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Cronaca

Manifesti sulla 'teoria gender', le associazioni femminili: "Violenti e illegali, rimuoverli subito"

Le associazioni chiedono anche che le autorità competenti "si facciano carico di avviare un percorso istituzionale affinché non vengano più affissi in città manifesti il cui contenuto e le cui immagini siano in contrasto con la norma di legge sopracitata"

In queste settimane è comparsa in varie città italiane la nuova campagna pubblicitaria firmata dall’Associazione Pro Vita & Famiglie. Nel nuovo manifesto compare la fotografia di un bambino con un’espressione tra il triste e l’imbronciato mentre due mani di due persone diverse e fuoricampo, di cui una con le unghie smaltate arcobaleno, gli propinano un fiocco rosso da mettere in testa e un rossetto che si avvicina alle labbra. In alto campeggia la scritta “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. L’hastag #Stopgender rimanda al sito internet dell’Associazione Pro Vita & Famiglie in cui si capisce che il manifesto è parte di una campagna più ampia che comprende anche una petizione per chiedere al governo che verrà “l’impegno a nominare un nuovo Ministro dell’Istruzione che sia apertamente schierato a favore della libertà educativa della famiglia e che abbia il coraggio di bloccare qualsiasi incursione ideologica e politica all’interno delle scuole dei nostri figli, specialmente quelle fondate sull’ideologia gender” e ancora più avanti si legge “ogni giorno in centinaia di scuole italiane si svolgono lezioni, attività, corsi su "affettività e sessualità" profondamente intrisi di ideologia gender”.

"Lo ripetiamo ancora una volta: la teoria gender non esiste né è mai esistita e nelle scuole italiane non succedono cose strane, come ad esempio confondere le idee ai bambini e alle bambine sulle identità di genere, se non addirittura imporre cambi di sesso - attaccano in gruppo da Casa delle donne Ravenna, collettivo pride off Rimini, coordinamento regionale centri antiviolenza, Dalla parte dei minori odv Ravenna, Demetra donne in aiuto Lugo, Femminile maschile plurale Ravenna, gruppo Donne in nero Ravenna, Ipazia Liberedonne Cesena, Linea Rosa Ravenna, Sos Donna Faenza, Udi Ravenna un secco no Forlì - Al contrario il nostro è uno dei pochi paesi in Europa dove nelle scuole pubbliche non esistono programmi di educazione al rispetto, all’affettività e alla sessualità. I contenuti che il manifesto veicola sono violenti e scorretti, nonché lesivi e offensivi, pertanto inaccettabili e illegali in base a quanto disposto all'art.1 comma 4-bis della legge n.156 del 9 novembre 2021 recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale. La norma infatti recita: “È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”. Non si tratta di libertà d’espressione, come si ostina a sostenere l’Associazione Pro Vita & Famiglie, bensì si tratta di concepire la possibilità che la promozione dell’uguaglianza in termini di dignità e di diritti sia di fatto compatibile con il rispetto di tutte le differenze, compresa ovviamente quella sessuale".

Le associazioni chiedono quindi che le autorità competenti provvedano "all’immediato ritiro dei manifesti, così come sta avvenendo in numerose città, dimostrando coerenza con le tante attività e progetti di inclusione e di accoglienza che la regione Emilia Romagna e l’amministrazione comunale praticano sia tramite le politiche per l’infanzia e l’istruzione sia tramite quelle per la cultura di genere, le pari opportunità e le disuguaglianze. Chiediamo inoltre che le autorità competenti si facciano carico di avviare un percorso istituzionale affinché non vengano più affissi in città manifesti il cui contenuto e le cui immagini siano in contrasto con la norma di legge sopracitata".

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