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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Faenza

Un faentino nell'associazione fondata da Bono degli U2: "Vogliamo un mondo di tutti e per tutti"

Selezionato dall'organizzazione, l'attivista 28enne incontrerà i rappresentanti delle istituzioni e si batterà per un mondo più equo e solidale

Un mondo più equo. Su questo si batte l’organizzazione One, di cui è diventato recentemente ambasciatore il 28enne attivista faentino Nicola Sangiorgi. Il giovane volontario è stato selezionato tramite un bando pubblico, e insieme ad altri 300 ambasciatori in Europa e altrettanti nel mondo condurrà attività di sensibilizzazione in tutta Europa con l’intento di porre fine alla povertà estrema. Tra le azioni che gli ambasciatori porteranno avanti ci sono gli incontri con i rappresentanti politici e istituzionali. Inoltre attraverso i mezzi di comunicazione avvieranno campagne e incoraggeranno le persone a sostenere petizioni ed altre azioni come le attività online e la partecipazione agli eventi locali.

“Ho conosciuto One tramite i social network - racconta Sangiorgi -. Ero curioso e quindi ho cercato informazioni sul loro sito e sono rimasto colpito da quante cose facessero. Leggendo i loro materiali e le loro campagne ho sentito una connessione con i valori che porta avanti l’organizzazione, valori che sento miei. In quel periodo era aperta la selezione per gli Youth Ambassador e quindi mi sono candidato. Ho passato la selezione e ora sono qui. Pronto per contribuire a creare un mondo più giusto e sostenibile”.

Che cos’è One?

One è un’organizzazione che opera con campagne e attività di sensibilizzazione per combattere la povertà estrema e le malattie prevenibili, soprattutto in Africa. Un’associazione apartitica che ambisce a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare di concerto con i leader politici per combattere l’Aids e le malattie prevenibili, per aumentare gli investimenti su istruzione, agricoltura, sanità e alimentazione e chiedere ai governi maggiore trasparenza nei programmi di lotta alla povertà. Fondata nel 2004, anche da Bono, opera in tutto il mondo cercando di spingere i governi a fare di più per affrontare queste tematiche, in particolare in Africa. Opera principalmente con tre modalità: Policy, Advocacy e Sensibilizzazione. Nell’attività di Policy raccogliamo dati e ricerche e ci interfacciamo con scienziati ed altri esperti per sviluppare le raccomandazioni per raggiungere gli obiettivi prefissati. Nella fase di Advocacy, nella quale gli Youth Ambassador giocano un ruolo chiave, incontriamo i membri dei governi e dei parlamenti per sottoporgli le nostre idee. Incontriamo tutti i parlamentari, a prescindere dal partito, in quanto siamo un’associazione apartitica. Crediamo infatti che la cooperazione internazionale sia un tema di giustizia e di umanità, e sia quindi trasversale. Infine tramite la sensibilizzazione dell’opinione pubblica portiamo alla luce queste tematiche e garantiamo che le persone abbiano la giusta conoscenza a riguardo. Far conoscere questi temi è infatti fondamentale perché se i cittadini sono disinteressati a riguardo, non possiamo aspettarci che i leader politici lo siano. Per quanto riguarda Faenza, e più in generale il mio territorio, spero di portare il mio contributo partecipando ad eventi su queste tematiche.

Quanti sono gli attivisti selezionati come ambasciatori?

Nel 2023 gli Youth Ambassadors in Italia saranno 36, mentre in Europa siamo più di 300, ai quali vanno aggiunti gli altri attivisti in Nord America e in Africa, per arrivare a quasi 1000 global activists. Ho già conosciuto gli ambasciatori italiani a Roma e non vedo l’ora di conoscere anche gli altri, ammetto che la possibilità di conoscere persone che vengono da tutto il mondo e che condividono i miei valori e le mie lotte sia stato un bell’incentivo.

Che cosa significa in termini di impegno?

Essendo il primo anno non posso ancora quantificarlo con precisione. Di sicuro impegnerà buona parte del mio tempo libero. Una delle parti interessanti di One è che ti dà la possibilità di fare tantissime cose: incontrare i parlamentari, formarti con esperti ed esperte e partecipare ad eventi di sensibilizzazione su queste tematiche. Allo stesso tempo però ti lascia molta libertà, non sei obbligato a fare niente. Io di certo cercherò di cogliere ogni occasione per aiutare One a raggiungere gli obiettivi.

Perché questi temi le stanno a cuore?

Io sono già attivo in altre associazioni. Credo che la mia generazione non si accontenti più di assistere da spettatrice alle promesse, spesso vuote, dei nostri rappresentanti istituzionali. Non abbiamo più tempo da perdere perché le sfide che ci aspettano dal punto di vista sociale, economico e ambientale sono imponenti e dietro l’angolo. Vogliamo essere ascoltati in quanto giovani. Siamo preparati e aperti al dialogo, tuttavia deve essere chiaro che non indietreggeremo di un solo passo rispetto al nostro obiettivo. Un mondo dove non sia la latitudine, il genere o la famiglia in cui si nasce a determinare le possibilità che una persona avrà nella sua vita. Un mondo di tutti e per tutti.

Qual è la linea di One relativamente al cambiamento climatico?

I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale hanno modificato profondamente gli ecosistemi nel mondo, una tendenza che influisce in maniera sproporzionata sulle persone che vivono in povertà nei Paesi a basso e medio reddito, gli stessi Paesi che meno hanno contribuito al problema. Per questo i finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici sono una priorità assoluta per i Paesi più poveri. Riguardo a questo tema i governi di tutto il mondo si sono presi degli impegni, ma raramente li hanno rispettati. Vogliamo quindi che i nostri rappresentanti mantengano le promesse, sia per quanto riguarda le risorse da impiegare, sia dal punto di vista della riduzione delle emissioni. Il tempo rimasto per rispettare gli accordi di Parigi, limitando il riscaldamento globale a 1.5° rispetto ai livelli preindustriali è agli sgoccioli. Vogliamo risposte concrete adesso, prima che sia troppo tardi.

E sulla transizione ecologica?

La necessità di un mondo sostenibile è sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda l’Italia, e più in generale l’Europa, non abbiamo un piano specifico per raggiungere la transizione energetica. Ci sono già tante associazioni, e le istituzioni, che stanno cercando le migliori soluzioni. Grazie alla nostra esperienza però possiamo fare un focus sul continente Africano. Con il sostegno dei paesi occidentali, i Paesi africani potrebbero passare a sistemi di energia rinnovabile per contribuire a porre fine alla povertà energetica e a creare industrie a valore aggiunto nelle infrastrutture per le energie rinnovabili. Il bisogno insoddisfatto di energia e a prezzi accessibili e le risorse naturali rinnovabili di cui dispone il continente lo pongono in una posizione unica per beneficiare di una transizione verso le energie rinnovabili. L'Africa infatti possiede il 60% delle risorse solari del mondo, ma poco più dell'1% della capacità installata. Con i giusti investimenti e politiche, l'Africa potrebbe diventare un motore di soluzioni climatiche non solo per se stessa, ma per il mondo intero. Grazie alle sue importanti riserve di minerali critici utilizzati per produrre energia rinnovabile, come il manganese, utilizzato nella produzione di veicoli elettrici e agli ecosistemi in grado di assorbire quantità significative di carbonio, il continente africano potrebbe diventare una centrale energetica verde.

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