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Cronaca

Nel 2016 violentò una 30enne: catturato il latitante

Al momento dell'identificazione è emerso che si trattava di un 29enne marocchino, irregolare in Italia, sul quale pendeva un ordine di cattura emesso dalla corte d'Appello di Bologna lo scorso settembre

Nella giornata di lunedì, durante un controllo del territorio, una pattuglia della Polizia di Stato che transitava lungo via Tolemaide a Rimini ha notato un individuo sospetto che camminava ai lati della strada. Gli agenti hanno così deciso di fermarlo per un controllo ma, alla vista della volante, l'uomo ha scavalcato una recinzione nel tentativo di dileguarsi lungo la ferrovia. Il personale della Questura, ancor più sospettoso dalla circostanza, lo ha inseguito a piedi fino a bloccarlo poco lontano.

Al momento dell'identificazione è emerso che si trattava di un 29enne marocchino, irregolare in Italia, sul quale pendeva un ordine di cattura emesso dalla corte d'Appello di Bologna lo scorso settembre, in quanto doveva scontare un cumulo di pene pari a 6 anni e 6 mesi di reclusione per i reati di violenza sessuale (commessa nel 2016), resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento (commessi nel 2018), rapina (commessa nel 2017) e furto (commesso nel 2012). 

La violenza sessuale era avvenuta nel dicembre del 2016 quando la vittima, una 30enne nomade ravennate, era andata a trovare la zia nel campo di via Islanda a Rimini. Le due donne, successivamente, avevano raggiunto la stazione ferroviaria dove avevano iniziato a bere alcolici con due nordafricani. Zia e nipote avevano poi perso l'autobus per tornare alla loro abitazione, accettando così l'invito degli stranieri a recarsi insieme in un posto più appartato e caldo. Era poi scoppiato un litigio tra uno dei nordafricani e la zia e il secondo marocchino aveva convito la 30enne a recarsi con lui in un posto dove sarebbero potuti stare più tranquilli.

L'uomo quindi, approfittando dell'ubriachezza della ragazza, l'aveva violentata per poi abbandonarla in quello che all'epoca era il cantiere del Metromare. Solo alla mattina, risvegliatasi, la vittima aveva fatto ritorno al campo nomadi, trovando la zia e il marito di lei e raccontando loro quello che le era accaduto. La successiva denuncia alla polizia di Stato aveva fatto partire l'indagine che, dopo pochi giorni, aveva permesso di individuare e arrestare il marocchino, che aveva già fatto le valigie ed era pronto a scappare dall'Italia.

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