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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Il Questore Pennella si presenta: "Il dialogo per me è fondamentale. Ma sulla sicurezza non sono 'morbido'"

Lucio Pennella da due mesi è il nuovo Questore di Ravenna, ha preso il posto di Giuseppina Maria Rita Stellino e si è insediato lo scorso 18 maggio, in piena emergenza alluvione

Crede molto nel dialogo con i cittadini come forma di prevenzione. Ma, assicura, non è affatto "morbido" e questo atteggiamento dialogante nel corso della sua lunga carriera non gli ha certo impedito di ottenere risultati, anzi. Lucio Pennella da due mesi è il nuovo Questore di Ravenna, ha preso il posto di Giuseppina Maria Rita Stellino e si è insediato lo scorso 18 maggio, in piena emergenza alluvione.

Abbiamo fatto qualche domanda al nuovo Questore, che ha voluto iniziare l'intervista (realizzata il 19 luglio) ricordando il 31esimo anniversario della strage di via D'Amelio, perché "Paolo Borsellino e i suoi uomini di scorta hanno sacrificato la loro vita per le istituzioni e resteranno per sempre un nostro punto di riferimento".

Questore, lei si è insediato a Ravenna in uno dei momenti più difficili per la provincia, quello dell'alluvione. Tanto che ha dovuto cancellare la conferenza di presentazione alla città. È stato un battesimo di fuoco, come ha vissuto quei giorni?
Innanzitutto voglio essere vicino ai familiari delle vittime di questo evento così nefasto e a tutti coloro che stanno ancora soffrendo. Iniziare la mia esperienza qui in un momento così difficile mi ha dato la possibilità di conoscere subito la macchina che il dipartimento mi ha affidato, e ho avuto impressioni positive: le donne e gli uomini della Questura hanno lavorato alacremente in quel periodo, mettendosi a disposizione della collettività nel migliore dei modi. C'è una buona rete, costituita in questo caso specifico da Protezione Civile, amministrazioni locali e Prefettura, e questo mi ha un po' tranquillizzato, perché se sono stati bravi nelle criticità, significa che anche nell'ordinarietà dovrebbe essere così. Ho visto un territorio che interagisce bene con noi.

Si è insediato poco prima dell'inizio della stagione estiva: qual è stato l'approccio per rinforzare i controlli sulla costa?
A Pinarella, oltre al consueto potenziamento dell'ufficio di Polizia estivo, ho aggiunto la presenza della Squadra Mobile, perché credo che faccia da deterrente sul territorio. Il cittadino io lo vedo come un cliente: quello che noi gli offriamo è la sicurezza, e dobbiamo offrirla nel miglior modo possibile. Per me l'abito del poliziotto è sempre quello, che si faccia a Scampia o ad Aosta. È ovvio che l'approccio è diverso, ma non ci si deve mai dimenticare di come ci si approccia alle criticità per non perdere la propria autorevolezza. E questo anche se Ravenna è una città più tranquilla, perché le isole felici non esistono. Certo, non riusciremo a risolvere tutto, ma allo stesso tempo ci metteremo il massimo impegno, perché alla fine i risultati arrivano.

Legato ai lidi e all'estate c'è il problema delle feste abusive nei bagni al mare: ci state lavorando?
Il tema dei controlli amministrativi nei locali per me è importantissimo, tanto che un locale lo abbiamo già chiuso a giugno, altri due pochi giorni fa. Non va soffocato nulla, ma bisogna esercitare nella legalità. Di concerto con Polizia locale, Ispettorato del Lavoro, Nas e Ausl ho in mente una serie di controlli che faremo nel corso dell'estate, e sulla costa faremo dei servizi di impatto: abbiamo già aumentato il personale, ma ho intenzione di incrementarlo ulteriormente in determinate serate. La collaborazione dei locali è fondamentale: quando tu inviti un personaggio famoso per un evento, e sai che il suo pubblico è minorenne e nelle sue canzoni incita a bere e fare determinate cose, devi avvisare le forze dell'ordine, così noi ci organizziamo per rendere il tutto sicuro. Io capisco che le amministrazioni comunali diano le autorizzazioni per certi eventi perché ci sono dei ritorni, ma bisogna sempre fare uno screening. Anche i sindaci devono assumersi le loro responsabilità, perché spesso si danno autorizzazioni per poi avere un ritorno politico, ma i sindaci devono fare capire che ci sono cose che possono essere fatte e altre no; dire sempre 'sì' ti può tornare contro se poi succede qualcosa.

