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Cronaca Faenza

Uccide il patrigno con un piatto di pasta al veleno: condannato a 30 anni

Il 20enne era accusato dell'omicidio del patrigno 57enne, morto il 15 aprile 2021 dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone avvelenate con nitrito di sodio, e del tentato omicidio con le stesse modalità della madre, quest'ultima però sopravvissuta

Condanna in primo grado a 30 anni per Alessandro Leon Asoli, 20enne faentino accusato dell'omicidio del patrigno Loreno Grimandi, 57enne morto il 15 aprile 2021 dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone avvelenate con nitrito di sodio, e del tentato omicidio, con le stesse modalità, della madre Monica Marchioni, quest'ultima però sopravvissuta.

La sentenza in Corte d'assise a Bologna è arrivata dopo tutta la giornata di lunedì passata in camera di consiglio. La pm Rossella Poggioli aveva chiesto l'ergastolo per l'omicidio e 18 anni per il secondo delitto imputato al ragazzo. Sul piano pecuniario, la corte ha disposto un risarcimento da 500mila euro alla madre della vittima e 750mila di provvisionale per la madre dell'imputato.

I fatti risalgono a più di un anno fa, in un appartamento alle porte di Casalecchio. Il 15 aprile 2021 - questa la ricostruzione appurata nel procedimento - Asoli aggiunge alla cena da lui preparata una sostanza acquistata su internet con la carta di credito della madre, il nitrito di sodio. Il piatto, delle penne al salmone, risultò da subito indigesto alla madre, che ne addentò solo qualche forchettata, mentre il padre - forse nel tentativo di non mortificare il figliastro - finì tutto il piatto, ma poi si sentì molto male, fino alla morte. La madre del ventenne, dopo aver intuito quanto aveva compiuto il figlio, si rifugiò da una vicina, mentre il ragazzo venne rintracciato a casa dei nonni. Nonostante la piccola quantità ingerita, la madre rimase in ospedale per quasi un mese.

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