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Cronaca

Mascherine e corruzione, l'ex deputato Pini chiede il patteggiamento per tutte le accuse: la Procura dice sì

Il noto imprenditore ed ex esponente politico forlivese, infatti, ha concordato parallelamente con le Procure della Repubblica di Forlì e di Bologna, titolari dei due tronconi d'inchiesta, un patteggiamento

Va verso un'uscita rapida di scena, dalla vicenda penale che lo vede protagonista, l'ex deputato della Lega Nord Gianluca Pini. Il noto imprenditore ed ex esponente politico forlivese, che da tempo vive a Fusignano, infatti, ha concordato parallelamente con le Procure della Repubblica di Forlì e di Bologna, titolari dei due tronconi d'inchiesta, un patteggiamento  a una reclusione a circa due anni complessivi (per l'esattezza 15 giorni in meno), una pena che gli permetterà di non fare più rientro in carcere, per effetto della sospensione condizionale, dopo la custodia cautelare in cella durata un paio di settimane, dal 22 giugno scorso, da quando cioè scattò il blitz della Polizia a Cervia. Dal 7 luglio Pini ha ottenuto quindi la misura più attenuata degli arresti domiciliari, a cui si trova tuttora.

Proprio oggi, lunedì, la Procura della Repubblica di Forlì, guidata da Maria Teresa Cameli,  ha accolto la proposta di applicazione della pena avanzata dalla difesa di Pini, 50 anni, difeso dall'avvocato Carlo Nannini. Il patteggiamento fa riferimento a tutte le imputazioni così come contestate dai magistrati inquirenti, quindi comprese anche quelle pendenti presso la Procura di Bologna. Si attende ora il necessario vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari dei Tribunali di Forlì e di Bologna, che dovranno valutare la congruità delle pene concordate e approvarle. 

Nell'accordo viene prevista anche l’acquisizione definitiva al patrimonio dello Stato di beni mobili e immobili, già sequestrati e comunque messi a disposizione da parte di Pini, per circa 780 mila euro, oltre ad una ulteriore somma di denaro, pari a 20 mila euro, versata a favore delle amministrazioni pubbliche i cui funzionari sono imputati dei fatti di corruzione. A fronte dell’accordo raggiunto, è stata infine avanzata dalla Procura di Forlì la richiesta di revoca della misura cautelare ancora in essere nei confronti di Pini. L'acquisizione dei beni per 800mila euro chiude anche ogni aspetto risarcitorio.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico penale, da quanto emerge “l’accordo raggiunto è ottenuto partendo da una pena base di 6 anni e considerate le riduzioni previste dalla legge anche per il rito prescelto nella fase delle indagini, prevede l’applicazione di una pena detentiva pari a circa due anni complessivi di reclusione e di pene accessorie speciali (interdizione dai pubblici uffici ed incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione) per un tempo pari a 3 anni e 5 mesi, con riconoscimento della sospensione condizionale della stessa”, viene spiegato dalla Procura.

La difesa: “Non è un riconoscimento di colpevolezza”

Scrive sulla vicenda l'avvocato difensore di Pini Carlo Nannini: “Confermo, nei suoi tratti fondamentali, il contenuto dell’accordo. In effetti, è corretto affermare che è parte di una intesa più vasta, raggiunta, sempre nelle indagini preliminari, anche con la Procura della Repubblica di Bologna; che la sospensione condizionale concerne la pena finale e quelle accessorie; che la richiesta di revoca della misura cautelare personale è avanzata da entrambi gli Uffici Inquirenti avanti ai rispettivi Giudici”.

Ed infine Nannini: “Va aggiunto che l’addebito di autoriciclaggio è fatto segno di richiesta di archiviazione a Forlì. Sempre a Forlì, vengono in queste ore revocati i sequestri su giacenze e conti della Società Codice, oltre che personali di Pini. In nessuna delle due sedi vi è stato riconoscimento di colpevolezza. Per la natura e delicatezza della fase - nella quale deve ancora deve manifestarsi il necessario vaglio della giurisdizione - Gianluca Pini non intende esprimere commenti o rilasciare dichiarazioni”.

Le accuse 

Diverse le accuse che vengono mosse a Pini, deputato per 12 anni in tre legislature, le principali delle quali sono la corruzione e la truffa ai danni dello Stato. Un troncone dell'inchiesta riguarda, in particolare, la fornitura di mascherine e dispositivi di protezione personale all'Ausl Romagna, nella prima fase dell'emergenza pandemica da Covid. Un appalto in urgenza da 3.592.800 euro per una fornitura di dispositivi prodotti in Cina che, però, secondo le accuse non avrebbero avuto i requisiti di idoneità per la commercializzazione in Italia e che sarebbero stati importati tramite la falsificazione della documentazione di accompagnamento.

Archiviata l'accusa di auto-riciclaggio per aver incassato il denaro dell'appalto delle mascherine nella sua storica società di imprenditore che, però, ha come business l'importazione di caffè e la ristorazione, con diversi ristoranti a Forlì, a Pini sono rimasti altri capi di accusa riguardanti episodi corruttivi con un poliziotto, un carabiniere e un funzionario di prefettura. Emersero in particolare alle cronache anche i rapporti  con l'ex direttore dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna in occasione di difficoltà ai controlli doganali delle partite di mascherine, rapporti che, secondo la Procura, facevano parte di un vero e proprio "pactum sceleris" che avrebbe prodotto “l'asservimento della sua funzione pubblica (di Minenna, ndr) alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci".
 

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