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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Economia e territorio nell’Adriatico tra IV e VIII secolo

Si è svolto nei giorni scorsi a Ravenna il primo incontro di un più ampio progetto dal titolo Economia e Territorio nell’Adriatico centrale tra la tarda Antichità e l’alto Medioevo (IV-VIII secolo)

Si è svolto nei giorni scorsi a Ravenna il primo incontro di un più ampio progetto dal titolo Economia e Territorio nell’Adriatico centrale tra la tarda Antichità e l’alto Medioevo (IV-VIII secolo). Il progetto, coordinato da Enrico Cirelli, Enrico Giorgi e Giuseppe Lepore del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, si svolge nell’ambito delle attività del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico di Ravenna e grazie al sostegno della Fondazione Flaminia. L’ obiettivo è individuare nuovi strumenti per lo studio dell’economia altomedievale a partire dai reperti archeologici, mettendo in rete tutti i dati provenienti dalle aree costiere dell’Italia centrale e rapportandoli con le novità derivanti dalle ricerche in area balcanica frontaliera (Croazia).

Quella ravennate è stata la prima riunione di questa ricerca, destinata a preparare un Convegno Internazionale che si terrà nell’ultimo week end di febbraio 2014, in cui nella nostra città convergeranno centinaia di ricercatori di varie nazionalità europee, appartenenti a università e altri enti di ricerca che si occupano dei territori che si affacciano sull’Adriatico centrale, per confrontarsi sul tema. L’aula Bovini di casa Traversari, dove si sono incontrati i 60 ricercatori che hanno aderito al progetto, è stata teatro di una intensa giornata di lavori e di un dibattito estremamente partecipato sulle modalità in cui la Romagna si è trasformata dal IV secolo fino all’VIII. Sono stati evidenziati fenomeni di crisi generale delle città e del territorio fino alla ripresa e al nuovo assetto economico che si è stabilito agli inizi del secolo successivo.

Questo territorio che nei secoli precedenti aveva prodotto ed esportato vino di grande qualità, realizzato soprattutto nel territorio di Forlimpopoli e nella zona di Santarcangelo di Romagna entra in crisi su molti livelli. La ripresa si ha con la trasformazione delle infrastrutture portuali che si attrezzano per attrarre e redistribuire in Italia merci destinate al mercato dell’Italia centro-settentrionale e l’Europa subalpina attraverso i circuiti padani. La città di Ravenna è il volano di questa rinascita economica anche grazie all’attività commerciale d’intermediazione svolta verso molti prodotti del Mediterraneo orientale e della Tunisia. La prosperità economica di questo periodo si diffonde in tutto il territorio e raggiunge sia le città dell’asse emiliano sia i piccoli insediamenti rurali.

I ricercatori hanno inoltre discusso dell’impatto dei diversi reperti archeologici su queste valutazioni: dalle grandi quantità di marmi preziosi alle pregevoli produzioni in vetro, fino alla circolazione monetaria e agli aspetti economici più legati alla fiscalità. Importanti valutazioni sono state anche presentate sul tipo di coltivazioni identificate negli scavi romagnoli, dove sono state identificate coltivazioni rare in altri contesti europei, come quella del riso, già nel corso dell’VIII secolo.

Sono state anche analizzate le differenze e le convergenze con gli altri territori coinvolti in questo progetto, di cui si discuterà nei prossimi incontri, previsti per il mese di ottobre a Senigallia e a dicembre ad Ascoli, in modo da raccogliere le opinione degli altri studiosi coinvolti prima di confrontarsi nel convegno conclusivo a Ravenna.

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