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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Si spegne l'inceneritore della Romea: a fine anno stop ai rifiuti

È il primo degli obiettivi raggiunti ed evidenziati nella relazione di chiusura del monitoraggio intermedio del Piano regionale dei rifiuti

L’Emilia-Romagna spegne l’inceneritore di Ravenna: a fine anno, infatti, avrà fine il conferimento dei rifiuti urbani nell’impianto. È il primo degli obiettivi raggiunti ed evidenziati nella relazione di chiusura del monitoraggio intermedio del Piano regionale dei rifiuti, che ne verifica lo stato di attuazione a tre anni dalla sua approvazione. E’ il frutto del lavoro di squadra di Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna ed Hera che insieme hanno definito la road map che porterà allo stop: il periodo da qui a fine anno servirà per gli adempimenti tecnici e organizzativi. Questo senza compromettere l’autosufficienza della regione nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, che sarà garantita da un lato attraverso l’efficace utilizzo degli altri impianti presenti nel territorio, secondo la programmazione definita, e dall’altro, in particolare, dall’aumento della raccolta differenziata, sulla quale si sta centrando l’obiettivo del 73% entro il 2020 previsto sempre dal Piano, essendo arrivata al 68% nel 2018 (+3,7% sull’anno precedente).

Sono queste le novità principali annunciate lunedì dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini insieme all’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo e al sindaco del Comune di Ravenna Michele De Pascale. “Quando tre anni fa abbiamo approvato il Piano regionale dei rifiuti - afferma Bonaccini - l’avevamo detto in modo chiaro: volevamo una svolta ecologica nella nostra regione con un progressivo spegnimento degli inceneritori e un aumento sensibile della raccolta differenziata. Stiamo centrando gli obiettivi. La settimana scorsa i dati positivi della differenziata con la forte crescita avuta nel 2018 e oggi la chiusura dell’Ire di Ravenna. Un passo vero e concreto che va nella direzione del superamento dei termovalorizzatori, reso possibile dalla volontà e dall’impegno dell’amministrazione ravennate, dai tecnici di Hera e quelli che hanno lavorato al Piano, e che ringrazio. E soprattutto grazie ai cittadini che, cambiando le loro abitudini, stanno rendendo possibile quello che fino a pochi anni fa non era pensabile: riciclare sempre più per azzerare i rifiuti indifferenziati”.

Lo sforzo fatto dai cittadini dell’Emilia-Romagna va nella direzione giusta. Già 81 Comuni nel 2018 hanno adottato sistemi di tariffazione puntuale che consente di misurare il rifiuto prodotto e di pagare per quanto si butta come prevede la legge regionale 16 del 2015 sull’economia circolare di cui il Piano dei rifiuti è strumento attuatore. La riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati, del 6,8% rispetto al 2017, è addirittura superiore alle previsioni. La raccolta differenziata ha raggiunto il record del 68% e i conferimenti in discarica sono al 4,9%, già sotto l’obiettivo del 10% fissato dall’Europa per il 2035.

“A tre anni dall’approvazione del Piano regionale dei rifiuti - spiega l’assessore Gazzolo - si conferma quanto sempre sostenuto dalla Regione: gli impianti si usano finché servono e si chiudono quando non servono più a soddisfare le necessità di cittadini e imprese, secondo una valutazione complessiva di sostenibilità ambientale che tiene in considerazione la loro anzianità, le tecnologie a disposizione, il livello di efficienza e quindi gli impatti ambientali. La chiusura del termovalorizzatore di Ravenna, il più obsoleto della regione, è una conseguenza diretta della riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati delle province di Ravenna e Forlì-Cesena: un dato positivo, frutto delle politiche regionali e dell’impegno delle comunità locali”.

“La conferma di un impegno importante preso nel nostro territorio che va verso una concezione più moderna della gestione del ciclo dei rifiuti - spiega il sindaco De Pascale - L’impianto di Ravenna non viene chiuso per un localismo, per demagogia o per una sindrome nimby, ma viene chiuso perché è un impianto troppo piccolo e il più vecchio della regione con le peggiori performance emissive. Ravenna è un territorio che tanto ha dato e tanto dà al sistema della gestione dei rifiuti dell’Emilia-Romagna e vede oggi un risultato importante sul territorio, che si sta abbinando a uno sforzo molto importante dei cittadini di tutta la provincia di Ravenna per il passaggio a un nuovo sistema di raccolta che aumenti significativamente la raccolta differenziata. I dati sulle percentuali vanno letti con attenzione: Ravenna è stata una delle poche province che è andata a gara per il sistema di raccolta rifiuti. Questo ha impedito negli ultimi anni di effettuare cambiamenti radicali al sistema di raccolta che invece stanno avvenendo proprio in questi mesi e che già stanno dando risultati estremamente positivi. Quindi Ravenna vedrà la chiusura dell’Ire e vedrà al contempo un aumento molto significativo delle sue percentuali di raccolta differenziata”.

