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Cronaca Faenza

Referendum sul piano sosta, il sindaco: "Ok, ma a certe condizioni"

Il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi mette i paletti per chiamare i faentini al referendum consultivo sulle novità che saranno introdotte col nuovo Piano Sosta.

Il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi mette i paletti per chiamare i faentini al referendum consultivo sulle novità che saranno introdotte col nuovo Piano Sosta. Il piano è già finito nel mirino di un “comitato del no”, che individua le lacune del piano, i costi, ma soprattutto richiede che l’intera partita venga sottoposta all’attenzione della cittadinanza con un refendum, referendum a cui il sindaco Malpezzi non si sottrae, ma ponendo però dei limiti.

Dice Malpezzi: “Occorre mantenere ragionevolezza e toni adeguati. Ad iniziare dalla discussione sul regolamento per lo svolgimento dei referendum consultivi che rappresenta un passaggio indispensabile. Fin dall’inizio della sua proposta, mi sono fatto garante affinché tale percorso di approvazione avvenisse nel più breve tempo possibile, ed è quanto sta avvenendo. Il referendum è un grande strumento di democrazia e di valorizzazione della partecipazione diretta dei cittadini. Proprio per questo ha valore se è regolamentato seriamente, con rigore, anche quando è solo consultivo”.

“Un principio che deve restare fermo, a mio avviso, è che non si possa consentire di condizionare il dibattito politico e le conseguenti scelte amministrative compiute da una maggioranza democraticamente eletta, qualora al voto referendario partecipi soltanto una percentuale molto minoritaria di elettori. E’ il buonsenso che lo suggerisce, non una “tremenda paura del Sindaco”, come dicono le opposizioni. Il tetto minimo del 30% mi è parsa una buona proposta di mediazione. Per quanto riguarda, infine, la previsione di non scrutinare le schede in caso di mancato raggiungimento del quorum, risponde anch’essa ad una esigenza precisa: evitare che un ristretto numero di persone, magari notevolmente inferiore alla soglia minima di votanti, sfruttando la notorietà della consultazione referendaria, consolidi nell'opinione pubblica un orientamento minoritario, lasciando intendere che esso rappresenti l'idea prevalente, nonostante oltre il 70% dei cittadini non abbia partecipato al voto. Perché è inutile nasconderlo: nei referendum, la non partecipazione al voto rappresenta una legittima e anzi la più utilizzata forma di dissenso rispetto al quesito proposto.  In definitiva, se il referendum è regolato con serietà, funziona; altrimenti diventa solo uno strumento di lotta politica, fine a sé stessa”.

Ma soprattutto Malpezzi rifiuta l’accusa di mancata trasparenza: “Sono un convinto sostenitore della necessità, per un sindaco, di valorizzare l’ascolto e di ricercare sempre più occasioni per un coinvolgimento diretto dei cittadini sulle scelte amministrative importanti. Le azioni intraprese in questi quasi tre anni del mio mandato credo dimostrino questa mia impostazione: l’elezione dei consigli di quartiere e il bilancio partecipato, le riunioni coi cittadini e i forum su piano sosta e su trasporto pubblico, l’utilizzo quotidiano di Facebook, la pubblicazione dei bilanci comunali ed altre informazioni in formato “open” (iniziativa che ci pone all’avanguardia in ambito regionale), le prossime sperimentazioni di sondaggi telematici. Tutte queste sono azioni che ben concretizzano il mio programma di mandato.  Per questo motivo, rifiuto con decisione l’accusa di chi mi vuol dipingere come colui che teme un pronunciamento dei cittadini su un eventuale referendum”

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