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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Quotidianità e spiritualità nei mosaici antichi: due nuove sezioni al Museo Classis

Per raccontare questi aspetti cruciali della storia della città, una ricca selezione di mosaici antichi di grande pregio, alcuni per la prima volta esposti al pubblico, sono stati restaurati per l’occasione dal Laboratorio di Restauro della Fondazione RavennAntica, l’ente che gestisce il museo

Riscoperta, valore e narrazione. Sono le parole chiave che possono sintetizzare l’essenza di 'Abitare a Ravenna' e 'Pregare a Ravenna', le nuove sezioni permanenti del Classis Ravenna - Museo della Città e del Territorio. Un lungo percorso di ricerca che ha portato, a 5 anni dall’apertura del museo, a completare il racconto storico sulla città di Ravenna con due importanti approfondimenti, dedicati all’edilizia ecclesiastica tardoantica e a quella residenziale in età romana e tardo romana. Per raccontare questi aspetti cruciali della storia della città, una ricca selezione di mosaici antichi di grande pregio, alcuni per la prima volta esposti al pubblico, sono stati restaurati per l’occasione dal Laboratorio di Restauro della Fondazione RavennAntica, l’ente che gestisce il museo.

Allestite nuove sezioni al Museo Classis

Questa operazione di arricchimento del museo è stata realizzata grazie ad un finanziamento del Ministero della Cultura - Piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”. Programmazione risorse residue 2022 e ulteriori. Risorse annualità 2020, 2021 e 2022 - che la Fondazione RavennAntica e il Comune di Ravenna hanno fortemente voluto per dare visibilità a due importanti capitoli della storia della città e del territorio e che è stato possibile utilizzare grazie a un apposito accordo operativo con cui il Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per l’Emilia-Romagna delega alla Fondazione RavennAntica le funzioni di stazione appaltante relativamente all’intervento Parco Archeologico di Classe - Restauro e Valorizzazione. Il progetto complessivo è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione e alla disponibilità della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; si ringrazia inoltre la Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna.

"Con l'apertura delle nuove sezioni – dichiarano congiuntamente il sindaco Michele de Pascale e l'Assessore alla Cultura e Mosaico Fabio Sbaraglia - Classis Ravenna taglia un importante traguardo in un cammino che guarda al museo come luogo di memoria e strumento di futuro. L'allestimento di spazi dove approfondire le principali tipologie abitative del mondo antico, dove abitazione, culto, vita privata e vita pubblica costituiscono le antitesi di profonde e stratificate evoluzioni storiche, sociali e culturali, è occasione per confrontarsi con un passato che offre chiavi di lettura per comprendere la contemporaneità. La presenza di mosaici importanti, alcuni non ancora visti dal pubblico, allestiti in un contesto capace di rendere la complessità degli usi, della funzione storica, della costruzione iconografica e dei valori artistici si lega saldamente alle azioni di valorizzazione e rilancio del mosaico contemporaneo che sottendono alla Biennale di cui questa inaugurazione è il momento iniziale. Ravenna è città del mosaico per tradizione antichissima e per la viva e pulsante forza che il mosaico ancora possiede e proprio nell'interrotto dialogo tra antico e moderno, nella forza inesausta di custodire e innovare sta l'unicità del mosaico così come lo si vive ogni giorno nelle strade, nelle botteghe, nelle abitazioni private e negli istituti della cultura di questa città".

“Classis Ravenna, – afferma il presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli – completa il suo iniziale progetto espositivo che accanto alla “linea del tempo” prevedeva alcuni approfondimenti tra i quali anche i due che ora si inaugurano (Abitare a Ravenna e Pregare a Ravenna) dedicati all’architettura civile e a quella religiosa, con nuovi materiali esposti per la prima volta al pubblico. Con le due nuove sezioni che accolgono mosaici importanti anche del territorio (Faenza) il Museo tiene fede alla sua impostazione di essere, appunto, il museo della città e del territorio e di raccontarne le storie, spesso intrecciate e complementari. Il mosaico antico acquista ora nel Museo Classis una centralità espositiva che è giusto sia finalmente presente, non per assecondare luoghi comuni e facili approcci di tipo estetico, ma per la straordinaria importanza, economica e culturale, che questa espressione artistica ha nella storia della città. L’apertura delle nuove sezioni espositive è segno tangibile della vocazione di Classis a essere un luogo intrinsecamente vitale in cui ricerca, restauro, didattica museale e turismo culturale non solo convivono, ma danno vita a spunti nuovi e a nuove esperienze. Al Classis si tocca con mano che Ravenna è la capitale del mosaico antico ed è da queste radici che traggono linfa vitale anche i progetti e le iniziative sul mosaico contemporaneo, in una sinergia tra antico e moderno che darà sicuramente importanti risultati”.

