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Ortazzo-Ortazzino, Comune punta al riscatto dell'area: "Modello di riqualificazione come a Punte Alberete"

Approvata all'unanimità la proposta di Ancisi (LpRa): obiettivo è riscattare le aree A e B, e una futura acquisizione dell'area C, che dovrà essere riclassificata

Dopo tante discussioni, il Consiglio comunale trova un'intesa per cercare di porre rimedio all'ormai famoso caso Ortazzo-Ortazzino, con l'area naturale ravennate oggetto di una doppia compravendita privata, su cui il Parco del Delta del Po vorrebbe far valere il proprio diritto di riscatto. Martedì sera il Consiglio ha approvato all’unanimità dei 28 votanti (i gruppi La Pigna e Lega Salvini premier hanno espresso il proprio dissenso attraverso il non voto) la deliberazione proposta da Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, per “Riqualificare come zona B la zona C dell’Ortazzo Ortazzino”, integrata da quattro emendamenti nei soli punti finali del dispositivo, presentati dai consiglieri Lorenzo Margotti e Cinzia Valbonesi del PD e dallo stesso Ancisi, nel numero di due per ciascuna parte.

La delibera approvata, sottolinea Ancisi, "invita il sindaco ad attivarsi e ad operare proficuamente, presso la Giunta della Regione Emilia-Romagna e presso l'Ente Parco del Delta del Po, affinché l'attuale zona C dell'Ortazzo-Ortazzino sia qualificata, nell’immediato, come zona B, al fine di ricercare il miglior equilibrio tra tutela ambientale e fruizione pubblica con finalità naturalistica, sul modello di riqualificazione e fruizione in corso a Punte Alberete; dà pieno sostegno all'iniziativa del Parco del Delta del Po, con il supporto della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, ad esercitare il riscatto delle aree A e B ed esprime sin da ora il suo consenso ad una futura acquisizione dell'area attualmente classificata come C; impegna la Giunta comunale, di concerto con l’Ente Parco del Delta del Po, a riferire periodicamente alla conferenza dei capigruppo consiliari".

La votazione del Consiglio comunale è stata anticipata da un lungo dibattito, con il sindaco Michele De Pascale che ha negato in modo assoluto qualunque tipo di "trama" o accordo che avrebbe potuto portare all'urbanizzazione di Ortazzo e Ortazzino: "Chi sostiene il contrario sarà chiamato a risponderne". L'area è "molto rilevante", precisa il primo cittadino, con la prima giunta De Pascale che avrebbe effettuato un primo tentativo di acquisto e "l'unica interlocuzione con la proprietà è stata per l'acquisizione", con diverse lettere. Proprietà che ha poi informato che l'area sarebbe andata ad asta pubblica. In questo caso l'Ente Parco avrebbe potuto esercitare la prelazione rispetto alla maggiore offerta. Tuttavia, ricorda il sindaco, la società non ha messo più l'area ad asta, "salda i contenziosi e con atti non del tutto chiari procede alla vendita". Un'operazione che per i consulenti del Parco "non ha rispettato le prerogative per l'esercizio del diritto di prelazione". La legge, aggiunge il sindaco, dà dunque "12 mesi per il diritto di riscatto alle stesse cifre della transizione", atto che sarà deliberato dal Parco con il sostegno di Regione e Comune. Il diritto, continua De Pascale, riguarda le zone A e B e c'è la "piena disponibilità del Comune" per l'acquisto della zona C, ai valori di perizia e transizione, per poi darla in concessione. "Qualsiasi azione di acquisto - precisa De Pascale - a valori molto più alti andrebbe ben spiegata", inoltre, conclude, "ci sono tutte le istanze perché l'area C possa essere riqualificata in B, portando così alla possibilità della prelazione.

La delibera

Il testo approvato dal Consiglio comunale afferma: : “Il comparto Ortazzo e Ortazzino rappresenta uno dei pochi lembi di territorio costiero della regione Emilia-Romagna sopravvissuto al rapido processo di trasformazione del litorale avvenuto, a partire dagli anni ’60, in seguito allo sviluppo dell’attività turistica sull’intera fascia alto-adriatica. È rigorosamente protetto come Zona Ramsar, Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale della rete Natura 2000 e bene paesaggistico. Il Piano Territoriale del Parco regionale del Delta, di cui è parte, lo classifica, per circa 71 ettari, come zona A di tutela integrale (unica di tutto il Parco), a cui non è neanche possibile accedere, e per circa 340 ettari come zona B di tutela generale, in cui sono consentite esclusivamente attività di conservazione della natura. I restanti 72 ettari, a sud dell’Ortazzino, sono invece classificati zona C, in cui, oltre alle attività di conservazione della natura, sono state ammesse, essendovi porzioni degradate a seguito di opere di urbanizzazione compiute negli anni ’70, bloccate poi dalla magistratura, la realizzazione di interventi di ripristino ambientale, ma anche, tra l’altro, certificate dalla relazione tecnico-estimativa dell’Ortazzo-Ortazzino prodotta dall’Agenzia delle Entrate il 28 giugno 2018, ‘attività reddituali antropiche di ‘escursionismo e turismo naturalistico sui percorsi previsti dal Piano di Stazione del Parco’ e integrative al reddito agricolo, quali ‘la silvicoltura, l’agriturismo, l’offerta di servizi ambientali e per l’ospitalità, ricettivi e ricreativi per l’attività del tempo libero’”.

In particolare, riguardo alla zona C, la delibera richiama il parere dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), secondo cui vi sarebbero "le condizioni affinché i terreni indicati vengano fatti rientrare nella zona B del Piano del Parco”, affermando che “il cambiamento di classificazione è auspicabile per garantire la conservazione della biodiversità nel lungo termine in quanto permetterebbe di perseguire più efficacemente gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie di interesse nazionale e comunitario presenti nel biotopo”. Il documento poi riporta come il direttore stesso dell’Ente Parco del Delta, Massimiliano Costa, abbia attestato che le aree B e C “dal punto di vista ambientale sono analoghe e quindi potrebbe tranquillamente essere una zona B anche la C, stiamo valutando la possibilità di farlo”, e come Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, abbia confermato le valutazioni in corso circa la “possibile riclassificazione della zona C a zona B per garantirne la tutela e l'opportunità dell'acquisizione”.

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