Le reazioni

Anche la consigliera regionale Manuela Rontini, presidente della Commissione “Territorio Ambiente Mobilità”, commenta con soddisfazione la notizia dello spegnimento dell’inceneritore di Ravenna: “La decisione della Giunta regionale, assunta di concerto con il sindaco De Pascale, di spegnere a fine 2019 il termovalorizzatore sulla Romea è la logica conseguenza del percorso fatto dalla Regione in questa legislatura, assieme alle Amministrazioni comunali e ai territori. La legge sull’economia circolare, approvata ad inizio mandato, aveva infatti l’obiettivo di abbandonare un modello economico lineare, basato sullo sfruttamento delle risorse naturali, senza alcuna prospettiva legata al riuso o al ripristino delle stesse, verso un percorso virtuoso in cui i materiali sono recuperati e riutilizzati. L’Ire di Ravenna era l’impianto più obsoleto in Emilia-Romagna, con le peggiori prestazioni emissive. La scelta di chiuderlo, a conferma di quanto avevamo scritto nel Piano regionale dei rifiuti, è fatta nell’interesse pubblico dando priorità alla salute dei cittadini. Nonostante questa previsione, l’Emilia-Romagna vedrà salvaguardata la propria autosufficienza rispetto alla gestione del ciclo dei rifiuti grazie anche alle politiche che hanno consentito un netto miglioramento della performance rispetto alla quantità di rifiuti differenziati e che proseguiranno anche in un’ottica di riduzione dei rifiuti prodotti. La notizia, ottima, che oggi commentiamo è la dimostrazione del fatto che si può amministrare un territorio dandosi obiettivi coraggiosi e coniugandoli con la concretezza dell’agire”.

“La chiusura dell’inceneritore di Ravenna rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo di mandato e sta dentro la strategia regionale di riconversione ecologica della nostra economia - aggiunge il segretario e consigliere regionale Pd Paolo Calvano - L’obiettivo è stato raggiunto grazie ad un ambizioso piano di Gestione dei rifiuti approvato tre anni fa, a cui i Comuni da un lato e gli sforzi dei cittadini dall’altro hanno dato forza e gambe. Senza di loro sarebbe stato impossibile. Infatti, questo risultato è arrivato grazie ad una raccolta differenziata a livelli molto elevati, il 68% su base regionale, e al raggiungimento dell’autosufficienza nello smaltimento. Questa chiusura rappresenta un risultato non solo per Ravenna ma per l’intera regione. Dobbiamo proseguire su questa strada nell’interesse dei cittadini e del loro futuro. Con l’impegno di tutti nulla è impossibile”.

"Una buona notizia per la Regione e per Ravenna, che conferma gli impegni precedentemente presi nella pianificazione regionale sui rifiuti e nel programma di mandato del Sindaco di Ravenna - spiegano da Articolo 1 - Movimento democratico progressista - Ravenna ha sempre fatto la sua parte sullo smaltimento e il recupero dei rifiuti urbani e di quelli industriali, in nome di una corretta impostazione di serietà, responsabilità e autosufficienza regionale. La chiusura dell’Ire era peraltro prevista data l’obsolescenza di un impianto, già pienamente ammortizzato, che pur essendo a norma di legge presenta standard ambientali al di sotto degli altri impianti regionali più moderni. Inoltre, come da piano regionale, e come ribadito da tutte le linee dell’Unione Europea in materia di rifiuti, va gradualmente superata la prevalenza degli impianti di incenerimento e lo smaltimento in discarica, a favore dell’aumento della raccolta differenziata, della diminuzione dei rifiuti, del riuso e dell’incentivo a nuove filiere di economia circolare delle materie seconde. Per questo di fronte a questa scelta coerente e coraggiose, è essenziale che tutta la regione a cominciare dalla provincia di Ravenna si impegni sempre più a raggiungere nei tempi più rapidi possibili l’obbiettivo del 70% di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, compiendo un vero e proprio balzo rispetto alla situazione attuale. Apprezziamo in questo senso il lavoro avviato in questi mesi per cambiare le modalità del servizio verso il porta a porta avviato nel forese e che sarà esteso dall’autunno 2019 al resto del Comune. Al contempo chiediamo alle imprese del nostro territorio a cominciare da quelle di maggior impatto e dimensione, un impegno straordinario per contribuire a vincere la sfida dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile. Con la stessa determinazione facciamo appello al governo nazionale di definire nei tempi più urgenti una nuova normativa, come proposto all’unanimità da tutte le regioni italiane, per sostenere i procedimenti “end of waste” di definizione dei criteri volti all’uscita dalla qualifica del rifiuto, per evitare che prosegua una vera e propria emergenza nazionale sui rifiuti in Italia e per favorire la trasformazione in materie seconde riutilizzabili nel ciclo produttivo".

