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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

La Ravenna-Bologna? Non è una linea per pendolari. "Mi gioco le ferie per colpa dei ritardi, sto valutando il trasferimento"

Il treno delle 7.30 della Pausini? Oggi probabilmente sarebbe in ritardo (o soppresso). Chissà se oggi la cantante scriverebbe ancora di Marco o, piuttosto, dei problemi che affliggono la linea ferroviaria in questione, che di recente si è "conquistata" un posto tra le peggiori d'Italia

Il treno delle 7.30 della Pausini? Oggi probabilmente sarebbe in ritardo (o soppresso). Tutti (o quasi) abbiamo in mente l'inizio della canzone che portò alla ribalta la solarolese più famosa al mondo. Marco se n'è andato e non ritorna più, e il treno delle 7.30 è senza lui... Quel treno esiste ancora: parte ogni giorno alle 7.25 da Solarolo e arriva alle 8.15 a Faenza, dopo un cambio alla stazione di Castel Bolognese-Riolo Terme. Ritardi e cancellazioni permettendo, ovviamente.

Chissà se oggi la cantante scriverebbe ancora di Marco o, piuttosto, dei problemi che affliggono la linea ferroviaria in questione - la Bologna-Ravenna - che di recente si è "conquistata" un posto tra le linee ferroviarie peggiori d'Italia, come certifica il rapporto 'Pendolaria' di Legambiente. Un documento che racconta di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto su ferro.

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E se al sud le condizioni sono sicuramente peggiori, anche i pendolari romagnoli non se la passano bene: tra gennaio e giugno 2023 circa un treno su 5 sulla tratta Bologna-Rimini via Ravenna ha registrato ritardi, mentre il 10% dei treni è stato addirittura soppresso. Anche escludendo i dati di maggio e giugno 2023 (in cui il tratto è stato interrotto a causa dell’alluvione) la puntualità rimane invariata attorno all’80%, mentre il target regionale dovrebbe essere superiore al 90% e, in rapporto al numero di passeggeri trasportati, la direttrice Ravenna-Bologna, per Legambiente, "è senza dubbio quella che apporta maggiori disagi al maggior numero di persone".

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Barbara, pendolare da sei anni: "Situazione stremante, ho pensato di chiedere il trasferimento"

Barbara abita a Lugo, ha 45 anni e da sei tutti i giorni, da lunedì al venerdì, si reca a lavoro a Bologna in treno, partendo da Lugo e passando da Castel Bolognese. "All'andata prendo il treno delle 6.57 e devo dire che questo è abbastanza puntuale, anche se 5-10 minuti di ritardo li accumula quasi sempre, ma per chi viaggia in treno quello è un ritardo ormai "standard" - spiega Barbara - I veri problemi sono al ritorno: a volte prendo il treno delle 17.05, altre volte quello delle 18.05, ma la situazione è identica e scandalosa. Solo guardando agli ultimi tre o quattro mesi, in media il treno arriva con un ritardo pesante almeno 2 o 3 volte a settimana. La cosa peggiore, poi, è la totale assenza di comunicazione a noi pendolari: stiamo fermi 40 minuti davanti al treno con le porte chiuse senza che nessuno ci dica niente (successo la scorsa settimana), il treno all'orario previsto non arriva e anche in questo caso nessuno ci aggiorna. Noi stiamo lì appesi ad aspettare un treno che spesso poi non arriva proprio: a volte ti dicono che ci sarà un ritardo di 5 minuti, che poi diventa di 10, poi di 15 e poi il treno viene soppresso. Se almeno lo dicessero con un minimo di preavviso, uno potrebbe organizzarsi diversamente con altri treni o altri mezzi pubblici. È allucinante".

I problemi per i pendolari non consistono solo in ritardi, cancellazioni e attese infinite sulla banchina, ma riguardano anche le condizioni dei convogli ferroviari e delle stazioni. "I due treni del ritorno sono sempre strapieni, fino a Imola viaggiamo quasi sempre in piedi uno sopra l'altro. E poi non sai mai che "clima" troverai a bordo: ci sono carrozze senza aria condizionata o riscaldamento, altre che in pieno inverno hanno l'aria condizionata fredda fortissima e altre in cui d'estate fai la sauna. La stazione di Lugo poi è in condizioni pietose: la macchinetta per fare i biglietti non funziona quasi mai, il sottopassaggio si allaga spesso rendendo impossibile il passaggio".

Una situazione, già di per sé pesante, che con l'alluvione non ha fatto altro che aggravarsi: "Prima di maggio 2023 c'erano tanti ritardi, ma adesso il ritardo è diventato quasi una costante e arrivo a casa in media con 40 minuti di ritardo ogni giorno - continua Barbara - Quando la stazione di Lugo era inagibile per via dell'alluvione, tra l'altro, noi che abbiamo l'abbonamento annuale non abbiamo avuto un minimo di rimborso. In quel periodo andavo fino a Imola tutti i giorni in auto e prendevo il treno da lì, perché gli autobus sostitutivi erano pochi, spesso arrivavano in ritardo e già pieni di studenti".

Tutte queste problematiche hanno spinto la 45enne a pensare di chiedere alla sua multiutility un trasferimento in un'altra sede di lavoro: "Per fortuna nella mia azienda capiscono e non mi arrivano i richiami, ma le ore che perdo in attesa del treno mi vengono scalate dalle ferie. Alla sera invece non prendo mai appuntamenti dopo il rientro per paura di non riuscire ad arrivare in tempo: se fissassi una visita medica, ad esempio, e il mio treno facesse tardi, poi dovrei pagare comunque la visita, perché avrei "sforato" le 24 ore di anticipo richieste dall'Ausl per evitare il pagamento. Io sto benissimo nel mio ufficio a Bologna, ma negli ultimi mesi ho davvero iniziato a pensare di chiedere il trasferimento più vicino a casa perché non è più sostenibile. La sera arrivo a casa, dopo essere stata delle ore ad aspettare un treno, congelata e distrutta e penso: ma chi me lo fa fare?".

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