Urbanistica residenziale e luoghi di culto, quotidianità e spiritualità: il patrimonio materiale conservato ed esposto al museo, costituito dai reperti archeologici e dai mosaici che compongono gli allestimenti delle due nuove sezioni, dà accesso a un immenso patrimonio fatto di nuove conoscenze e consapevolezze sulla vita privata e pubblica della comunità ravennate all’epoca di Ravenna Capitale. Grazie a questa importante implementazione, la dotazione espositiva esistente si arricchisce di una documentazione scientifica di grande pregio soprattutto legata ai mosaici antichi, attorno ai quali ruota tutto il concept espositivo. Un archivio prezioso di reperti archeologici che, proprio grazie a questo progetto culturale, sono stati al centro di un’imponente attività di restauro, portata avanti dal Laboratorio di Restauro di RavennAntica e che sono stati anche oggetto, in alcuni casi, delle attività didattiche del corso di Laurea magistrale a ciclo unico (LMCU) in Conservazione e Restauro dell’Università degli Studi di Bologna (Campus di Ravenna).

Questo ampliamento, a cura di Andrea Augenti, Fabrizio Corbara, Giovanna Montevecchi e Giuseppe Sassatelli, permette al Classis Ravenna di rilanciarsi fortemente come museo del territorio: i reperti archeologici e i mosaici che saranno esposti provengono infatti non solo da alcuni dei più celebri scavi della zona di Ravenna, come quello della Basilica di San Severo a Classe, e da collezioni già conosciute in città, come la Domus dei Tappeti di Pietra, ma anche da altri siti, come il mosaico rinvenuto nella Domus di via Dogana a Faenza. Una connessione che vuole testimoniare la volontà della Fondazione RavennAntica di raccontare, tramite il Classis, una storia che va al di là dei confini di Ravenna, ma che abbraccia tutta la comunità che ha beneficiato dei fasti dell’epoca.

Le nuove sezioni permanenti del Museo Classis arricchiscono il circuito culturale e turistico del Parco Archeologico di Classe, che oltre al museo comprende la grande Basilica di Sant’Apollinare in Classe, straordinario esempio dell’arte paleocristiana, dichiarata patrimonio Unesco dal 1996 e il sito archeologico a cielo aperto dell’Antico Porto, uno degli scali portuali più importanti del mondo romano e bizantino. Il territorio e la sua storia sono al centro degli itinerari turistici di questa zona, praticabili a piedi o in bicicletta e volti a far scoprire le bellezze del paesaggio, spaziando dall’archeologia alla natura, passando ovviamente dai mosaici, simbolo caratteristico e distintivo di Ravenna. Con l’inaugurazione di oggi (appuntamento alle 18 presso il museo) comincia per il Classis Ravenna un periodo ricco di iniziative rivolte a grandi e piccini, che animerà l’autunno e porterà a festeggiare, venerdì 1 dicembre, il quinto anniversario del museo.

Allo stesso tempo, il museo sarà uno dei luoghi protagonisti della VIII edizione della Biennale del Mosaico Contemporaneo, che quest’anno si svolgerà dal 14 ottobre al 14 gennaio 2024. Un appuntamento corale che coinvolge l’intera città di Ravenna in una celebrazione della tradizione artistica musiva a tutti i livelli, dalle sue origini fino alla sua applicazione più attuale, con eventi, mostre e performance che per tutto il periodo arricchiranno il palinsesto degli eventi della città.

