Giorno della memoria, Matteucci: “Conoscere è necessario”
"Come educatori dobbiamo dare ai nostri ragazzi tutti gli strumenti di conoscenza perché non avvengano mai più tragedie come questa”, ha affermato il sindaco Matteucci
“La Shoah è stato l’evento più atroce della storia dell’umanità. Centinaia di migliaia di persone furono internate nei campi di concentramento per il solo fatto di essere ebrei o ‘diversi’ come i rom, gli omosessuali, i nemici politici e gli intellettuali. Parafrasando Primo Levi che visse la dolorosa esperienza di Auschwitz: ‘se è difficile comprendere conoscere è necessario’”. E' quanto ha affermato il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci.
“Il giorno della memoria è un punto fermo in quel necessario percorso di conoscenza che, partendo da quella immensa tragedia, ci fa riflettere sull’insensatezza delle guerre che ancora oggi ci sono nel mondo – ha aggiunto il sindaco -. La Shoah ci racconta la storia di una violenza che nasce a poco a poco alimentata dall’intolleranza e dai pregiudizi, fino a diventare un torrente impetuoso che ha spazzato via centinaia di migliaia di vite”.
“La comunità ravennate è stata dolorosamente colpita. Dalla stazione di Ravenna nel gennaio del 1944, come ricorda una lapide, transitò un gruppo di trentun ravennati diretto verso Auschwitz. Di questi solo un ragazzo sopravvisse alla fine della guerra. Ma solo per pochi mesi: stremato e malato morì dopo il suo ritorno a casa – ha continuato il primo cittadino -. La vicenda di Roberto Bachi, alunno del Mordani da tempo cuore di un progetto didattico fortemente voluto da Giorgio Gaudenzi, è il simbolo di tutti quei bambini ai quali il dramma dell’Olocausto ha negato un futuro”.
“Non è un caso che il giorno della memoria coinvolga soprattutto le scuole del nostro territorio – ha affermato Matteucci -. E non lo è neppure che le varie iniziative vadano oltre la data simbolica del 27 gennaio, giorno in cui 67 anni fa si spalancarono i cancelli di Auschwitz rivelando al mondo un orrore inimmaginabile. Come genitori tendiamo a risparmiare ai nostri figli quanto più dolore possibile. Ma come educatori dobbiamo dare ai nostri ragazzi tutti gli strumenti di conoscenza perché non avvengano mai più tragedie come questa”.