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Venerdì, 26 Aprile 2024
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L'aula magna della Biblioteca Classense compie 300 anni

Sabato alle 15.30 si terrà, nella Sala Muratori, un incontro di studio che darà conto dei più recenti risultati della ricerca sulla biblioteca camaldolese di Classe e sui suoi “autori”; a seguire, alle ore 18, all’interno della prestigiosa libreria, è previsto un concerto delle Cameriste Ambrosiane & friends

La Biblioteca Classense celebra con un convegno e un concerto il terzo centenario dell’antica libreria camaldolese, oggi aula Magna, dove è conservato il patrimonio librario dei monaci camaldolesi. Sabato alle 15.30 si terrà, nella Sala Muratori, un incontro di studio che darà conto dei più recenti risultati della ricerca sulla biblioteca camaldolese di Classe e sui suoi “autori”; a seguire, alle ore 18, all’interno della prestigiosa libreria, è previsto un concerto delle Cameriste Ambrosiane & friends che eseguiranno il Quintetto con 2 celli D956 in Do maggiore di Franz Schubert.

L’iniziativa è organizzato in collaborazione con la Fondazione Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. La costruzione della prestigiosa Aula, dedicata alla conservazione dell’esteso patrimonio librario dei monaci camaldolesi, fu voluta dall’abate Pietro Canneti e fu iniziata nei primissimi anni del Settecento e completata nel 1714. Lo stesso Canneti coordinò l’équipe di artisti che si dedicarono alle decorazioni murarie in stile tardo-barocco. Tali ornamenti avevano lo scopo di celebrare i “fasti camaldolesi”, rappresentando episodi, personaggi ed allegorie legati all’Ordine.

Il programma del convegno prevede in apertura, alle 15.30, i saluti di Livia Zaccagnini, Presidente Istituzione Biblioteca Classense; seguiranno i seguenti interventi:  “Le antiche “librerie classensi” prima di Canneti” di Claudia Giuliani, Direttrice Istituzione Biblioteca Classense; “Pietro Canneti, l'abate letterato” di Donatino Domini, già Direttore della Biblioteca Classense; “Le immaginifiche inezie di Giuseppe Soratini nel cantiere della Classense” di Marco Dezzi Bardeschi, Architetto e storico del restauro; “La tradizione camaldolese degli studi attraverso la galleria dei ritratti nella Libreria di Classe” di Claudio Ubaldo Cortoni OSB Cam, Bibliotecario Sacro Eremo di Camaldoli; “I dipinti di Francesco Mancini nell'Aula Magna alla luce delle recenti novità sul pittore” di Anna Tambini, Storica dell’arte; “Antonio Martinetti e la decorazione in stucco dell’Aula Magna” di Daniela Poggiali, Istituzione Biblioteca Classense. Alle 18 nell’Antica Libreria Camaldolese – Aula Magna Le Cameriste Ambrosiane & friends eseguiranno Quintetto con 2 celli D956 in Do maggiore di Franz Schubert, in collaborazione con Fondazione Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

L'antica Libreria camaldolese - Trecento anni fa, nel 1714, si concluse la grande impresa della edificazione della Libreria del monastero camaldolese di Classe, fortemente voluta ed ideata dall’abate Pietro Canneti (1659-1730), sensibile ed erudito bibliofilo che incrementò, con l’acquisto di preziosi volumi, la biblioteca dell’abbazia, vera eccellenza culturale dell'ordine camaldolese. Per conservare un simile patrimonio librario in uno spazio ampio e sontuoso, Canneti affidò all’architetto e religioso camaldolese Giuseppe Antonio Soratini (1682-1762) l’incarico di progettare e realizzare la cosiddetta «Aula magna», cui lavorò, tra i primi anni del Settecento e il 1714, una nutrita équipe di artisti che diedero vita ad un complesso decorativo tutto centrato sulla celebrazione dei «fasti camaldolesi»: il padre Fausto Pellicciotti da Lucca, entrato anch’egli a far parte del monastero classense, intagliò le raffinate scansie lignee, decorate con festoni di frutta e fiori e destinate ad accogliere i volumi della libreria; il pittore riminese Francesco Mancini (1679-1758) realizzò il grande affresco sul soffitto e le due tele centinate sopra il portale di ingresso e sulla parete opposta all’entrata; lo stuccatore luganese Antonio Martinetti (attivo 1708-1730) realizzò le statue e il ricco apparato ornamentale in stucco che decora la parte superiore della sala.