Pregare a Ravenna

Nella sezione “Pregare a Ravenna” l’obiettivo è mostrare caratteri e funzioni dell’architettura religiosa per la quale Ravenna, con gli influssi di Roma, Milano e Costantinopoli, in epoca tardoantica, diventerà un polo di irradiazione per modelli e tecniche soprattutto nell’Alto Adriatico.  Entrando il visitatore è accolto dalla suggestione di un vero e proprio ambiente basilicale. Lo spazio liturgico è ricreato a pavimento con pellicole adesive che riproducono mosaici estrapolati da importanti edifici religiosi del ravennate, in costante dialogo con i materiali archeologici e i mosaici che documentano le principali tipologie e componenti dell’architettura ecclesiastica.

In esposizione i mosaici pavimentali provenienti dalla basilica di San Severo, l’ultimo grande edificio religioso realizzato nel periodo di Ravenna capitale, edificato sul finire del VI secolo d. C. in prossimità delle mura dell’abitato di Classe, città satellite collegata a Ravenna da un vasto programma di conurbazione territoriale. Presente anche un riquadro musivo della decorazione pavimentale della basilica cosiddetta Cà Bianca, che distava due chilometri dalla basilica di Sant’Apollinare in Classe: molto interessanti le ipotesi ricostruttive di questo edificio, che in base alle indagini effettuate risultava riccamente decorato, nonostante ad oggi ci siano numerose incertezze, a partire dalla sua dedicazione.

Vengono infine esposti una serie di elementi architettonici provenienti da architetture sacre dell’area archeologica di Classe e di Ravenna. Tra questi, il capitello in marmo ritrovato nel 2005 in occasione dello scavo estensivo dell’Antico Porto di Classe: rinvenuto all’estremità di un pontile, impostato su un pilastro in laterizi, capovolto, venne riutilizzato come bitta per l’ancoraggio delle imbarcazioni. Ravenna, con il suo porto di Classe, era una stazione di arrivo e un centro di smistamento, oltre che per molti altri prodotti, anche degli elementi marmorei provenienti via mare dall’Oriente: una vera e propria porta di accesso per l’introduzione in Occidente delle conquiste tecnologiche e artistiche provenienti da Costantinopoli.

Abitare a Ravenna

Nella sezione “Abitare a Ravenna” si intende dar conto di alcune delle più significative testimonianze nel territorio di Ravenna di edifici residenziali di epoca romana e tardoromana. Superato il basamento che ospita ricostruzioni grafiche e plastici, si possono osservare alcune significative tecniche edilizie e costruttive, legate alle strutture architettoniche residenziali e liturgiche. Un’ampia pedana consente di ammirare dall’alto i grandi mosaici, esposti sia a pavimento che in parete. Primo tra questi, il mosaico proveniente dalla Domus tardoantica di via Dogana, a Faenza.  Datato all’incirca alla metà del V secolo d. C. il mosaico pavimentale presenta un emblema (quadro a mosaico inserito al centro del pavimento), interpretato come la raffigurazione di un episodio tratto dalla narrazione della guerra di Troia: il vecchio Priamo chiede ed ottiene da Achille il corpo e le armi di Ettore alla presenza di Briseide. Si tratta di un importante esempio del favore che viene accordato in epoca tardoantica al mito di Achille che, come è stato ampiamente dimostrato, risponde a precise esigenze di autocelebrazione delle élites civili.

Si prosegue con un altro mosaico di grandi dimensioni, con emblema centrale che raffigura un giovane nell’atto di accarezzare il muso di una delle due pecore (forse un’immagine precoce del Buon Pastore), databile al IV sec. d. C. e proveniente da un settore urbano di Ravenna indagato nel 1993 per la costruzione di un garage sotterraneo: l’importanza dei rinvenimenti venuti alla luce durante i lavori hanno portato alla musealizzazione del complesso archeologico, noto con il nome di Domus dei Tappeti di Pietra. Il percorso di visita termina con l’allestimento di due mosaici provenienti dalla domus romana del Triclinio, di cui sono stati recuperati alcuni ambienti della parte abitativa privata. La domus venne distrutta da un incendio all’inizio del IV secolo d. C.: da questo evento traumatico si sono salvate le suppellettili da mensa delle sale da pranzo, oggetti che raccontano lo stile di vita degli abitanti di queste residenze, già esposti all’interno del museo, nella sezione “Ravenna Imperiale”. In questo modo il racconto sull’evoluzione storica e archeologica della città di Ravenna e del suo territorio giunge a compimento.