Una delle zone più critiche per la criminalità è quella dell'Isola San Giovanni-Giardini Speyer, di fronte alla stazione. Si può fare qualcosa di più rispetto a ciò che è già stato fatto negli anni?
Quello che ho colto subito arrivando qui è che la zona della stazione è oggettivamente degradata. Ritengo che questa città abbia standard di sicurezza apprezzabili, ma questo standard va mantenuto e coltivato cercando di migliorare la situazione. Tanto è vero che ho subito potenziato i servizi di controllo proprio in zona stazione e abbiamo avuto discreti risultati: da quando mi sono insediato abbiamo controllato quasi 5000 persone, la maggior parte di queste proprio nella zona stazione-Speyer. Certo, la zona della stazione è spesso quella più degradata in molte città, ma sta anche a noi cittadini riappropriarci dei territori. Ognuno deve fare rete: noi siamo presenti come forze di polizia, ma se ad esempio ci fossero iniziative culturali in quelle zone ci riapproprieremmo di quel territorio, la gente tornerebbe a passeggiare lì e i criminali se ne andrebbero. A Bari fino a qualche anno fa c'erano delle zone infrequentabili, ora dopo un lungo lavoro sono tornate zone fruibili da tutti.

Tra i problemi più sentiti dai ravennati c'è quello dei furti in abitazione, categoria in cui ogni anno Ravenna risulta sempre la "peggiore" in Italia. Come lavorerà su questo aspetto?
Il problema dei furti in abitazione è sempre molto sentito: lo era anche quando ero vicario del Questore di Pesaro e a Trieste e quando ero Questore a Teramo. Nel periodo estivo abbiamo notato che sono in aumento, e con le volanti da quando sono qua abbiamo già arrestato 10 persone di cui 4 proprio per furto in abitazione, quindi la risposta c'è stata. Certo, questo è un problema che nessun questore risolverà, ma voglio rassicurare i cittadini: l'attenzione è molto alta e do molta importanza al controllo del territorio e alla prevenzione, che secondo me ha una funzione anche repressiva, perché se siamo più presenti i delinquenti poi vanno da un'altra parte.

Spesso però, nel commentare la "maglia nera" ravennate per i furti in abitazione, viene detto che è dovuta al fatto che i ravennati "denunciano molto"...
E' vero, anche a me hanno detto questa cosa. Ma questo è un sofisma, perché anche se ti rubano un nano da giardino significa che qualcuno è entrato nel tuo giardino e l'ha rubato. Noi come Polizia non possiamo essere onnipresenti, e su una città di 150mila abitanti ci sta una piccola parte di furti in abitazione, soprattutto considerando il momento storico in cui c'è una crisi economica e molte persone fanno fatica ad andare avanti. Dobbiamo convivere con questa situazione consapevoli però del fatto che la stiamo combattendo nel migliore dei modi possibile. I 4 arresti significa che i furti ci sono, ma anche che noi riusciamo a intervenire. Legato a questo tema c'è il problema dell'immigrazione: se questa povera gente arriva qui e non viene ospitata nel modo giusto, è ovvio che per loro sarà più facile finire sulla strada dell'illegalità. Dobbiamo affrontare questa situazione, perché non possiamo impedire l'accesso a nessuno sul territorio, ma dobbiamo essere consapevoli che se queste persone non vengono accolte nel modo giusto finiranno per delinquere. Noi dobbiamo impedire che lo facciano, però sappiamo che è un problema in più e che non sempre riusciremo a risolverlo. E trovare soluzioni sta ai politici, noi dobbiamo cercare di garantire sempre la sicurezza.

