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Cronaca

Una società nei guai per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio: sequestrati immobili per oltre 4 milioni di euro

Le Fiamme Gialle hanno sequestrato due negozi, un garage, un magazzino e quattro appartamenti tra Ravenna e Milano Marittima

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ravenna hanno eseguito il sequestro preventivo disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ravenna, su proposta della locale Procura della Repubblica, di 8 unità immobiliari che facevano parte del patrimonio di una società fallita nel 2019 e poi conferite a 2 società di nuova costituzione riconducibili agli stessi amministratori della cedente. L’operazione, che secondo gli investigatori sarebbe stata dolosamente pianificata dagli amministratori della società e dai consulenti intervenuti, avrebbe permesso di mettere al riparo dal dissesto aziendale la proprietà di due negozi, un garage e tre appartamenti siti in una via del centro di Milano Marittima e un ulteriore appartamento con magazzino annesso a Ravenna, sottraendoli così alle legittime pretese risarcitorie dei creditori insoddisfatti.

L’intera indagine traeva origine da un’ispezione tributaria condotta dai finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Ravenna nei confronti di una società operante nel settore commerciale della vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori di alta gamma a seguito della quale, oltre alle contestazioni amministrative in materia di imposte dirette ed IVA, le Fiamme Gialle segnalavano alla locale Procura della Repubblica l’effettuazione, con modalità anomale, di un’operazione straordinaria di scissione societaria attraverso la quale sarebbe stato dolosamente depauperato il patrimonio immobiliare della società che già versava in un stato di fallimento ed era oramai inattiva ed in stato di liquidazione volontaria.

A seguito della comunicazione il Pubblico Ministero, preso atto degli ingenti debiti tributari, contributivi e previdenziali non onorati, ha avanzato istanza di fallimento al Tribunale di Ravenna che nel 2019 ha dichiarato formalmente fallita la società indagata. I successivi approfondimenti delegati alla Guardia di Finanza e gli stessi riscontri effettuati dal curatore fallimentare nel frattempo nominato, avrebbero poi confermato la natura illecita dell’operazione di scissione societaria, che avrebbe avuto finalità esclusivamente distrattive, dato che sarebbe stata pianificata ed attuata quando gravavano già sulla società anche ingenti debiti tributari e contributivi e numerosi solleciti per passività insolute.

A seguito di quanto accertato, i militari operanti hanno deferito alla Procura della Repubblica l’amministratore della società e i due consulenti che avrebbero fornito il loro apporto professionale per l’esecuzione del piano fraudolento per il reato di concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione e di bancarotta impropria derivante dal reato di falso in bilancio per aver ritardato l’emersione dello stato di insolvenza, gonfiando il bilancio chiuso a gennaio 2015, sopravvalutando alcune poste attive tra le quali il valore delle immobilizzazioni immateriali costituite dall’avviamento aziendale e dal sito web commerciale, al solo fine di offrire una situazione patrimoniale rassicurante per il sistema bancario ed i fornitori, nonché per la stessa amministrazione finanziaria creditrice e mascherare così l’entità delle reali passività patrimoniali che avrebbero ostacolato il progetto di scissione.

In particolare dalla ricostruzione delle vicende societarie, dal carteggio telematico acquisito agli atti dell’indagine e dalle dichiarazioni rese dagli stessi soci sarebbe emers l’assoluta rilevanza dell’apporto fornito dai due consulenti aziendali, i quali dopo solo 3 mesi dall’effettuazione dell’operazione distrattiva avrebbero fatto ingresso, attraverso una società veicolo di diritto svizzero, nella compagine di una delle società di nuova costituzione beneficiarie di parte del prezioso complesso immobiliare distratto.

È stato così richiesto ed eseguito il sequestro preventivo cautelare di tutti i cespiti immobiliari frutto della presunta condotta delittuosa distrattiva, il cui valore contabile all’epoca era stimato in 3.886.603 euro e che oggi hanno un valore attuale commerciale stimabile in oltre 4 milioni di euro.

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