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Cronaca Faenza

Il capannone della Lotras incendiato verrà abbattuto e ricostruito. Si cerca ancora il colpevole

Comune e ditta annunciano un accordo, la Lotras pagherà il 50% delle spese sostenute per la bonifica e tutte le operazioni di recupero del capannone di via Deruta

Lo scheletro incendiato del capannone Lotras in via Deruta è ancora una ferita aperta per la città di Faenza. Dal 3 aprile però inizieranno i lavori di messa in sicurezza della struttura, smaltimento e riciclo dei materiali, e infine abbattimento e ricostruzione di un nuovo capannone. Ad affermarlo in un incontro con la stampa è stata la stessa Lotras per voce dell’amministratore Armando De Girolamo. Oltre a De Girolamo erano presenti il sindaco Massimo Isola e il vicesindaco di Faenza Andrea Fabbri, nonché l’assessore all’urbanistica e all’ambiente Luca Ortolani e Aldo Tacchino, rappresentante della ditta Ireos di Genova specializzata in quel tipo di operazioni speciali, visto che si tratta della stessa azienda che ha operato tra gli altri dopo il crollo del Ponte Morandi, e nel recupero della Costa Concordia dopo il naufragio del Giglio.

Per quanto concerne i capannone della Lotras, le operazioni di messa in sicurezza del capannone e il conseguente recupero e riciclo dei materiali come cemento, ferro e ceramica - che era stoccata in grandi quantità all’interno dell’hub logistico incendiato - si completeranno prevedibilmente in 5 mesi. Difficile stabilire invece a quanto ammonterà il costo dell’opera visto e considerato che, come ha affermato l’assessore Ortolani, il lavoro sarà attenzionato da enti e agenzie come Arpae, le quali man mano dovranno effettuare campionamenti e stabilire modalità e procedure di smaltimento.

“Il capannone è pericolante - ha spiegato Tacchino, responsabile contratti di Ireos -. La prima fase riguarderà la demolizione mirata e la messa in sicurezza di alcune parti. E’ prevista un’attività di 5 mesi e, se le analisi lo consentiranno, il materiale ricavato sarà frantumato per ricavarne materia prima. L’attività si fermerà al livello del piano campagna”.

I costi dell’intera operazione saranno sostenuti interamente da Lotras, che nel frattempo ha acquistato la proprietà dell’area e oltre a ciò concorrerà per il 50% alle spese sostenute dal Comune per la bonifica e l’attività già svolta in ambito emergenziale. Circa 1 milione e 200mila euro quindi rientreranno nelle casse comunali, per espressa intenzione dei vertici di Lotras, che hanno inteso specificare la volontà di continuare a investire nella città, guardando inoltre alle opportunità di sviluppo di dello scalo merci e dell’hub di stoccaggio d’intesa con varie ditte della zona tra cui la Coop Facchini.

Sul tema si è soffermato anche il sindaco Massimo Isola evidenziando il ruolo della “logistica come volano del completo sviluppo del territorio” guardando anche ai “numeri del lavoro, che sono il  grande obiettivo della Regione Emilia-Romagna. Lotras che riparte - ha detto il sindaco -, per noi significa avere una parte in più da giocare per una nuova fase di sviluppo produttivo”. Per la parte economica quindi l’accordo tra Comune e Lotras c’è, è stato ratificato da pochi giorni anche dalla giunta comunale, e per il momento le parti coinvolte auspicano che serva a mettere la parola fine alla vicenda, o per lo meno costituisca un nuovo inizio.

Armando De Girolamo, amministratore di Lotras ha infatti specificato “che le indagini scrupolose della magistratura hanno fatto emergere che siamo parte danneggiata dall’evento doloso. Io auspico che si possa conoscere chi e perché ha inteso distruggere quell’edificio. Noi in quel momento eravamo alla ricerca di nuovi capannoni per raddoppiare la copertura che avevamo in quel momento sulla città”.

Sul fronte giudiziario in effetti erano emerse serie perplessità circa la natura esclusivamente accidentale dell’evento accaduto il 9 agosto 2019; tuttavia nonostante la perizia tecnica, l’incidente probatorio e varie audizioni l’attività investigativa non aveva fornito nessun risultato pratico, e di conseguenza il procedimento si era concluso con un’archiviazione. Anche quella una ferita da sanare, esattamente come lo scheletro del capannone di 22mila metri quadrati incendiato in via Deruta per il quale servirono otto giorni per contenere le fiamme e in seguito investimenti milionari per la bonifica non ancora conclusa, come da recenti atti di giunta riguardanti “il manufatto dello scarico definitivo che non è stato realizzato e l’attuale scarico provvisorio non disponibile per le funzioni di attenuazione del rischio idraulico in quanto murato per evitare trafilamenti”. Per questo, al di là del recupero dell'area, tutte le parti lese auspicano ancora che i o il responsabile di quel disastro possa non restare ignoto.

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