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Cronaca

L'ex team manager di Simone: "Un cuore d'oro e un talento straordinario, ma aveva uno sguardo triste"

Anche le precedenti squadre in cui Simone ha militato ricordano il 38enne fantasista faentino, morto nella notte tra martedì e mercoledì, non solo per le sue doti sportive, ma anche per quelle personali

"Simone aveva un cuore d'oro e un talento straordinario, era nato per giocare a calcio". Il mondo dello sport è in lutto per la morte di Simone Rispoli, ex numero 10 del Ravenna Calcio trovato morto mercoledì mattina in un parco della città. Parenti, amici e compagni di squadra ancora non riescono a capacitarsi di come sia potuto succedere, e anche le precedenti squadre in cui Simone ha militato ricordano il 38enne fantasista faentino non solo per le sue doti sportive, ma anche per quelle personali.

Il ricordo degli amici: "Era un animo buono, ma non siamo riusciti ad aiutarlo"

"Facciamo tutti fatica a crederci: quando si vola via troppo presto, il ricordo non svanisce più - lo ricorda commosso Gianfilippo Rossi, ex team manager del Casalecchio Calcio 1921, nel quale Simone ha militato nella stagione 2015/2016 - Con lui si era instaurato un rapporto particolare che va al di là del campo, dei risultati e della società. Simone aveva un cuore generoso, i suoi pensieri erano sempre per la sua famiglia. Furono molte le ore passate a parlare con lui, a cercare di aiutarlo e di sorreggerlo quando aveva qualche momento difficile e a fargli sentire che noi tutti eravamo lì. Con la sua aria da "James Dean" era capace di ottenere tutto, ma il suo sguardo a volte diventava triste".

Anche Rossi lo ricorda come un calciatore dall'enorme talento: "Di calcio parlavamo poco, perché lui sapeva sempre cosa doveva fare in campo: era nato per giocare a calcio, era l'idolo della Romagna e una star nel "piccolo grande" calcio. Quando io e Fabio Ronzani lo tesserammo ci guadiamo attoniti dicendo "Abbiamo preso un fenomeno". Andavo a prenderlo in stazione, dove arrivava con il treno regionale, e prima di ogni partita mi chiedeva di portargli una "Redbull" per caricarsi, era diventata una sorta di "cabala". In giornata era un trascinatore, un leader carismatico, tanto da fare impazzire la Ravenna calcistica, in particolare molti cuori della curva Ultras del Benelli. Vederlo giocare per chi ama questo sport era tutto. Il piede sinistro era un dono divino, ha fatto battere il cuore di tante persone. E' già una leggenda, e le leggende non muoiono mai, specie quando se ne vanno così in fretta. Ora metti la palla all'incrocio e nascondi quel pallone che nessuno dai piedi ti porterà piu via".

E' di un volto noto del calcio locale il cadavere trovato nel parco

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