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Ex Sarom, Ancisi: "Tutte le promesse disattese"

L'esponente di Lista per Ravenna: "Nessuna riqualificazione da parte di Eni, ma solo una pesante riconversione industriale"

Che fine hanno fatto i progetti che dovevano sorgere nell’area ex Sarom? Carta straccia secondo Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna), che in una nota ripercorre le tappe passate e delinea un futuro preoccupante.
"Per tutto l’arco dei dieci anni in cui la città di Ravenna è stata nelle mani pidiessine della Giunta Matteucci/Mingozzi - scrive Ancisi -, l’area ex Sarom ha riempito volumi di accordi, intese, dichiarazioni e brillanti visioni, volti a farne il centro dello sviluppo economico-ambientale della Darsena in particolare e dell’intera città in generale. L’accordo di programma sottoscritto nel 2010 da Regione, Università di Bologna, Comune e Provincia di Ravenna, ecc. vi prevedeva la realizzazione della sede definitiva di un grande Tecnopolo scientifico della ricerca. Finito nel nulla dopo quattro anni. Si sarebbe dovuto inserire nella Cittadella della nautica da mille e una notte vagheggiata ancora da prima: a proposito della quale, il 19 gennaio 2012, Matteucci e Mingozzi spararono sui titoli dei giornali: “Prende corpo il progetto”.
Non pago di tanto benessere annunciato, Mingozzi aspettò solo un giorno per dichiarare, essendo assessore non solo del Porto, ma anche dell’Università che “uno dei settori che nei prossimi anni prevede maggiori sviluppi di ricerca, nel contesto dello sviluppo della cittadella della nautica nell'area ex Sarom, è appunto relativo alla nautica e ai servizi collegati. In questo senso i corsi potranno avere una caratterizzazione che derivi dall'unione delle competenze delle facoltà di architettura e ingegneria”. Mai vista. Da quel giorno, però, la straordinaria loquacità dei due massimi vertici municipali in scadenza è stata totalmente distratta in cento altre direzioni, di conseguenza ammutolendo anche tutta la città. In una campagna elettorale largamente occupata dall’avanspettacolo, è dunque quasi temerario che Lista per Ravenna torni a lanciare l’allarme su ciò che, quatti quatti, si intende invece fare di questo asse cruciale per il futuro della comunità ravennate. Non lo è, se si pensa che il 5 giugno Ravenna potrebbe voltare pagina.

Il 30 luglio scorso, è stato presentato in Comune dalle società ENI, proprietaria dell’ex Sarom, e Protan il piano urbanistico di cosiddetta “riqualificazione” di quest’area, in realtà un piano di riconversione dell’ex raffineria. Si riassume in una lottizzazione industriale di 86 ettari, stipata all’inverosimile, assolutamente irrispettosa della pineta a sud della via Trieste su cui insiste e senza la minima idea di come integrarsi, sotto il profilo architettonico naturalistico, con un ambiente ecologicamente sensibile.  Il piatto di lenticchie offerto al Comune per il via libera sono gli 800mila euro con cui realizzare in via Trieste una rotondina, sulla quale si scaricherebbe il carico veicolare di qualche centinaio di tir o altri mezzi pesanti al giorno, comprensivi di merci pericolose. Stiamo parlando, per chi non conoscesse Ravenna e la principale strada di accesso al suo capitale economico delle spiagge, di una viabilità prettamente locale e turistica, su cui nell’estate transitano di giorno volumi eccezionali di auto familiari, moto e motorini, ed anche biciclette, in assenza di una pista ciclabile a fianco. Il maleficio turistico si completerebbe con lo spettacolo, su entrambi i lati, di tenebrosi capannoni.
Altra grande economia di Ravenna è però quella del porto, già sofferente di ogni possibile miopia, a cui il piano ENI-Protan negherebbe per sempre la possibilità del secondo accesso camionabile, indispensabile per ragioni di funzionalità e di sicurezza, su cui spostare il traffico pesante che oggi grava, misto a quello turistico, sull’infelice Classicana; cancellerebbe anche la fattibilità di un attraversamento veloce dei treni sul Candiano verso lo scalo ferroviario della Baiona. Il tutto nel buio completo di qualsiasi pianificazione del porto. Le cui linee generali di sviluppo non potrebbero mai ignorare questa area, logisticamente la più strategica.

Il silenzio assordante delle istituzioni pubbliche, tutte in mano del PD, sul misfatto che si andrebbe a compiere, richiede che la prossima nuova amministrazione comunale ci metta sopra un punto e a capo, riprendendo sull’ex Sarom e dintorni portuali e ambientali il filo della pianificazione territoriale e urbanistica che si vorrebbe definitivamente rescindere dallo sviluppo economico sociale della comunità ravennate".

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