Pregare a Ravenna: le basiliche perdute

Obiettivo di questa sezione è mostrare caratteri e funzioni dell’architettura religiosa per la quale Ravenna, con gli influssi di Roma, Milano e Costantinopoli, in epoca tardoantica, diventerà un polo di irradiazione per modelli e tecniche soprattutto nell’Alto Adriatico. Entrando il visitatore è accolto dalla suggestione di un vero e proprio ambiente basilicale. L’equipe del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna, tramite sofisticate tecnologie, ha riprodotto le decorazioni pavimentali della Basilica di San Vitale e di altri edifici religiosi, ricreandole a pavimento con pellicole adesive: tutto questo è in costante dialogo con i materiali archeologici e i mosaici che documentano le principali tipologie e componenti dell’architettura ecclesiastica.

In esposizione, per la prima volta, i mosaici pavimentali provenienti dalla basilica di San Severo, l’ultimo grande edificio religioso realizzato nel periodo di Ravenna capitale, edificato sul finire del VI secolo d. C. in prossimità delle mura dell’abitato di Classe, città satellite collegata a Ravenna da un vasto programma di conurbazione territoriale. Presente anche un riquadro musivo della decorazione pavimentale della basilica cosiddetta Cà Bianca, che distava due chilometri dalla basilica di Sant’Apollinare in Classe: molto interessanti le ipotesi ricostruttive di questo edificio, che in base alle indagini effettuate risultava riccamente decorato, nonostante ad oggi ci siano numerose incertezze, a partire dalla sua dedicazione.

Vengono infine esposti una serie di elementi architettonici provenienti da architetture sacre dell’area archeologica di Classe e di Ravenna. Tra questi, il capitello in marmo ritrovato nel 2005 in occasione dello scavo estensivo dell’Antico Porto di Classe: rinvenuto all’estremità di un pontile, impostato su un pilastro in laterizi, capovolto, venne riutilizzato come bitta per l’ancoraggio delle imbarcazioni. 

Ravenna, con il suo porto di Classe, era una stazione di arrivo e un centro di smistamento, oltre che per molti altri prodotti, anche degli elementi marmorei provenienti via mare dall’Oriente: una vera e propria porta di accesso per l’introduzione in Occidente delle conquiste tecnologiche e artistiche provenienti da Costantinopoli. Attraverso il recupero delle Basiliche perdute, il Museo Classis Ravenna vuole raccontare a tutto tondo come si presentava l’attuale zona del Parco Archeologico di Classe in antico, esaltandone la ricchezza costruttiva, testimonianza tangibile dell’importanza e della ricchezza di questa zona nel periodo tardo antico e bizantino.

Abitare a Ravenna: il mito di Achille 

Nella nuova sezione Abitare a Ravenna è esposto uno splendido mosaico faentino; si tratta di un pavimento figurato che decorava il vestibolo della casa, cioè l’ampio vano di ingresso che immetteva nella grande sala absidata della domus di via Dogana, a Faenza. Il mosaico è caratterizzato da un riquadro centrale (emblema) attorno al quale si sviluppano dodici riquadri con vari soggetti figurati con militari dotati di lancia e scudo, figure mitologiche, come Muse e Nereidi, in particolare una di queste nell’atto di cavalcare un delfino. Nell’emblema centrale compare una scena figurata molto suggestiva, probabilmente raffigurante il mito di Achille: l’eroe potrebbe essere identificato con il personaggio maschile seduto in trono al centro della scena; è vestito con mantello di porpora e con lungo scettro; ai suoi lati sono rappresentati soldati con corazze ed elmi; a terra sono deposte alcune armi. A sinistra si nota un vecchio barbuto appoggiato su un bastone e vestito con tunica, mantello e cappello frigio, probabilmente da identificare con il re Priamo e infine si nota una figura femminile, forse Briseide, schiava di Achille.

La scena è, con ogni probabilità, da riferirsi al ciclo mitologico di Achille inquadrabile durante la guerra di Troia. In particolare nel pavimento faentino sarebbe rappresentata la consegna a Priamo delle armi e del corpo del figlio Ettore, ucciso dallo stesso Achille. Il vecchio re Priamo, secondo il racconto omerico, si sarebbe recato da Achille umiliandosi e porgendogli doni, per chiedere la restituzione del corpo di Ettore, ucciso in battaglia. L’eroe greco si commuove e in un gesto di pietà concede che le spoglie di Ettore vengano restituite al padre. Si tratta quindi di un tema legato all’apoteosi eroica, un modello forse scelto dal proprietario della casa faentina per identificarsi con personaggi illustri dell’antichità.

