il primo nominativo in elenco, J.L. della Coop Persone in Movimento, è in struttura dal 31 ottobre 2014: è stato “bocciato” dalla Commissione il 28 aprile 2015; ha fatto il primo ricorso; l’udienza del Tribunale Ordinario si è avuta il 17 febbraio, ma non è ancora conosciuta; se arriva fino alla Cassazione può restare facilmente a carico pubblico fino al limite massimo di legge, che è di cinque anni. Figuriamoci  D.H., stessa Coop: arrivato il 5 novembre 2015; “bocciato” dalla Commissione; ha fatto il primo ricorso; l’udienza del Tribunale Ordinario è stata fissata per il 18 gennaio 2017.
Il sistema è profondamente iniquo, alimenta giri di interessi economici e personali non sempre trasparenti, disperde enormi quantità di denaro pubblico”.
 

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