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Cronaca

Stretta contro il bracconaggio ittico: approvata la nuova legge regionale

La Regione ha modificato la òegge regionale numero 11 del 2012 "tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dall’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne"

Stretta contro il bracconaggio ittico nelle acque interne: approvata la nuova legge regionale. La Regione ha modificato la òegge regionale numero 11 del 2012 "tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dall’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne" introducendo misure decisamente più severe in tema di bracconaggio ittico. La nuova Legge adegua la legislazione regionale in materia al nuovo assetto istituzionale introdotto con la legge numero 13/2015, che ha assegnato alla Regione le funzioni di programmazione, pianificazione e anche quelle meramente amministrative, lasciando alla competenza delle Province e della Città metropolitana di Bologna le attività di controllo, vigilanza e l’applicazione delle sanzioni.

Le nuove nome regionali sono entrate in vigore dal 21 marzo e colgono anche aspetti illeciti non direttamente collegati all'atto della pesca, come il divieto di trasporto del pesce in orari notturni o il divieto di trasportare, scambiare e vendere pesci, anfibi e crostacei autoctoni di acqua dolce vivi, unitamente all'inasprimento delle sanzioni contro tutti quei comportamenti diretti ed indiretti che sostengono la pesca di frodo. Con il rafforzamento delle misure repressive contenute nella nuova legge regionale in sinergia con le norme che contrastano il bracconaggio ittico nelle acque interne, introdotte dall'art. 40 della Legge 154 del 28 luglio dello scorso anno, il legislatore intende fornire alle forze dell'ordine, impegnate nel contrasto al fenomeno del bracconaggio che sta provocando il progressivo depauperamento del patrimonio ittico, con grave danno per l’intero l’ecosistema, strumenti potenti e decisamente efficaci per contrastare i predoni dei corsi d’acqua e delle Valli e puntare ad estirpare il fenomeno del bracconaggio ittico.

I trasgressori rischiano punizioni esemplari, con sanzioni che, nei casi più gravi sono di natura penale con denuncia all'autorità giudiziaria per chi pesca, detiene, trasborda, sbarca, trasporta e commercializza esemplari di cui non è consentita la cattura, per chi stordisce, uccide, cattura fauna ittica con esplosivi, con la corrente elettrica o con sostanze tossiche o anestetiche o per chi pesca provocando l'asciutta anche parziale del corso d'acqua. E' penalmente rilevante anche raccogliere, detenere, trasportare e commerciare animali storditi o uccisi in violazione alle norme antibracconaggio. Sono previste inoltre violazioni che comportano il pagamento di sanzioni amministrative da 1.000 a 6.000 euro il sequestro delle barche e degli autoveicoli utilizzati per chi pesca con attrezzi tipici della pesca professionale in acque non autorizzate o senza la prevista licenza di pesca professionale, oppure per chi utilizza attrezzi, reti, tecniche o materiali di tipo professionale non consentiti o di misura difforme, per lunghezza e dimensioni delle maglie, da quelle previste.

Novità della legge regionale sono anche le pesanti sanzioni amministrative previste per chi trasporta dal tramonto all'alba pesce o per il trasporto, scambio o commercio di pesci, anfibi o crostacei, autoctoni di acqua dolce, ancora vivi, provenienti da acque pubbliche, ad esclusione dell'anguilla, oppure per l'esercizio della pesca di tipo professionale o il trasporto di attrezzi professionali durante il periodo di fermo pesca senza idonea documentazione giustificativa o comunicazione preventiva. Ma l'arma più importante introdotta come sanzione accessoria per chi viene colto nel compimento di atti riconducibili direttamente o indirettamente al bracconaggio ittico, è sicuramente il sequestro del pescato e delle attrezzature utilizzate per mettere a segno le sempre più frequenti incursioni dei pescatori di frodo, nonché dei mezzi di trasporto ed eventuali imbarcazioni utilizzate dagli stessi bracconieri. Si tratta spesso di bande organizzate, spesso provenienti dall’Europa dell’Est ma anche dall'Italia, che praticano la pesca di frodo nelle acque interne con metodi illegali, violenti e altamente impattanti, come l’uso di sostanze inquinanti o anestetiche, scariche elettriche, o con reti o mezzi di enormi dimensioni o utilizzando modalità e strumenti ad altissima capacità di cattura.


 

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