Abitare a Ravenna: il mosaico del Buon Pastore 

Nella nuova sezione Abitare a Ravenna è visibile un altro mosaico di grandi dimensioni, con emblema centrale che raffigura un giovane nell’atto di accarezzare il muso di una delle due pecore (forse un’immagine precoce del Buon Pastore), databile al IV sec. d. C. e proveniente da un settore urbano di Ravenna indagato nel 1993 per la costruzione di un garage sotterraneo: l’importanza dei rinvenimenti venuti alla luce durante i lavori hanno portato alla musealizzazione del complesso archeologico, noto con il nome di Domus dei Tappeti di Pietra.

Il sito archeologico della Domus dei Tappeti di Pietra venne inaugurato il 30 ottobre del 2022: nell’occasione il mosaico del Buon Pastore, databile al IV secolo d. C., per cui appartenente ad una fase precedente rispetto agli altri ambienti della Domus, databili al VI secolo d. C., venne collocato a parete. In vista dell’apertura delle nuove sezioni del Classis Ravenna, lo scorso anno l’emblema (riquadro centrale) del Buon Pastore è stato affidato alle cure del laboratorio di restauro della Fondazione RavennAntica per essere reinserito all’interno della pavimentazione, geometrica e policroma, che originariamente lo accoglieva. 

Oggi il mosaico completo è integralmente esposto, per la prima volta, all’interno della nuova sezione Abitare a Ravenna, offrendo ai visitatori l’immagine originaria della sua collocazione in antico, consentendo di apprezzarne al meglio la qualità e la funzione e mettendolo in dialogo con le altre domus di Ravenna (Triclinio) e del territorio (Faenza, via Dogana) presentate nella stessa sezione espositiva.

Alla Domus dei Tappeti di Pietra è attualmente esposta una copia del mosaico del Buon Pastore, realizzata dal Laboratorio di Restauro di RavennAntica e dagli studenti del corso di Laurea magistrale a ciclo unico (LMCU) in Conservazione e Restauro dell’Università degli Studi di Bologna – Campus Ravenna.
Tale copia, oltre a testimoniare quanto è stato rinvenuto durante gli scavi, rimanda alla visita al Classis Ravenna, non solo per apprezzare il mosaico originale in tutta la sua monumentalità, ma anche per approfondire la conoscenza sul mosaico antico attraverso gli altri reperti in esposizione.

Abitare a Ravenna e Pregare a Ravenna: costruire nell’antichità

Nella nuova sezione Abitare a Ravenna viene trattato anche il tema del costruire nell’antichità, sia in ambito civile che in ambito ecclesiastico. Un settore dell’allestimento espone modelli e plastici, coadiuvati dai materiali archeologici rinvenuti negli scavi del territorio ravennate, che propongono alcune modalità dell’edificare a partire dall’età romana all'Alto medioevo. Una struttura muraria richiedeva, soprattutto in un’area di origine alluvionale come quella di Ravenna, la creazione di una fondazione che talvolta poteva utilizzare pali lignei inseriti nel terreno, su cui poi si procedeva alla posa di pezzame laterizio e di mattoni di modulo e formato diverso. Sono esposti in allestimento alcuni mattoni romani che presentano bolli impressi nell’argilla a documentare la proprietà e le officine che li producevano.

Le pareti venivano poi intonacate e spesso, nelle abitazioni di maggiore pregio, affrescate con decorazioni di vario genere. Per gli edifici religiosi, a partire dal VI secolo si utilizzano mattoni particolari impiegati nella costruzione di chiese e basiliche. Per la copertura della casa e la costruzione del tetto, si utilizzavano travature lignee di sostegno che venivano in seguito ricoperte con tegole e coppi al fine di realizzare anche ampi spioventi. Nel caso di edifici religiosi, quindi a partire dal V secolo, poteva essere necessario realizzare una volta e sostenere una cupola absidale; in questo caso venivano impiegati piccoli tubuli in terracotta che potevano essere inseriti uno nell’altro per realizzare strutture curvilinee e alleggerire il peso della struttura alla sommità.

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