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Cronaca

Ritorno dopo due mesi a Lampedusa. "Salvati oltre un migliaio di migranti, vite umane"

Nel cuore della notte ha fatto finalmente rientro nel porto di Ravenna la Motovedetta CP274 della locale Guardia Costiera, terminati i due lunghissimi mesi che l'hanno vista operare in prima linea nel complesso teatro di operazioni del Canale di Sicilia

Nel cuore della notte ha fatto finalmente rientro nel porto di Ravenna la Motovedetta CP274 della locale Guardia Costiera, terminati i due lunghissimi mesi che l’hanno vista operare in prima linea nel complesso teatro di operazioni del Canale di Sicilia. È lì infatti che da mesi ormai si consuma quotidianamente una vera e propria emergenza umanitaria, dai risvolti sempre più impattanti e senza precedenti. Così, anche un pezzo di Romagna, rappresentato dall’unità navale della Guardia Costiera ha fornito il proprio prezioso contributo alle attività che Governo Italiano ed organizzazioni internazionali hanno predisposto per limitare le drammatiche ripercussioni del fenomeno migratorio.

Per l’intero arco temporale di operazioni, l'equipaggio della motovedetta ha fatto la spola in continuo soccorso dei migranti, tra l'isola di Lampedusa e le acque territoriali della Libia. La CP274 è entrata a far parte della 7ª Squadriglia della Guardia Costiera stanziata proprio a Lampedusa, composta da unità navali di diverse Capitanerie italiane, chiamate ad avvicendarsi del duro ma gratificante compito del soccorso ai migranti.

Era il 4 giugno quando l'equipaggio romagnolo lasciava il porto di Ravenna alla volta dello scalo siculo, ove avrebbe fatto base per le diverse operazioni di ricerca e soccorso. La Motovedetta ravennate “Classe 200” opera a supporto delle unità maggiori della Marina Militare che compongono il dispositivo navale "Mare Nostrum", disimpegnato per il controllo delle acque a sud di Lampedusa. Sono stati migliaia i volti e gli sguardi che gli uomini della CP274 hanno incrociato, negli interminabili - ma al tempo stesso gratificanti – interventi di soccorso condotti; gli sguardi di migliaia di migranti che lasciano le coste del Nord Africa in cerca di miglior sorte, toccando con mano le conseguenze più vere della tragedia umanitaria che si sta consumando.

“Sono state numerose e provanti le missioni di soccorso eseguite -  ricorda il Maresciallo Giulio Nardozza, Comandante dell’Unità – che hanno consentito di salvare oltre un migliaio di migranti, di vite umane. Le situazioni operative si presentavano nella gran parte dei casi al limite delle possibilità, come al nostro arrivo sull'isola, quando siamo stati repentinamente dirottati su un peschereccio con a bordo oltre settecento migranti. Ho ancora impressa in mente l’immagine di quel peschereccio, al quale ci avvicinavamo lento moto: le condizioni di stabilità del mezzo erano vistosamente a rischio per l’eccesivo numero di persone a bordo, buona parte dei quali donne e bambini di nazionalità siriana, in fuga dal conflitto, tutti tratti in salvo. In un altro caso siamo stati dirottati sino ad un punto posizionato a circa venti miglia (circa quaranta km) dalle coste libiche: nelle fase di avvicinamento alla zona di operazioni recuperavamo migranti disperati, finiti in mare, che si mantenevano a galla aggrappati agli oggetti galleggianti più disparati, liberati dal gommone con il quale avevano preso il mare successivamente affondato”.

“A compimento di questa missione che resterà indelebile nella nostra esperienza di vita – continua il Maresciallo Nardozza – nella consapevolezza di aver operato a favore del prossimo, rimarrà l’intensità degli sguardi di tutte quelle persone strappate ad una sorte severa e riconsegnate alla vita”.

La Motovedetta CP274 rientra così a Ravenna, già pronta per continuare ad operare lungo le coste dalla Romagna, per la sicurezza della vita in mare della gente di quelle terre. Con essa, il suo equipaggio, composto oltre che da Giulio Nardozza, anche da Maurizio Petruzzello, Nicolò Sparta, Idalgo Muia, Francesco Corrado, Giuseppe Vitale, Savino La Notte, Nicola Di Modugno, Roberto Ingenito, Valerio Fratini. “Ben tornati ragazzi, ed un Bravo Zulu (BZ – massimo apprezzamento usato in ambito militare – ndr.) per quanto fatto in questi difficili circostanze operative”, queste le prime parole rivolte al personale dell’equipaggio dal Capitano di Vascello Giuseppe Meli, Comandante della Capitaneria di porto di Ravenna e Direttore Marittimo dell’Emilia Romagna, che era in banchina ad accoglierli al rientro. “Il personale della Guardia Costiera sente innata la vocazione ad operare per salvaguardare la vita umana in mare – ha continuato il Comandante Meli – e sapere che con la nostra Motovedetta anche la Romagna ha contribuito ad assicurare il prezioso servizio di soccorso nel Canale di Sicilia, è un ulteriore motivo di orgoglio. Con la stessa passione ed ardore professionale la CP274 continuerà a vigilare sulle acque romagnole”.

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