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Daini, l'Enpa: "La Provincia può uscire dal dannosissimo cul-de-sac che aveva creato"

Veramente singolare il percorso di Ravenna nel volgere di pochi mesi - esordisce Agnoli -. Da candidata a capitale europea della cultura a capitale venatoria della strage di daini".

La decisione del consiglio di stato di sospendere la caccia al daino alla pineta di Classe può permettere alla Provincia di Ravenna di "uscire dal dannosissimo cul-de-sac nel quale si era ficcata". E' quanto afferma Francesco Mario Agnoli, consigliere della sezione provinciale dell'Enpa Ravenna. "Veramente singolare il percorso di Ravenna nel volgere di pochi mesi - esordisce Agnoli -. Da candidata a capitale europea della cultura a  capitale venatoria della strage di daini".

"Da quanto si è visto in queste ultime settimane la commissione incaricata di scegliere  fra le varie candidate italiane al titolo di capitale europea della cultura si sarà molto compiaciuta con se stessa per avere preferito Matera - prosegue l'esponente dell'Enpa -. Se avesse optato per Ravenna  si sarebbe trovata fra le mani una patata bollente  di non poco conto, con la sgradevole eventualità  di  dovere prendere in esame  la possibilità di revocare la designazione. E comunque di essere contestata per una scelta sbagliata. Non si tratta di essere cacciatori, protezionisti o animalisti".

Per il consigliere provinciale dell'Enpa, "l''esecuzione del provvedimento con il quale la Provincia aveva disposto l'abbattimento di una settantina di daini nella pineta di Classe ha dato luogo ad una serie di avvenimenti, in gran parte  assolutamente prevedibili (tranne forse l'eccesso finale da parte venatoria), che, a parte ogni altra considerazione, hanno inciso gravemente  sull'appeal turistico ravennate,  dal momento che nel turismo è sempre presente anche il fattore culturale".

"La vicenda messa in moto dall'incauto (per non dire peggio) provvedimento della Provincia si è svolto attraverso un susseguirsi di manifestazioni di protesta, scontri sul campo fra cacciatori e protezionisti, abbattimento di tralicci-postazione nella pineta, tagli ai pneumatici delle auto e, infine, ciliegina sulla torta, l'avvertimento mafioso  da parte di uno o più cacciatori, che, non paghi del taglio delle gomme, hanno lasciato sul cofano dell'auto presa di mira la testa mozzata di un daino", continua.

"A questo punto è verosimile che la prima a rallegrarsi del provvedimento del Consiglio di Stato, che, in riforma dell'opposta decisione del Tar di Bologna, ha sospeso in  via cautelativa l'abbattimento dei daini, sia proprio la Provincia di Ravenna, aiutata così ad uscire (se l'ha capita) dal dannosissimo cul-de-sac nel quale si era ficcata (e, soprattutto, aveva ficcato la città) con la propria assurda ostinazione a non volere accettare le vie alternative che pure le erano state ripetutamente offerte. Accade spesso. L'abitudine al potere acceca".

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