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Cronaca

Inchiesta "black job": i Carabinieri tornano nella sede dell'Ispettorato del Lavoro

In manette lo scorso dicembre sono finiti un 59enne originario del salernitano ma residente a Ravenna e un 43enne forlivese, ma residente a Lugo

I Carabinieri del Reparto Operativo di Ravenna sono tornati lunedì mattina nella sede dell'Ispettorato del lavoro di Ravenna nell'ambito delle indagini della Procura bizantina, coordinate dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto Angela Scorza, che lo scorso dicembre hanno portato all'arresto di due dipendenti (un responsabile ed un addetto alle pratiche) con le accuse di truffa aggravata, corruzione e di rivelazione di segreti d'ufficio agli imprenditori destinatari di controlli. Gli uomini dell'Arma hanno acquisito una serie di faldoni: attualmente la magistratura sta vagliando la posizione su una decina di dipendenti.

In manette lo scorso dicembre sono finiti un 59enne originario del salernitano ma residente a Ravenna e un 43enne forlivese, ma residente a Lugo. Grazie ad una serie di appostamenti, di pedinamenti, di riprese audio e video, di perquisizioni, non solo a Ravenna, ma anche a Cervia, Faenza e Lugo, i militari hanno potuto ricostruire i movimenti dei due. Di fatto gli ispettori incontravano gli imprenditori proprio nella zona della sede dell'ispettorato di via Alberoni o addirittura all'interno, e fingendo di non conoscersi si scambiavano informazioni in codice o si allontanavano per una chiacchierata. Tutto rigorosamente faccia a faccia, mai per telefono. Le informazioni date agli imprenditori riguardavano ispezioni nei loro locali: in questo modo i titolari avevano modo di risolvere eventuali 'magagne', mettendo in regola i dipendenti che non lo erano. In cambio gli ispettori ricevevano favori personali, per ora non ci sono tracce di pagamenti in denaro. 

Accanto a questo l'assenteismo per motivi personali: i due spessissimo mancavano dall'ufficio per sbrigare questioni che nulla avevano a che fare con il proprio lavoro, ma questo dopo avere provveduto alla registrazione tramite il badge. Nel corso delle perquisizioni effettuate lunedì gli uomini dell'Arma hanno acquisito oltre ad una serie di documenti anche computer, allo scopo di verificare l'attività lavorativa dei due. L'inchiesta "black job" continua. Nel frattempo il 59enne si trova in carcere a Rimini, mentre il secondo ha chiesto gli arresti domiciliari.

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