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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Elisa Bravi, i figli e i familiari riceveranno il sostegno della Fondazione vittime di reati

Il governatore Bonaccini: "E’ una lotta che ormai da 16 anni come Regione facciamo, al fianco delle vittime e delle loro famiglie, contro la barbarie di crimini e violenze inammissibili"

Saman, Chiara, Elisa e le altre. Sono tra le ultime vittime di femminicidio in Emilia-Romagna i cui familiari riceveranno un aiuto dalla Fondazione per le vittime di reati, unica in Italia e nata su impulso della Regione nel 2004. Si è riunito infatti il Comitato dei garanti per valutare le domande arrivate dai sindaci delle cittadine dove risiedono le vittime - requisito necessario per attivare la catena di aiuti della Fondazione - che ha deciso di accogliere nove nuove istanze dalle province di Bologna (tre casi), Reggio Emilia (tre casi), Modena, Parma e Ravenna per un totale di 69mila euro di contributi.

Tra i casi noti alle cronache c’è il ‘giallo’ di Novellara che riguarda Saman Abbas, la giovane 18enne rea di aver rifiutato un matrimonio forzato, scomparsa dal 1^ maggio scorso. Qui l’aiuto - attraverso il tutore nominato dal Tribunale che gestirà il contributo regionale - riguarda il fratello minorenne, accolto in una comunità, che dovrà affrontare il difficile compito di costruire il futuro senza l’appoggio dei familiari. Un ragazzo che ha reso una testimonianza fondamentale per le indagini, ribellandosi all'omertà familiare. E poi ci sono le drammatiche vicende di Chiara Gualzetti - la 15enne di Valsamoggia (Bo) uccisa il 27 giugno da un ragazzo che riteneva amico -, quella di Elisa Bravi - la donna ravennate uccisa dal coniuge nel dicembre 2019. Elisa ha lasciato due bambini che ora vivono con i nonni materni, e al nuovo nucleo è dedicato l’intervento della Fondazione. 

L'omicidio di Elisa Bravi dopo una lite con il marito

C'è poi la tragedia di Francesca Rizzello, la donna modenese che nell’aprile 2019, a 36 anni, è stata colpita con oltre 20 coltellate dal fratello, un uomo con problemi psichici. Ancora, il caso di Ilaria Sassone, sempre di Novellara (Re) impegnata da oltre un anno a riportare a casa il figlio di 5 anni dopo che l’ex marito ha condotto con sé il bimbo, cittadino italiano, in Turchia senza il consenso materno. E sempre dal reggiano arriva l’altra violenza verso una donna titolare di un bar che alcuni mesi fa è stata rapinata da un giovane tossicodipendente e ferita con una siringa infetta. Infine, gli altre tre casi riguardano donne e bambini vittime di maltrattamenti familiari che si sono protratti per anni, in un caso ponendo la donna in condizioni di semi schiavitù. Vicende di cui, per ragioni di sicurezza delle vittime, non possono essere forniti elementi identificativi e che ne rievocano altre, più note, concluse purtroppo con il femminicidio. 

“E’ una lotta che ormai da 16 anni come Regione facciamo, al fianco delle vittime e delle loro famiglie, contro la barbarie di crimini e violenze inammissibili- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- perché prevalga sempre il senso di giustizia nelle nostre comunità. Purtroppo, nonostante la pandemia, abbiamo dovuto assistere ancora una volta a storie di violenza che ci riempiono di sdegno e che colpiscono donne inermi tra le mura di casa o ad opera di familiari e persone che dovrebbero essere animate, proprio per la vicinanza alle vittime, da sentimenti di amore, affetto, solidarietà”.

“Ringrazio il presidente, Carlo Lucarelli, e tutti i collaboratori della Fondazione- chiude Bonaccini-, che col loro lavoro mantengono sempre accesa nei nostri territori la luce della speranza e della dignità per tutti coloro che si trovano coinvolti da questi episodi di sopraffazione. L’Emilia-Romagna sarà sempre schierata, senza se e senza ma, al fianco delle vittime in modo concreto e tangibile”.

“Ad ogni riunione del Comitato dei Garanti ci troviamo di fronte a casi di crimine e violenza a cui cercare di dare sollievo- aggiunge il presidente della Fondazione, lo scrittore Carlo Lucarelli-. E tutte le volte, anche questa, ci chiediamo se le brutte storie di cui veniamo a conoscenza siano ancora peggio di quelle precedenti, o più numerose”.

“Il nostro è un osservatorio particolare- prosegue Lucarelli-, ci occupiamo di un numero ristretto di casi segnalati, sui quali non è possibile elaborare comparazioni o considerazioni statistiche. Ma dal momento che ogni caso di cui ci prendiamo carico è sempre una brutta storia davvero, allora anche se non siamo in grado di dire se statisticamente le violenze e gli omicidi di cui ci siamo occupati siano di più o di meno rispetto alle altre volte, possiamo affermare con sicurezza che comunque sono troppi”.

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