Lei è stato anche Dirigente della Digos a Bari e ha diretto la 'Squadra Tifoseria' per contrastare la violenza negli stadi. Anche qui a Ravenna negli scorsi anni ci sono stati episodi di scontri tra ultras, come quando il pullman dei tifosi del Prato passò dietro alla curva nord (feudo dei tifosi ravennati) o quando ci fu uno scontro con gli ultras della Triestina fuori dal bar di ritrovo dei tifosi giallorossi.
A Teramo ho fatto più di 50 daspo. E parliamo del Teramo, non parliamo del Real Madrid... Eppure c'era quella mentalità violenta che dobbiamo assolutamente debellare. A Ravenna mi hanno detto che il tifo non è così sentito per fortuna, ma cercheremo di evitare errori come questi: un pullman di tifosi avversari non può passare davanti al bar degli ultras, è intercettabile, se non hai pensato di farlo è un errore che poi si può ripercuotere creando ulteriori rivalità tra i tifosi. Il servizio di ordine pubblico deve essere uguale se giocano Bari e Lecce come se giocano il Ravenna e un'altra squadra. Terremo alta l'attenzione, ad esempio una pratica importante è quella di fare uscire prima i tifosi locali e poi quelli ospiti, e non il contrario come mi è capitato di vedere: è più semplice trattenere sugli spalti 50, 100, 200 tifosi ospiti rispetto ai 2000-3000 locali, prima fai uscire i ravennati che vanno a casa, tu recuperi tutte le forze dislocate nei vari settori e li metti a tutela dei tifosi ospiti. Se fai il contrario è più facile che avvenga il contatto tra le due tifoserie. In ogni caso credo che sia molto importante il dialogo, cercare di capire cosa si può concedere e cosa no: mi è capitato che degli ultras mi dicessero 'Noi non vogliamo vedere le divise vicino a noi, state tranquilli che non succede niente'. Se in quel momento quel dialogo mi consentiva di non creare incidenti e di andarcene tutti a casa, noi e i cittadini, senza teste rotte, quel dialogo va bene e funziona. Discorso analogo, ma più difficile, se lo portiamo sul campo politico: a Trieste abbiamo fatto un raduno nazionale di Casapound e chiaramente vennero tutti gli antagonisti estremisti dell'altra parte politica. Eppure lo abbiamo gestito parlando. Per me il dialogo è fondamentale, certo è più complesso dove ci sono degli steccati ideologici, ma anche con loro si riesce a parlare quasi sempre e si trova un punto di incontro. Ho lavorato nella Digos per 20 anni e ho sempre cercato di parlare, con gli ultras come con i lavoratori in protesta. Questo non significa che non ho avuto risultati, però credo che sia necessario agire con le luci di posizioni sempre accese, mentre gli abbaglianti vanno accesi solo quando serve. Se vai in giro con gli abbaglianti sempre accesi, prima o poi vai a sbattere.

Durante la sua carriera qual è stata la soddisfazione più grande e quale, invece, il momento più difficile?
La soddisfazione più grande è quando le persone per strada mi salutano e ringraziano per il modo in cui io mi sono approcciato a loro, e me ne sono capitati molti di questi episodi, sia con le persone "normali" ma anche con gli stessi ultras o con persone in qualche modo in contrapposizione con me. Ma anche l'essere riuscito a interagire con territori diversi e a farmi voler bene dalla gente, è stato un bel banco di prova riuscire a lavorare bene in un territorio come Trieste, molto lontano da Bari. Forse sono riuscito a  dare un'immagine della Polizia che non è quella di una volta e le persone mi hanno apprezzato, fermo restando che non sono assolutamente una persona morbida per quanto riguarda i servizi e la sicurezza. Il momento più difficile, invece, quando nel 2019 facevo il vicario a Trieste e due giovani poliziotti vennero uccisi in Questura (il Questore mostra una foto delle due vittime incorniciata alle sue spalle, ndr). Un uomo era stato fermato per un furto di uno scooter su segnalazione dei suoi stessi genitori. Sembrava un caso "facile", invece riuscì a sottrarre l'arma a un poliziotto e uccise entrambi. Erano due ragazzi che vedevo ogni sera, chiacchieravamo sempre. Non bisogna sottovalutare mai nulla, bisogna essere sempre pronti, ovunque ci si trovi, e quindi anche in una città più tranquilla come Trieste o Ravenna. Ne ho viste tante, ma la morte di quei due ragazzi me la porterò dentro per sempre.

La carriera del Questore

Nato a Foggia nel 1966 e laureatosi in giurisprudenza, dopo aver frequentato dal 1984 l’Istituto Superiore di Polizia a Roma Pennella ha svolto gran parte della propria carriera presso la Questura di Bari, dove ha assunto l’incarico di Vicedirigente della Squadra Volanti, Dirigente della Sezione Omicidi della Squadra Mobile e della Digos, ufficio al quale si è sempre sentito particolarmente legato - nell’ambito della Digos ha anche coordinato e diretto la “Squadra Tifoseria”, che si occupa di monitorare, prevenire e contrastare il fenomeno della violenza negli stadi.

Nel capoluogo pugliese, nell’ambito della direzione del Commissariato di Bari - Carrassi, ha gestito importanti eventi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, ottenendo importanti risultati operativi anche per gli aspetti di polizia giudiziaria. A Bari ha gestito numerose situazioni di criticità superate con successo ed equilibrio, come i mondiali di calcio del 1990, l’esodo dei 25.000 profughi albanesi del 1991, il controllo dei movimenti studenteschi e antagonisti tra gli anni novanta e duemila. Molto stimato e impegnato nel sociale, è Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno e del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed è stato premiato dal CSEN nell’ambito del mondo sportivo.

Negli anni ha anche assunto la direzione del Compartimento della Polizia Stradale delle Marche di Ancona, mentre in Friuli ha svolto le funzioni di vicario e prima ancora ha prestato servizio alla Questura di Pesaro e Urbino. Nel maggio del 1993 è stato insignito di un “attestato di Pubblica Benemerenza al Valore Civile” consegnatogli dal Ministero dell’Interno.

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