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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Il Comune di Ravenna sottoscrive il “Manifesto dei Sindaci per la legalita' contro il gioco d'azzardo” promosso da Anci, Upi, Uncem e Legautonomie dell’Emilia Romagna

Il Comune di Ravenna sottoscrive il “Manifesto dei Sindaci per la legalita' contro il gioco d'azzardo” promosso da Anci, Upi, Uncem e Legautonomie dell’Emilia Romagna. L' adesione è stata deliberata martedì dalla Giunta comunale su proposta dell’assessora ai servizi sociali Giovanna Piaia. In continuità con la Campagna  “L'azzardo non è un gioco”, avviata lo scorso anno in città con l’insediamento del Tavolo di  lavoro, si fanno propri i contenuti del manifesto dei sindaci.

Così che anche il Comune di Ravenna conferma di essere in prima linea per chiedere, come si legge nel manifesto, una nuova legge nazionale fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’eccesso con una adeguata informazione e un’attività  di prevenzione e cura; leggi regionali in cui siano esplicitati i compiti e gli impegni delle regioni per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dei rischi del gioco d’azzardo, per il sostegno alle azioni degli enti locali. I primi cittadini delle 40 città  aderenti alla iniziativa chiedono inoltre che sia consentito il potere di ordinanza dei sindaci per definire l’orario di apertura delle sale gioco e per stabilire le distanze dai luoghi sensibili, e sia richiesto ai Comuni e alle Autonomie locali il parere preventivo e vincolante per l’installazione dei giochi d’azzardo”.  

”Come abbiamo già  avuto modo di affermare in occasione dell’apertura del tavolo che ha fatto il punto della situazione cittadina - dichiara l’assessore Piaia - a Ravenna esiste un sistema di raccordo fra Servizi Sociali e Sanitari capace di intercettare lo sviluppo di nuove forme di dipendenza , di trattarle in modo terapeutico e di coinvolgere la sensibile rete civica del volontariato politico, sociale e sindacale. A oggi a Ravenna sono decine  i cittadini  seguiti dai Servizi dell'Ausl e dalle Associazioni di auto mutuo aiuto. Tuttavia – conclude Piaia - è un fenomeno in esponenziale crescita e purtroppo ne stiamo subendo le ricadute sociali senza avere la sovranità amministrativa necessaria per governare una riduzione del danno. Per questo è sempre più necessario e urgente affrontare questo fenomeno con dispositivi di legge più cogenti ed azioni di educazione culturale di radicale efficacia”.
 
Alcuni dati - Ad oggi sono 77 le attività autorizzate dal Comune di Ravenna, e 23 quelle autorizzate dalla Questura, quest’ultime in modo permanente, come previsto dalla normativa vigente. I dati forniti dall’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, che per lo Stato Italiano regola e controlla l’intero comparto dei giochi, a ottobre 2012 confermano la grande espansione del gioco d’azzardo in tutte le Regioni d’Italia, con il primato per il fatturato della Lombardia (1.284 milioni di euro), seguita nell’ordine da Lazio (797), Campania (688), Emilia Romagna (573), Veneto (503), Piemonte (484), Sicilia (468), Puglia (438), Toscana (433), Abruzzo (203), Marche (188), Calabria (186), Liguria (192), Sardegna (159), Friuli Venezia Giulia (125), Trentino Alto Adige (120), Umbria (105), Basilicata (529), Molise (40), Valle D’Aosta (15).

L’analisi della spesa pro-capite nelle diverse regioni (considerati tutti gli abitanti), offre però un quadro del gioco un po’ diverso, sempre allarmante e più uniforme da Regione a Regione;a primo posto si colloca l’Abruzzo con 155,28 euro a testa, seguito da Lazio (144,83), Lombardia (132,31), Emilia Romagna (131,96), Molise (127,52), Liguria (122,23), Marche (121,97), Campania (119,30), Umbria (118,74), Valle D’Aosta (118,29), Toscana (117,91), Trentino Alto Adige (116,56), Piemonte (110,90), Puglia (108,07), Veneto (103,55), Friuli Venezia Giulia (102,54), Sardegna (96,98), Calabria (94,94), Sicilia (93,94), Basilicata (88,95).

