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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Veterinario accusato di maltrattamenti e frode: manifestanti fuori dal tribunale per l'avvio del processo

Si è tenuta a Ravenna la prima udienza del processo contro il veterinario Mauro Guerra. Entro fine ottobre si conosceranno le prove e le parti civili ammesse

Si è aperta martedì con un'udienza interlocutoria e una manifestazione al di fuori del Tribunale di Ravenna il processo contro Mauro Guerra, il veterinario di Sant'Antonio indagato per maltrattamento e uccisione di animali, detenzione illegale di farmaci, smaltimento illecito di rifiuti speciali, falsificazione di libretti sanitari, frode in commercio e reati tributari (27 in tutto i capi di imputazione formulati al termine delle indagini). Presentate durante l'udienza le parti civili e la memoria difensiva di Guerra, non presente in aula, che nei mesi scorsi ha rinunciato all'udienza preliminare chiedendo il giudizio immediato. Il veterinario è assistito dagli avvocati Claudio Maruzzi e Antonio Vincenzi. Entro la data del 31 ottobre il giudice Farinella scioglierà la riserva su quante e quali saranno le parti civili ammesse al processo, così come si conosceranno le prove e i testimoni ammessi al dibattimento.

Il veterinario ravennate, con ambulatorio a Sant'Antonio, si trova infatti al centro dell'operazione 'Balto' che, nel corso del 2021, aveva portato al sequestro del suo studio. Sigilli che poi vennero tolti nel mese di maggio dello stesso anno (tanto che negli ultimi due anni l’imputato ha sempre esercitato la professione veterinaria). Con lui, accusati a vario titolo, si sono altri 7 imputati, tra cui i due proprietari del cane Balto (la direttrice del carcere di Ravenna e suo marito) e una persona a cui l'animale veniva lasciato in custodia. L'accusa è portata avanti dal sostituto procuratore Marilù Gattelli.

Ad accompagnare la prima udienza del processo c'è stata però anche una nutrita manifestazione al di fuori del tribunale ravennate, dove erano presenti vari clienti affezionati del veterinario di Sant'Antonio. Già dopo l'avvio delle indagini, infatti, molti clienti avevano dato vita al gruppo 'Io sto con Mauro Guerra', a sostegno della presunta innocenza del professionista ravennate.

Il caso del Labrador Balto: da dove tutto è partito

Le indagini sono partite nell'agosto del 2020 da una scoperta fortuita di un agente della Polizia locale non in servizio, che camminando in centro aveva notato un Labrador - Balto, che ha poi dato il nome all'intera indagine - guaire disperatamente all'interno di un cortile. Il cane, i cui proprietari si trovavano in vacanza, era affidato alle cure di un anziano. Ma il povero animale, sotto il sole cocente di agosto, era spossato e disidratato. Balto era stato poi portato dal suo veterinario, Guerra appunto, che avrebbe dichiarato di averlo visitato appena due settimane prima e che lo aveva poi soppresso sotto consenso dei proprietari dell'animale.

Eppure il cane, a detta dei vicini, non pareva in condizioni così disperate da non poter essere risolte: era poi emerso che l'ultima visita effettuata da Guerra, in realtà, risaliva al 2015, 5 anni prima, e le indagini hanno infine accertato che Balto è stato soppresso "senza necessità terapeutica". Il Labrador infatti, "per quanto non versasse in condizioni brillanti a causa del crudele trattamento riservatogli nei caldi mesi estivi - scrive il Gip - aveva comunque mangiato e bevuto, ancora deambulava autonomamente, non aveva problemi di appurata incontinenza: doveva essere solamente reidratato, curato e nutrito". Non solo: la soppressione del povero animale sarebbe avvenuta tramite un'iniezione di Tanax, un farmaco in grado di causare la morte tramite soffocamento, ma senza nessuna anestesia, senza la quale l'animale rimane in stato di coscienza, potendo così percepire il dolore.

Nel corso delle indagini sarebbero poi emerse altre vittime, come Iron, un pitbull di appena 4 anni che avrebbe atteso 5 ore prima di essere operato d'urgenza senza anestesia; in seguito all'intervento, Guerra avrebbe comunicato al proprietario del cane che l'animale avrebbe dovuto essere sottoposto a eutanasia, in quanto non sarebbe arrivato a sera. Fortunatamente il proprietario si era rivolto poi a un altro veterinario, che aveva salvato il povero Iron. Il cane Pippo, invece, sarebbe stato sterilizzato senza essere anestetizzato, ma solo leggermente sedato, tanto da dover essere legato durante l'operazione, eseguita addirittura chiedendo al proprietario di fare da "assistente". Intere cucciolate sarebbero invece state sottoposte al taglio della coda in violazione di legge, che consente la caudotomia solo nella prima settimana di vita dell'animale e solo in caso di destinazione dello stesso ad attività sportivo-venatoria, e non per adeguamento allo standard di razza. Una "incontinente e smisurata ricerca della morte, per di più dolorosa, di una schiera dei propri pazienti animali", si legge nel decreto.

Libretti falsificati, detenzione illegale di farmaci, frodi fiscali

Tra i 27 reati contestati c'è anche la falsificazione di libretti sanitari - i proprietari degli animali, in diversi casi, secondo gli inquirenti avrebbero pagato per vaccini in realtà mai somministrati - lo smaltimento illecito di rifiuti - si legge di carcasse feline ritrovate all'interno di una doccia - l'esercizio abusivo della professione di farmacista legato alla produzione e vendita 'sottobanco' di medicinali, ma anche la produzione di miele senza i necessari standard igienici e, soprattutto, la maxi evasione fiscale posta in essere dal veterinario dal 2014 ad oggi, quantificata in oltre un milione di euro di imposte evase, che ha portato al rinvenimento di ben 619mila euro in contanti nascosti nel garage dell'abitazione del professionista.

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