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Nuovi dirigenti comunali, Guerra: "Promesse disattese e nomine amare"

"Ad ognuno il proprio giudizio. Noi, il nostro c'è lo siamo fatto, e ci è voluto meno di un anno di consiliatura” ha detto Guerra

“Nei giorni in cui sono note le nomine dei "nuovi" dirigenti dell'era De Pascale, mentre abbiamo notizia dei primi ricorsi al TAR da parte di candidati esclusi già nelle primissime ore (abbiamo avuto noi stessi modo di comparare curricula e requisiti in un caso piuttosto eclatante di nomina "già annunciata" nell'area Infanzia e, vi assicuriamo, c'è da piangere. Ma ne parleremo.), la sensazione dell'occasione persa è fulminante. Quando siamo andati a colloquio con il neo sindaco De Pascale, all'indomani dell'elezione, avevamo chiesto due cose sole”. A parlare è Michela Guerra, Capogruppo Movimento Civico CambieRà, che interviene così in merito alle nomine dei nuovi dirigenti comunali.

“La prima era che si mettesse rapidamente mano al regolamento per le elezioni dei consigli territoriali, per rendere questi organismi meno politicizzati e più partecipati dai cittadini comuni -  chissà fra quanti anni si farà! – con il risultato che il 12 marzo prossimo si andrà a votare  con un regolamento vecchio il quale, laddove avrebbe dovuto essere stato già rivisto negli anni passati, fa largo richiamo a leggi e articoli abrogati, dando l'ennesima prova della superficialità (o poca preparazione) di chi ci ha lavorato. Un regolamento talmente politicizzato da lasciare persino spazio alla candidatura in un'area territoriale di un deputato della Repubblica e non importa dire di che partito, importa chiedersi che apporto potrà mai dare una persona, che vive e lavora a Roma, ai lavori del Consiglio territoriale. Un regolamento talmente politicizzato da lasciare spazio anche a doppie candidature per simboli politici diversi proprio per aiutare le varie coalizioni di liste e listarelle coi partiti maggioritari, le quali, altrimenti, non avrebbero possibilità di esistere e chi se ne frega dei valori politici o dei diversi programmi che ogni partito, lista o movimento ha portato alle amministrative, basta esserci”.

“La seconda richiesta - continua Guerra - prevedeva il mettere mano alla classe dirigente del Comune di Ravenna, la quale è da sempre stata la vera sciagura della gestione Matteucci. Lo sanno anche le statue di Sant'Apollinare e San Vitale, dalle cime delle colonne di Piazza del Popolo, che i dirigenti del Comune di Ravenna (non tutti, ma taluni ed in posizione chiave) lavorano da sempre pro domo loro in totale libertà, detengono troppo potere decisionale – talvolta molto di più dell’assessore stesso -  e, in alcuni uffici, come lo sportello unico per l’edilizia e il turismo, hanno creato dei monopoli decisionali ed un pessimo clima di lavoro. Ultima questione, ma non ultima in termini di importanza, è la libera gestione del denaro pubblico (ahi noi!): molti soldi gestiti "secondo discrezionalità". Formula, questa, che rappresenta il vero demone dietro cui si giustifica tutto e si fa di tutto all’interno di palazzo Merlato.  Il sindaco, a suo tempo, ci rispose serenamente che i dirigenti non poteva lasciarli a casa (eh già) ma avrebbe potuto spostarli per garantire un po' di ricambio”.

“Ebbene, oggi scopriamo che di otto dirigenti in fase di nomina - e centinaia di candidati che si sono presentati - solo due sono nuovi, in quanto non riconfermabili i precedenti. Sia chiaro, noi di CambieRà siamo assolutamente consapevoli che il Sindaco De Pascale può fare quel che più gli aggrada e sarà il giudice amministrativo, in futuro, a valutare la correttezza della procedura concorsuale che ha preceduto le sue nomine, ma a ciascuno di noi resta la facoltà di farsi un'opinione sul tanto gridato "cambiamento" e sulla "rottura" con il passato, quel passato che ha portato al voto solo il 25% degli aventi diritto e ha consegnato, di nuovo, al PD, l'amministrazione della città, senza nemmeno avere ottenuto la maggioranza dei voti” prosegue l’esponente di CambieRà. 

“Dalle prime dichiarazioni a caldo parrebbe pure che qualche alleato del PD in quota di maggioranza, si sia stancato di stare ad aspettare questa rivoluzione, o magari anche per loro sono state disattese delle promesse, chi lo sa. Tempo al tempo. Ad ognuno il proprio giudizio. Noi, il nostro c'è lo siamo fatto, e ci è voluto meno di un anno di consiliatura”

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