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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Niente pillola del giorno dopo o informazioni sull'aborto": scoppia la polemica, la dottoressa rimuove il cartello

"La dottoressa non rilascia informazioni su interruzioni di gravidanza nè ricetta per la pillola del giorno dopo". E' il cartello apparso sulla porta di un medico di base del ravennate nei giorni scorsi, destinato a far discutere

"La dottoressa non rilascia informazioni su interruzioni di gravidanza nè ricetta per la pillola del giorno dopo". E' il cartello apparso sulla porta di un medico di base di Ravenna nei giorni scorsi, destinato a far discutere. Il caso è stato denunciato da una cittadina ravennate tramite la Casa delle Donne di Ravenna: "Recandosi all’ambulatorio del proprio medico di base, ha trovato affisso sulla porta un cartello che recitava testualmente “La Dott.ssa XXX non rilascia informazioni su interruzioni di gravidanza, né ricetta la pillola del giorno dopo”. Subito sotto, un altro cartello recava indicazioni su come raggiungere il Centro di aiuto alla vita di via Paolo Costa".

La Casa delle Donne ha diffuso la foto del cartello sui social: "Un episodio che reputiamo decisamente grave, al quale ci auguriamo che le autorità competenti (Ausl Romagna, Ordine dei Medici di Ravenna e il sindaco di Ravenna con delega alla salute e presidente del CTSS) vogliano dare al più presto una risposta adeguata. Un medico non può esercitare obiezione di coscienza rispetto alle informazioni da dare a una donna che vuole intraprendere un percorso di interruzione volontaria di gravidanza, né può negarle la ricetta per la pillola del giorno dopo! Per l’ennesima volta, l’applicazione della legge 194 che nel 1978 ha istituito per le donne il diritto all’aborto garantito e sicuro è sotto attacco. Ma quella legge parla chiaro: l’obiezione di coscienza vale solo per i medici e i sanitari coinvolti dalle procedure di interruzione di gravidanza, non vale prima né vale dopo, se serve intervenire per salvare la vita della donna. Quel cartello è illegittimo, va rimosso subito e ci aspettiamo anche che vengano presi provvedimenti nei confronti della professionista che l’ha affisso. Gli attacchi alla libertà e ai diritti delle donne non passeranno!".

Mauro Marabini (Ausl Romagna): "Il cartello è stato rimosso"

Il caso è stato segnalato all'Ausl Romagna, che ha provveduto a contattare il medico in questione. "Le abbiamo contestato la cartellonistica - spiega Mauro Marabini, direttore del dipartimento di Cure primarie e Medicina di comunità di Ravenna - La dottoressa si è scusata e ha tolto il cartello. Tengo a precisare, però, che la parte su cui la dottoressa era in difetto era solo la prima parte del cartello: un medico, indipendentemente dalle sue convinzioni, non può rifiutarsi di dare informazioni sull'interruzione di gravidanza. Per quanto riguarda la prescrizione della pillola, la ricetta non è più necessaria neanche per le minorenni oggi, mentre per quanto riguarda l'indicazione dell'associazione pro vita lei è libera di dare tutte le indicazioni che vuole".

Stefano Falcinelli (Ordine dei Medici): "Deontologicamente scorretto non dare informazioni"

Sul caso interviene anche Stefano Falcinelli, presidente dell'Ordine dei Medici di Ravenna: "Preciso subito che all'Ordine non è arrivata nessuna segnalazione diretta, se così fosse stato avremmo convocato la dottoressa - spiega Falcinelli - Quello che è sbagliato in quel cartello è il rifiutarsi di dare informazioni. Abbandonare una persona è deontologicamente scorretto. Per quanto riguarda la prescrizione della pillola, invece, bisogna fare una distinzione tra obiezione di coscienza e clausola di coscienza. L'obiezione nella normativa è prevista solo in tre casi: per l'interruzione volontaria di gravidanza, per la procreazione assistita e per la vivisezione. Se il medico di base intende fare obiezione, però, deve dare comunicazione preventiva al dipartimento di Cure primarie. Però sia la legge che il codice deontologico prevedono che il medico non possa e non debba abbandonare la persona, è tenuto comunque ad assistere e a consigliare la paziente indirizzandola ad esempio al consultorio o da un collega. Esiste poi la clausola di coscienza, l'articolo 22 del codice deontologico che prevede che il medico possa rifiutare una prestazione. Come se una persona andasse da un medico con un foruncolo e chiedesse un antibiotico: il medico può rifiutarsi di prescriverlo appellandosi alla clausola di coscienza. Ma, ripeto, deve comunque dare informazioni al paziente".

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