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Cronaca

Servizi educativi, il presidio in piazza dei sindacati: "Ancora nessuna risposta dal Comune"

Le organizzazioni sindacali rivendicano "la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale vigente, ossia il diritto delle educatrici e degli educatori al livello adeguato di inquadramento"

I sindacati Fp Cgil, Fisascat Cisl, Fp Cisl e Uil Fpl esprimono insoddisfazione per le risposte ricevute dall’amministrazione comunale e dai vertici delle cooperative in merito alle condizioni di lavoro e alla conseguente qualità dei servizi garantita nell’appalto dei nidi e materne del Comune di Ravenna, tematiche che coinvolgono anche l’integrazione scolastica e che sono trasversali in tutta la provincia. “Attendiamo delle risposte concrete da amministrazioni e cooperative – dicono i sindacati - e coinvolgeremo le famiglie, le lavoratrici e i lavoratori del territorio provinciale come parte attiva di questa protesta a sostegno delle nostre richieste, poiché la qualità dei servizi dei nidi e delle materne, a cui affidiamo il futuro delle bambine e dei bambini, passa inevitabilmente dalla qualità delle condizioni di lavoro in tutte le scuole". Per questo i sindacati hanno indetto per sabato 20 maggio alle 10 un presidio in piazza del Popolo a Ravenna: "Per dare valore al lavoro sia esso in ambito dell’infanzia o della disabilità. Gli educatori non sono invisibili e dal 15 maggio le educatrici, gli educatori e le ausiliarie indosseranno un nastro colorato al braccio in segno di protesta".

Le organizzazioni sindacali rivendicano "la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale vigente, ossia il diritto delle educatrici e degli educatori al livello adeguato di inquadramento, liv. D2, previsto dal contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali per gli Educatori con titolo, con circa 80 euro mensili in più rispetto all’attuale liv. D1 dell’educatore senza titolo. Grazie all’intervento dei sindacati, il livello D2 è stato riconosciuto, ma solo in parte, agli educatori dell’integrazione scolastica a tempo indeterminato, in quanto la gara d’appalto dell’Integrazione scolastica richiede un minimo del 40% di educatori con titolo. Questo può recare pregiudizio sia ai lavoratori che agli utenti, c’è infatti il rischio che le cooperative scelgano di assumere il 60% di educatori senza titolo creando così una disparità di risposta".

Nella gara d’appalto dei nidi, la figura richiesta dal Comune di Ravenna è quella di “Assistente all’Infanzia con funzioni educative”. I sindacati, tuttavia, contestano questa scelta, "in quanto in tali servizi va prevista la figura di Educatore come presente nei nidi gestiti direttamente dal Comune. La figura dell’assistente, per altro, non è prevista dalla delibera regionale 1564 - affermano i sindacati - Non è possibile che ad oggi, nonostante le nostre insistenze e gli incontri preventivi rispetto all’uscita delle gare d’appalto, non sia stata ancora recepita questa indicazione già segnalata in numerose occasioni al Comune. In questo modo si produce un effetto di gara al ribasso sul costo del lavoro. Rinnoviamo, inoltre, l’appello affinché venga riconosciuto il pasto al personale di cooperativa così come al personale comunale, quale momento educativo".

"A oggi, infatti, queste lavoratrici sono costrette a consumare un pasto, diverso da quello consumato a scuola dai bambini, non conferendo una connotazione educativa a questo momento, così come previsto dal Patto Pedagogico del Comune di Ravenna. Lo stesso trattamento viene riservato alle Ausiliarie delle Scuole dell’infanzia, che assistono i bambini e le maestre nel momento del pasto guardandoli consumare il loro cibo senza poter prendere parte a questo momento conviviale ed educativo, come fossero estranee al gruppo di lavoro - sottolineano i sindacati - La carenza di personale educativo resta un problema, dovuto alla poca attrattività di un contratto economicamente inadeguato, ma anche alla mancanza di risposte e impegno per garantire uguali trattamenti e condizioni lavorative per tutti gli operatori e le operatrici. Non si può risparmiare sulla pelle dei lavoratori e sulla qualità di servizi pubblici fondamentali".

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