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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Gioco d’azzardo alla Festa dell’Unità? Caso archiviato dalla Procura dopo due anni

E' stato archiviato il caso del presunto “Gioco d’azzardo” alla Festa dell’Unità di Ravenna, in quanto lo stand contestato è stato considerato come una forma di “pubblicità regolare"

E' stato archiviato il caso del presunto “Gioco d’azzardo” alla Festa dell’Unità di Ravenna, in quanto lo stand contestato è stato considerato come una forma di “pubblicità regolare”. Fu un post su Facebook ad innescare, nel settembre 2015, un polverone. Massimo Manzoli, fondatore del Gruppo dello Zuccherificio, e oggi consigliere comunale della lista civica Ravenna in Comune, censurò la presenza dello stand in quanto considerato non in linea con i valori della lotta alla ludopatia. Tesi che venne accolta da Michele De Pascale, allora segretario provinciale del Pd, che si scusò pubblicamente. 

La vicenda poteva rimanere nell'alveo della polemica politica, ma è poi finito poi in Procura per effetto di un esposto del Codacons. A distanza di poco più di due anni è giunta l’archiviazione del procedimento penale contro ignoti: lo  fa sapere  Publimedia Italia Srl che è stata ininterrottamente concessionaria esclusiva degli spazi pubblicitari ed espositivi della Festa Provinciale dell’Unità di Ravenna per oltre 40 anni. “La pubblicità di una casa da gioco è stata fatta passare per un “casinò itinerante” e dei volantini pubblicitari “scambiati” per “buoni per tentarvi la fortuna”: è nato così il caso”, ricorda in una nota  Publimedia Italia, che sostiene di essere stata indirettamente additata a pietra dello scandalo per l’intera faccenda. “Ora, a distanza di poco più di due anni, il caso è stato archiviato, non essendo emersi gli elementi necessari per l'esercizio di una eventuale azione penale -  si rileva -  . Guardando più da vicino le cose, infatti, senza “filtri distorsivi” della realtà, si sarebbe potuto vedere come il cosiddetto “casinò” altro non fosse che un’installazione pubblicitaria rispettosa della normativa (e in particolare della legge Balduzzi) e che “i buoni” erano solo dei volantini pubblicitari, sul cui retro emergeva in maniera inequivocabile la facoltà vincolante di uso solo a San Marino e l’impossibilità di essere convertiti in denaro”. 

“Da quel settembre 2015 molto sta cambiando per contrastare la piaga della ludopatia. Il riordino del settore dell’azzardo per la riduzione dell’offerta di gioco è certamente un passo importante, come lo sono le norme a tutela delle categorie a rischio. E il punto è, probabilmente, proprio questo: lo strumento principe per agire contro la dipendenza dal gioco è, e deve essere, la Legge e la sua capillare applicazione. L’accanimento contro gli operatori della comunicazione che agiscono nel pieno rispetto delle norme vigenti (spesso causa di danni incalcolabili quanto gratuiti), invece, non è utile a nessuno, e rischia di spostare l’attenzione”.

Ed infine: “Neppure per una volta, Publimedia – nel suo ruolo di concessionaria di pubblicità per la Festa dell’Unità – ha inserito negli spazi espositivi della manifestazione aziende la cui “desiderabilità” non fosse prima verificata con il Partito Democratico. rova ne sia la costante presenza di “giochi di fortuna” presso le varie edizioni della Festa, che mai hanno costituito motivo di scandalo per il partito, se non dopo la segnalazione del 2015 che ha dato poi origine al “caso Ravenna” (pur ribadendo in questa sede come lo stand segnalato fosse di mera pubblicità). Proprio per questo, le esternazioni di Michele De Pascale, che al sollevarsi del polverone si dichiarò all’oscuro di tutto, pur essendo già al 18° giorno di svolgimento della Festa, mostrando riprovazione per lo stand (in quel frangente da lui giudicato politicamente inopportuno) furono sorprendenti. 
Oggi, a distanza di più di due anni dal “caso Ravenna”, si può stilare un bilancio di quanto prodotto da quella contesa: se per nulla ha inciso sul problema ludopatia e sulle parti politiche in causa, profondamente ha pesato sulle spalle di un’azienda seria la quale ha ricevuto rilevanti danni economici”.

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