“La chiusura dell’impianto – ha commentato il segretario del Pd provinciale Alessandro Barattoni – è un’ottima scelta per la nostra città e conferma il mantenimento degli impegni presi dalla Regione. La responsabilità degli enti locali per la diminuzione dei rifiuti indifferenziati è sempre stata costante e ha portato a risultati molto positivi. Le scelte fatte, come la raccolta porta a porta che sta iniziando nel forese di Ravenna, ci confermano con che, con capacità di innovazione e programmazione, si può raggiungere un’altissima percentuale di raccolta differenziata. La chiusura del termovalorizzatore si è ottenuta grazie al risultato virtuoso della raccolta e a una oculata organizzazione che ha coinvolto tutto il territorio. Questa importante notizia insieme a quelle delle ultime settimane dimostra che, a Ravenna, coniugare sviluppo economico, tutele sociali e nuove politiche ambientali è possibile e il Pd farà di tutto per proseguire su questa strada, insieme ai cittadini”.

“O tutti o nessuno. E’ difficile condividere la soddisfazione del presidente Stefano Bonaccini, che parla di un’improbabile ‘svolta ecologica’ della Regione, quando si apprende che i rifiuti conferiti nell’inceneritore di Ravenna, che la Giunta ha deciso di chiudere a fine anno, saranno presto smaltiti dagli altri impianti regionali". A parlare è l'onorevole di Lega Nord Jacopo Morrone: "Ci spieghi Bonaccini perché a subire il contraccolpo ambientale dovranno essere gli altri territori romagnoli e perché non si sia deciso di far diminuire progressivamente e contestualmente l’attività di tutti i termovalorizzatori. Quella sì sarebbe stata una decisione ecologicamente ineccepibile. E’ invece evidente che la decisione della chiusura dell’impianto ravennate non deriva dal dato positivo della raccolta differenziata (annunciato solo la settimana scorsa), che per altro a Ravenna non è a regime. Si tratta invece, a nostro avviso, di una scelta per così dire ‘politica’ che premia, non si sa perché, il territorio ravennate a discapito degli altri, fra cui quelli forlivese e imolese che saranno certamente fra quelli penalizzati. Cittadini di serie A e di serie B. Altro che difesa dell’ambiente e del mare. Tutte parole ‘ecologiste’ al vento. Il Piano regionale dei rifiuti, rivelatosi fin da subito deficitario, mostra oggi tutti i limiti e i fallimenti della Giunta Bonaccini nelle politiche di settore”.

"Da qui a pochissimi mesi faremo un po’ fatica a emettere un livello di rifiuti significativamente inferiore a quello attuale e conseguentemente costringeremo gli inceneritori prossimi (Forlì immagino) a fare i “super” straordinari - aggiunge Marcello Faustino della Commissione Urbanistica, lavori pubblici ed edilizia del consiglio territoriale di Ravenna Sud - Spero dunque che questa scelta di Regione e Comune sia stata molto ponderata, altrimenti correremmo il serio rischio di gravare in modo decisamente poco sostenibile sui forlivesi o di dover trovare lontani e costosi impianti di smaltimento e, infine, dì mandare in tilt la gestione e smaltimento comunale dei rifiuti ritrovandoci con le strade ravennate popolate dal “nuovo inquilino”: l’immondizia".

"La buona notizia è che è stato chiuso un inceneritore di piccole dimensioni e con una tecnologia obsoleta che ha operato per circa 20anni al servizio del territorio ravennate e non solo - commenta il segretario comunale del Partito repubblicano italiano Stefano Ravaglia - Pensare però alla chiusura di tutti gli inceneritori tout court è una illusione: anche i Paesi all’avanguardia nel riciclo dei rifiuti non possono fare a meno di impianti di grandi dimensioni che garantiscono un adeguato abbattimento dei fumi e delle polveri e che nello stesso tempo, forniscono energia ai territori; sono le caratteristiche dei termovalorizzatori presenti in Emilia-Romagna a Parma, Forlì e Ferrara. Le reazioni a caldo, sull’onda degli entusiasmi, non sempre riescono a dare una lettura obiettiva della situazione, così come la difesa di un territorio contro l’altro o con comunicati diametralmente opposti nel breve tempo. Come Repubblicani pensiamo che questa chiusura possa essere una tappa importante per l’ambiente ravennate di cui l’amministrazione ha il dovere politico di tutelare la salute dei cittadini e la salubrità del territorio, ma che va messa nel mosaico del riciclo dei rifiuti e verso l’obiettivo della tariffa puntuale, dove comunque alcuni nodi sono ancora da sciogliere, primo fra tutti la destinazione dei materiali recuperati perché senza un mercato di riferimento degli stessi, si rischiano stoccaggi onerosi che spesso sfociano nei roghi dolosi che registriamo sempre più spesso anche nella nostra Regione e che ricadono sulle bollette che i cittadini pagano".

Bonaccini Gazzolo e De Pascale Conferenza stampa Prgr-2

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