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Nome d'elezione sull'abbonamento al bus per le persone trans: la svolta fa discutere la politica ravennate

Ravenna è la prima città in Italia dove viene permesso. Per Piccini (M5S) è un "primato di cui andar fieri", per De Carli (PdF) l'accordo "viola la legge"

Fa molto discutere la decisione di Start Romagna: l'azienda del trasporto pubblico ha infatti stabilito che Greta, una studentessa ravennate transgender, d'ora in poi potrà avere sul proprio abbonamento dell’autobus il proprio nome d'elezione invece di quello anagrafico. Una svolta epocale che fa di Ravenna la prima città in Italia in cui viene permesso questo diritto a una persona transgender.

Sulla vicenda si sono già espressi favorevolmente la vicepresidente della Regione, Elly Schlein, l’assessore regionale alla Mobilità e Trasporti, Andrea Corsini e l’assessora regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori. Favorevole all'iniziativa anche Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle: "L’Emilia-Romagna ha registrato un primato di cui non si può che andare fieri. Mi auguro che Start Romagna sia da esempio e che questa tendenza partita da Ravenna si diffonda in tutte le altre città d’Italia”.

"Questa importante decisione - prosegue Silvia Piccinini - rende ancora più evidente quanto una certa classe politica, in visibilio per l’affossamento del Ddl Zan, sia scollata dalla realtà e ci ricorda che i diritti, per affermarsi, non hanno bisogno di bussare alla porta. È solo questione di tempo. Non è sicuramente un caso che questa piccola grande rivoluzione sia partita proprio dalla nostra Regione, che da sempre dimostra una particolare attenzione ai diritti civili, testimoniata anche dalla legge regionale contro l’omotransfobia".

"Quanto deciso da Start Romagna rappresenta, per le persone transgender, un risultato di fondamentale importanza - conclude Piccinini - che ha a che fare con il loro diritto ad esistere. Questa decisione, infine, lancia anche un importante segnale a tutti coloro che, dopo gli spiacevoli avvenimenti delle ultime settimane, si sono sentiti abbandonati dalle istituzioni, invisibili, inutili: non lo siete".

De Carli (PdF): "L'accordo viola la legge oltre che il buon senso"

Contrario alla decisione presa da Start Romagna Mirko De Carli, consigliere nazionale del Popolo della Famiglia: “Siamo al limite dell’assurdo: ora Start Romagna accetta di sottoscrivere un accordo con un’associazione lgbt per diffondere una tessera di abbonamento “trans friendly” che pubblichi il nome d’elezione e non quello presente sulla carta d’identità. Ci troviamo quindi nella grottesca situazione in cui, il pubblico ufficiale che dovesse sanzionare la persona transgender, si troverà a riconoscerla con un nome non presente all’anagrafe. Quindi puniamo Paola e salviamo Paolo? Mentre che chi si chiama veramente Paolo, di nome e di fatto, viene discriminato solo per rispettare la legge dello Stato che richiede l’esibizione di un documento di riconoscibilità valido. Start Romagna provveda immediatamente a sospendere questa iniziativa, augurandoci che nemmeno un euro di soldi pubblici sia speso o venga speso per campagne arcobaleno”.

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