Telefonia, l'imprenditore ci ricasca: la Finanza scopre fatture false

Sono iniziati nel 2010 i guai giudiziari per un imprenditore sessantenne ravennate, quando lo stesso è stato sottoposto agli arresti domiciliari, per una truffa di rilevanti dimensioni  ai danni di una compagnia telefonica. Per non pagare i suoi fornitori, in concorso con altri soggetti, aveva finto di acquistare del “traffico telefonico” da un’ impresa estera, trasferendo in una Banca di Hong Kong  2,5 milioni di euro, tramite una Banca Svizzera.

L’imprenditore, nonostante il provvedimento degli arresti domiciliari, che disponeva altresì il divieto di comunicare con terzi, veniva trovato dalle Fiamme Gialle, a seguito di un controllo, nel pieno della sua “attività illegale”. Infatti, il divieto veniva aggirato con un piccolo stratagemma: utilizzando sim telefoniche  sammarinesi il soggetto telefonava e  inviava mail comodamente da casa. A questo punto i Finanzieri hanno concentrato l’attenzione su altre due società amministrate dal medesimo soggetto, sempre operanti nel settore della commercializzazione di traffico telefonico, scoprendo che la prima truffa non era stata occasionale.

Infatti, le ulteriori indagini hanno consentito di smascherare altre attività truffaldine commesse dall’imprenditore, il quale, per abbattere il reddito delle sue società, ha annotato nelle scritture contabili false fatture di acquisto, emesse da imprenditori “compiacenti” del nord Italia per importi considerevoli, circostanza che è costata allo stesso, oltre al recupero delle imposte dovute all’Erario per alcune centinaia di migliaia di euro, anche una denuncia per frode fiscale. A causa della recidività dell’attività illecita, l’imprenditore è stato trasferito nel carcere di Rebibbia (Roma).