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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Western Atlas, "l'azienda conferma il trasloco": sarà un lunedì di sciopero

Sulla questione intervengono Alessandro Mongiusti (Filctem Cgil) e Roberto Palmarini (Uiltec Uil)

E' confermato lo sciopero di lunedì prossimo dei dipendenti della Western Atlas, azienda controllata dalla multinazionale Baker Hughes che ha ribadito durante gli incontri di venerdì e mercoledì scorsi l'intenzione di trasferire il personale nella sede Baker Hughes a Pescara. All'incontro erano presenti anche i sindacati territoriali e la Rsu interna. Sulla questione intervengono Alessandro Mongiusti (Filctem Cgil) e Roberto Palmarini (Uiltec Uil): "L’azienda ha argomentato le motivazioni tecnico-finanziare che hanno indotto la multinazionale a decidere il trasferimento. Motivazioni tecnico-finanziarie che, alla luce anche di quanto fatto trapelare (sapientemente?) dai responsabili operativi nel tentativo di condizionare parte dei lavoratori, non giustificherebbero l’operazione, considerati i presunti costi dichiarati e messi a budget per lo spostamento di tutto il personale".

I sindacati, continuano Mongiusti e Palmarini, "ritengono le motivazioni insufficienti, imprecise e piuttosto confuse, pertanto rimane confermato lo sciopero di 8 ore lunedì prossimi. La conclusione negativa dell’operazione di acquisizione del gruppo Baker Hughes avviata da parte di Halliburton sul finire del 2014 e terminata nell’aprile scorso ha avuto una pesante ripercussione a livello internazionale, lasciando profonde ferite in entrambe le società, ma anche un indennizzo miliardario a Baker Hughes di 3,5 miliardi di dollari. Western Atlas e Ravenna stanno subendo la decisione del nuovo management del Continental Europe, prima controllato da Aberdeen e ora passato alla Russia, che appare semplicemente assunta guardando la mappa del Risiko sul lancio dei dadi non vi è certezza, sui carrarmatini da spostare però si. Dall’Italia e da Ravenna, che il settore stia attraversando una crisi profonda e devastante è innegabile, da mesi e mesi sono state attivate Istituzioni Comunali, Provinciali, Regionali e Nazionali, come da mesi e mesi le Aziende del comparto e quelle direttamente collegate soffrono e ricorrono agli ammortizzatori sociali e riducono il personale nella speranza di una ripresa.

"Anche Western Atlas ha seguito questo percorso, 4 mesi fa, ma evidentemente nelle carte del Risiko in versione russa, questa opzione non è più prevista, in spregio ai diritti ed agli interessi dei lavoratori - continuano Mingiusti e Palmarini -. I precedenti Responsabili Aziendali, continentali europei e nazionali, hanno sempre manifestato intenzione, sottoscritta e sostenuta nei vari tavoli istituzionali ministeriali, di ricercare continuamente soluzioni condivise e di sostegno per la permanenza sul territorio, ma ora questo sembra non essere di alcuna importanza. Non vi sono motivazioni oggettivamente sostenibili nel trasferimento dell’attività da Ravenna a Pescara: costi stratosferici in operazioni logistiche e contrattuali, costi di smaltimento e bonifica, oltre che tempi autorizzativi considerevoli per insediare l’attività sul territorio abruzzese, stante le varie certificazioni necessarie e, non ultimo per importanza le ricadute negative sui lavoratori di Baker Hughes di Pescara, che dovranno fare spazio".

"Risulta tutto alquanto bizzarro dal momento che a Ravenna, notizia di pochi giorni fa, è ripartita l’attività di perforazione in off-shore, l’impianto della società Hydrodrilling ha già avviato le procedure di ripristino nel campo Barbara - aggiungono -. E’ un solo cantiere e non cambia certamente il mondo, ma è finalmente un segnale di inversione di tendenza e Western Atlas, che opera anche con altri clienti, a differenza di altre aziende del settore, ha ancora a disposizione ammortizzatori sociali, finora utilizzati minimamente, che le consentirebbero di attendere una piena ripresa". Filctem Cgil e Uiltec Uil, concludono Mongiusti e Palmarini, sottolineano "la disinvoltura oltreché l’arroganza del nuovo management nella decisione assunta dopo oltre 30 anni di costanti lauti e grassi guadagni e ribadiscono che attiveranno tutti gli strumenti utili a salvaguardia dei lavoratori ravennati coinvolti in questa “folle” fase di riposizionamento delle multinazionali services company, ora alla conquista di nuove quote di mercato in una nuova epoca del mondo petrolifero".

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