Il gioco d’azzardo è la terza industria italiana, con il 3% del Pil nazionale, 5.000 aziende, 120.000 addetti, 400.000 slot machine, 6.181 punti gioco autorizzati, oltre il 15% del mercato europeo e oltre il 4,4% del mercato mondiale, il 23% del mercato mondiale del gioco online. Nel 2011 sono stati giocati 79.814 miliardi di euro, 70.262 miliardi nei primi 10 mesi del 2012, il 12% della spesa delle famiglie italiane. Sono 15 milioni i giocatori abituali, 2 milioni quelli a rischio patologico, circa  800.000 i giocatori già malati. Sono necessari 5-6 miliardi l’anno per curare i dipendenti dal gioco, mentre le tasse incassate dallo Stato sono solo 8 miliardi;
 
Le persone con maggiore dipendenza da gioco, rappresentano le fasce più deboli e fragili della nostra società, maggiori fra chi ha una minore scolarizzazione, chi ha un lavoro più precario, chi è in difficoltà nel trovare una propria identità. Gioca il 47% degli indigenti; il 56% delle persone appartenenti al ceto medio-basso; il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato; l’80,2% dei lavoratori saltuari; l’86,7% dei cassintegrati.
 
Giocano di più e con più soldi i ragazzi delle scuole professionali, il 61% dei laureati, il 70,4% di chi ha il diploma superiore, l’80,3% di chi ha la licenza media e anche gli adolescenti. Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, si stima che giochi il 47,1% degli studenti: di questi il 58,1% sono  ragazzi e il 36,8% ragazze. Gli adolescenti sono più a rischio dipendenza: circa il 4%-8% ha un problema di gioco e il 10-14% è a rischio di diventare giocatore patologico.

Il problema riguarda anche i bambini: l’8% dei bambini tra i sette e gli undici anni gioca a soldi online; il 15,3% scommette soldi nei giochi offline; i maschi sono più a rischio dipendenza. In molti giocano tutti i soldi a disposizione, altri  hanno l’abitudine di sottrarre soldi in casa o dove capita, altri chiedono soldi in prestito a parenti e amici; La dipendenza dal gioco è una vera e propria patologia che compromette lo stato di salute fisica e psichica del giocatore, il quale non riuscirà a uscirne da solo. Il malato di gioco (GAP – Gioco d’Azzardo Patologico) è cronicamente e progressivamente incapace di resistere all’impulso di giocare e spesso si trova nella condizione di dover chiedere  prestiti a usurai o a fonti illegali, oppure di venire arrestato per falsificazione, frode, appropriazione indebita o evasione fiscale mirate a ottenere danaro per giocare; a volte  giunge alla perdita del lavoro per assenteismo.

Tutto questo produce sofferenza, difficoltà di relazione anche all’interno della famiglia, litigi e vulnerabilità, fino al suicidio. Nella maggior parte dei casi la patologia di GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) oggi riconosciuta a livello nazionale nei livelli essenziali di assistenza (LEA), non è suffragata da finanziamenti per interventi del servizio sanitario, così che nel nostro Paese si è prodotta una situazione a macchia di leopardo, con aree completamente prive di assistenza specifica e aree dove la sensibilità di alcune amministrazioni o operatori del privato sociale ha saputo creare servizi ed interventi efficaci. Occorre garantire ai giocatori patologici gli stessi diritti riconosciuti ai malati di altre dipendenze: il diritto alla cura gratuita e il diritto al mantenimento del posto di lavoro durante la cura. La dipendenza da gioco si configura come una questione socio-sanitaria, che coinvolge il sistema sanitario nazionale, le Asl, le Amministrazioni locali e le comunità nel loro insieme.

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