In particolare Mancini, allievo del pittore bolognese Carlo Cignani, dipinse, sul soffitto, ad affresco, il Trionfo della divina Sapienza, che raffigura la Sapienza eterna che, ispirata da Dio, ordina alla Teologia e alla Filosofia di abbattere lo Scisma, l’Ignoranza e l’Eresia, i primi due rappresentati come un uomo e una donna bendati, resi volontariamente ciechi di fronte alla vera fede, e la terza come una donna di età avanzata e di sgradevole aspetto recante un volume da cui escono serpi; sopra alla porta di ingresso dell’Aula Magna è collocata la tela raffigurante L’unione della Chiesa latina con la greca compiuta da Ambrogio Traversari: le personificazioni delle Chiese greca e latina, negli abiti propri del loro rito, si abbracciano alla presenza del monaco camaldolese Ambrogio Traversari (1386-1439), erudito studioso, impegnato a ricomporre lo scisma fra le due chiese, e oggetto di accurati studi da parte del Canneti; sulla parete di fronte all’ingresso il pittore dipinse Il monaco camaldolese Graziano offre il libro dei Canoni alla giustizia mentre papa Gregorio IX contempla la visione, che rappresenta Graziano, autore nel 1140 di un'importante e fortunatissima opera di diritto canonico, nota come Decretum Gratiani, in atto di offrire il volume alla Giustizia, alla presenza del pontefice Gregorio IX (1170-1241).

Agli angoli della sala, lo stuccatore Martinetti realizzò le effigi di quattro grandi monaci identificati da cartigli in stucco recanti il loro nome: il teologo Guitmundio, che impugna un ostensorio, S. Romualdo, raffigurato con la lunga barba che lo contraddistingue e recante il volume delle sue esplicazioni ai Salmi, S. Pier Damiani, che tiene il pugno destro alzato e chiuso in segno di vittoria contro le passioni e Guido d’Arezzo che esibisce uno spartito musicale e una mano aperta, allusiva alla mano armonica, metodo messo a punto da Guido per facilitare i cantori nell’intonare le note.

Sulle pareti laterali dell’aula furono, inoltre, collocati, entro cornici di stucco, i ritratti di dieci padri camaldolesi celebri, realizzati in parte da Mancini, in parte da pittori locali o afferenti alla sua bottega: tra i ritratti, recentemente oggetto di un accurato restauro, curato dall'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell'Emilia-Romagna ed effettuato nel laboratorio di Isabella Cervetti, si devono citare almeno quelli di Pietro Delfino (1444-1525), celebre erudito e generale dei Camaldolesi, e di Agostino Fortunio (seconda metà sec. XVI), storico dell'ordine.

Quattro insegne in stucco, rette da puttini, sulle stesse pareti laterali ricordano anche l’altra destinazione dell’ambiente, che ospitava le quattro accademie cittadine, promosse dai Camaldolesi per sostenere gli studi letterari, filosofici e artistici: l’Accademia Camaldolese, l’Accademia dei Concordi, la Colonia arcadica, l’Accademia ecclesiastica. Le scansie lignee dell’Aula magna, realizzate in legno di gattice tra il 1707 e il 1713 dal monaco Pellicciotti, sono state recentemente oggetto di un’operazione di pulitura e di rinsaldo delle parti decorative condotta dai restauratori del Laboratorio del Restauro di Ravenna.

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