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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Banche, Patuelli sul Movimento 5 Stelle: "Non vorrei svegliarmi in Argentina"

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha ribadito che "oggi in Italia c'è un livello di pressione così alto che qualsiasi prospettiva di crescita e di sviluppo del Paese diventa incompatibile"

Per la prima volta a Ravenna si è svolto il ‘faccia a faccia’ tra Carlo Sangalli, presidente Confcommercio (la più grande organizzazione imprenditoriale, con oltre 700.000 imprese associate) e Antonio Patuelli, presidente ABI (Associazione Bancaria Italiana) e Presidente del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa. Moderatore dell’incontro Giovanni Morandi, direttore di Quotidiano Nazionale e il Resto del Carlino. Ad aprire i lavori Graziano Parenti, Presidente Confcommercio provincia di Ravenna.

Nel corso di un convegno organizzato da Confcommercio provincia di Ravenna dal titolo ‘Come muovere gli ingranaggi dell'economia - Proposte e scelte per far crescere le piccole e medie imprese', che si è svolto questa mattina al Ridotto del Teatro Alighieri, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha ribadito che "oggi in Italia c'è un livello di pressione così alto che qualsiasi prospettiva di crescita e di sviluppo del Paese diventa incompatibile". Meno tasse e più "bisturi" contro il malaffare, più pagamenti dalla pubblica amministrazione e meno accuse di corporativismo.

È la ricetta ribadita dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che ha innanzitutto commentato il dato del Pil italiano, di nuovo col segno negativo, definendolo "per molti versi inaspettato, ma noi siamo sempre stati molto cauti. Abbiamo il polso della situazione ogni giorno: tanti imprenditori che fanno fatica, siamo ancora di fronte a una ripresa troppo fragile, incerta, la domanda interna che non riparte. Occorre allora imboccare veramente un percorso sostenibile di riduzione della pressione fiscale. Oggi in Italia c'è un livello di pressione così alto che qualsiasi prospettiva di crescita e di sviluppo del Paese diventa incompatibile".

E "non è possibile - ha aggiunto - che in un Paese normale non vengano pagati da parte della pubblica amministrazione i debiti verso le imprese, tante imprese hanno chiuso proprio per i mancati pagamenti". Il presidente di Confcommercio ha poi ricordato che "i governi Monti e Letta avevano istituito un fondo taglia-tasse, anche il governo Renzi lo ha fatto in un qualche modo: si era detto che ogni euro recuperato dal taglio della spesa pubblica improduttiva e dal contrasto all'evasione-elusione andava impiegato per ridurre la pressione, ma finora questo non è avvenuto. Dal 43,8% del 2013 siamo passati al 44% del 2014, la pressione fiscale ritorna ai livelli del 2012".

E se l'esecutivo di Matteo Renzi "è partito col piede giusto su lavoro e famiglie" anche tramite "gli 80 euro", il clima di fiducia va valorizzato "attuando la ricetta che noi stiamo portando avanti da tanto tempo: meno spesa pubblica, meno tasse, più lavoro". Del resto, "questo Paese si regge sulle piccole e medie imprese: non c'è campagna elettorale in cui tutti non ci dicano che sono la spina dorsale del Paese, ma questi amici 'stagionali' dopo la campagna elettorale se ne dimenticano". Sangalli ha quindi puntato il dito contro "i 30 miliardi di euro di sprechi e inefficienza nel settore dei trasporti in un anno", la frode alimentare", ma soprattutto "l'abusivismo e la contraffazione nel nostro settore, il terziario, che ogni anno toglie 17 miliardi e 200 milioni mettendo a rischio 80mila imprese regolari e 185mila posti di lavoro", oppure "la corruzione che brucia ogni anno 60 miliardi: questo non va, bisogna incidere e adoperare il bisturi". E sulla questione della concertazione, il numero uno Confcommercio si è detto "non un nostalgico della sala Verde, ma il dialogo con le parti sociali è fondamentale. Qualcuno decida, ma prima ci ascolti. Non siamo corporativi, smettiamola. Portiamo avanti i problemi delle nostre imprese, perché sono i problemi del Paese".

“Se il Movimento 5 Stelle dovesse registrare un nuovo successo, alle prossime elezioni, sarà un bene o un male per l'Italia?”. Il presidente di Abi, Antonio Patuelli, assicura di volersi tenere alla larga dalle dispute elettorali, ma il suo pensiero lo fa intendere. Intervistato sul palco dal direttore del "Qn" Giovanni Morandi, Patuelli precisa: "Non mi caverete una parola su questo, soltanto aforismi di natura storica. Nell'Ottocento e nel Novecento l'elemento predominante è stato quello delle guerre, poi, dopo il '45, sono nati i sogni, la democrazia, la diplomazia. Il cammino è stato difficilissimo, ma gli europei hanno perso memoria storica. Quando crollano i grandi ideali c'è il sonno della ragione, ma io una mattina non vorrei svegliarmi, invece che in Italia, in Argentina, in Sudamerica. Con un'inflazione incredibile, che erode risparmi, stipendi e i salari dei più deboli. L'alternativa è questa".

Ha continuato il presidente Abi: "Noi per 50 anni siamo stati un Paese di confine tra est e ovest, anche con conflitti interni. Oggi siamo il Paese di confine tra nord e sud. Ma gli occhi foderati di prosciutto ci fanno dimenticare le polveriere del Nord Africa, del Medio Oriente. Dobbiamo avere schiena dritta e forte volontà, le scorciatoie - ha rimarcato Patuelli - non ci fanno guadagnare tempo, ci portano in fondo ai burroni. La memoria storica in Romagna per fortuna non e' diventata troppo labile". Sul tema ha aggiunto sul palco Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio, dicendosi d'accordo con Patuelli: "Il problema e che se imponi una cura dimagrante ai cittadini e tu, Stato, non tiri la cinghia, è poi legittimo che il malessere trovi sbocco politico".

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