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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Faenza

Maxi-operazione su contrabbando, esplosivi e frodi fiscali: tre faentini in manette

L'esplosivo, secondo le accuse, sarebbe servito per una “vendetta” del viceprefetto, che si considerava vittima di una truffa immobiliare e che avrebbe dato incarico di “far saltare” le autovetture del truffatore

Si è ramificata anche nel territorio ravennate l'inchiesta della Guardia di Finanza di Livorno che ha smantellato una presunta associazione a delinquere e che vede, complessivamente nell'inchiesta, come reati contestati la detenzione di esplosivi ai fini di intimidazione, contrabbando di sigarette ma anche frodi fiscali. Sono 9 le misure di custodia cautelare (in carcere e ai domiciliari), mentre sono in totale 27 i denunciati, a vario titolo, nei diversi filoni dell'inchiesta. Tra gli arrestati accusati di contrabbando e in relazione alla detenzione di esplosivo ci sarebbero anche tre faentini: un 53enne, un 40enne e un 66enne, che giovedì mattina sono stati arrestati a Faenza.

Maxi operazione su esplosivi e contrabbando

I militari delle Fiamme Gialle hanno dato esecuzione, su ordine del Procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, a un’ordinanza che ha visto misure cautelari nei confronti di nove persone, di cui due in carcere: il vice prefetto reggente l’Ufficio distaccato della Prefettura dell’Isola d’Elba Giovanni Daveti, 66 anni, e Giuseppe Belfiore, 61 anni, appartenente ad una nota famiglia di ‘Ndrangheta attiva in Piemonte, a suo tempo ritenuta mandante dell’omicidio del Procuratore di Torino Bruno Caccia. Altre sette persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari, provenienti dalle province di Ravenna, Livorno, Torino e Bari.

Nel corso delle investigazioni era già stato tratto in arresto in flagranza di reato un altro soggetto, durante lo scorso mese di novembre. L'uomo, trovato al porto di Livorno, trasportava degli ordigni esplosivi rudimentali che, secondo le accuse, sarebbero serviti per una “vendetta” del viceprefetto, che si considerava vittima di una truffa immobiliare e che avrebbe dato incarico a un altro componente dell’associazione di reperire dell’esplosivo da utilizzare per “far saltare” le autovetture del truffatore e/o dei suoi familiari. Rilevata la consegna del “pacco sospetto”, lo scorso 16 novembre, è stato organizzato un servizio di controllo su strada che ha consentito di intercettare uno degli indagati a bordo di una vettura, mentre si stava allontanando dal luogo dell’incontro, trovato in possesso di 4 cariche esplosive del peso complessivo di oltre 1.100 grammi - collegate, tramite miccia pirotecnica, ad accenditori di sicurezza, connessi a riceventi elettroniche - confezionate in modo da poter essere fatte brillare a distanza tramite telecomando, in grado di produrre significativi danni all’atto dell’esplosione. Il soggetto fermato è stato tratto in arresto in flagranza di reato ed è tuttora in stato di detenzione, agli arresti domiciliari. Da quest'episodio, le indagini della Finanza hanno allargato il raggio, lavorando sui rapporti con Belfiore. In particolare, gli approfondimenti investigativi, spiega una nota delle fiamme gialle, "hanno consentito di rilevare l'attività illecita posta continuativamente in essere da un gruppo criminale, costituitosi a Livorno per commettere frodi fiscali". Le altre persone arrestate, oltre ai tre faentini, sono un commercialista torinese di 50 anni, due livornesi di 41 anni e 53 anni e un 38enne di Trani.

I due capi dell'organizzazione e gli altri sette arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, porto abusivo di esplosivi detenuti per compiere un atto di intimidazione, indebita compensazione di debiti tributari con crediti inesistenti, contrabbando di 9 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.

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