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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Dosso di via Cilla, "siamo alla resa dei conti"

È di questi giorni la notizia che la Procura della Repubblica ha disposto accertamenti tecnici sul tratto di via Cilla in cui sabato 12 gennaio perse la vita, a soli 45 anni, Valeria Dragomanni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

È di questi giorni la notizia che la Procura della Repubblica ha disposto accertamenti tecnici sul tratto di via Cilla in cui sabato 12 gennaio perse la vita, a soli 45 anni, Valeria Dragomanni, dipendente del Comune di Ravenna, nell’incidente occorsole mentre guidava il suo scooter Mbk. Un tecnico del Comune e due agenti della polizia municipale hanno effettuato rilievi sul cordolo, lo spartitraffico e il dosso realizzati nel settembre scorso appena dopo una curva situata a metà circa tra via Sant’Alberto e via Rotta. È probabile che Valeria abbia urtato nel cordolo, finendo contro un paletto e volando poi per una decina di metri. Causa le gravissime ferite, è deceduta durante il trasporto in ospedale. Il lunedì successivo all’incidente, inoltrai al sindaco una mia interrogazione sull’ “Incomprensibile isola spartitraffico omicida”, richiamando le mie inascoltate richieste, avanzate agli uffici già il 15 settembre e l’11 ottobre, di ottenere chiarimenti sul rispetto delle norme tecniche di sicurezza e di ricevere i dati e grafici necessari per le dovute verifiche. I 30 giorni di legge dall’interrogazione sono passati e non ne ho ancora ricevuto alcun riscontro, anche se  le risposte me le sono andate a cercare da solo ed ora mi manca solo qualche ultimo tassello per mettere nero su bianco l’esito della mia personale indagine, consegnandola doverosamente alla Procura. Ne anticipo oggi la struttura

La mia sola intenzione, non essendo mio mestiere fare il poliziotto né il giudice, è di far capire all’amministrazione comunale che, riconoscendo di avere sbagliato tutto a realizzare quest’opera, assuma l’unica decisione possibile: mettere tutto in sicurezza per evitare altri lutti. Questa peraltro è la sola intenzione anche della famiglia di Valeria, comunicatami dalla sua legale insieme alla richiesta di collaborazione, che non le farò sicuramente mancare. Le cause degli “errori” così clamorosamente compiuti si intrecciano tra il progetto urbanistico del 2008 del Corso Nord relativo al comparto di proprietà della ditta Molinetto (gruppo Iter) su aree collocate ai due lati della via Cilla nel tratto in cui è avvenuto l’incidente e il progetto esecutivo dell’intervento di sistemazione di tale tratto licenziato nel 2012.

LA GRANDE PIAZZA ATTRAVERSATA DAL CORSO NORD
Il progetto urbanistico compì la scelta sciagurata di considerare le due corti semicircolari (di rispettivi 1808 e 1681 metri quadrati), che sarebbero sorte di fronte agli ingressi dei due grandi palazzi costruiti poi dall’Iter, come una sola piazza pubblica (di 3489 mq) attraversata, quasi fosse un sentiero pedonale, dalla carreggiata del corso Nord. Le norme tecniche di attuazione prescrissero che elemento “vincolante” del progetto urbanistico fosse “la concezione unitaria della piazza e della carreggiata nonché dell’andamento plano-altimetrico della piazza e della strada pubblica”: in poche parole, la strada, essendo un tutt’uno con la “piazza unica”, avrebbe dovuto essere rialzata, in quel tratto, alla stessa sua altezza, cosicché potesse essere attraversata da tutti, vecchi e bambini compresi, senza dover scendere di 70 centimetri, quanto è poi stata la sopraelevazione. Quale la ragione? Posso supporre  che, diventando le due corti semicircolari dei palazzi non area privata di uso pubblico, come di solito avviene, ma area pubblica, da cedere al Comune, le successive manutenzioni sarebbero state a carico del Comune, non della proprietà privata dei palazzi al cui effettivo servizio sono state poste. Altro beneficio è lo scomputo dei costi dagli oneri di urbanizzazione a carico del costruttore. Tra l’altro, per un lavoro estetico fatto bene, fu anche prescritto che, sempre a carico del Comune, “la piazza sarà pavimentata con lastre di Luserna con inserzione di lastre e guidane in porfido rosso” e che “il tratto della via, comprese le rampe di raccordo, sarà in conglomerato bituminoso stampato con effetto lapideo, affinché assuma una configurazione analoga alla piazza”. Ingegnoso, no? Ma sarà la Procura ad accertare se è stato perseguito l’interesse pubblico. La “piazza unica” io la contestai già quando fu immaginata all’allora assessore Maraldi.

IL FUNESTO PROGETTO ESECUTIVO DEL DOSSO
Di qui il funesto progetto esecutivo. Mi mancano ancora, in scala adeguata, i profili, le sezioni tipo e le sezioni trasversali degli elaborati urbanistico/architettonici, comprendenti le misure delle corsie, delle banchine, dei cordoli, dei raggi di curvatura planimetrici e dei raggi concavi e convessi dei raccordi planimetrici, indispensabili per verificare se corrispondono alle caratteristiche di sicurezza imposte dal Codice della strada e dal suo regolamento di esecuzione. Se ci sono li avrò. Se non ci sono sarà anche peggio. Comunque, il parere espresso dal servizio Strade non richiama gli obblighi del Comune, ente proprietario, in ordine all’installazione di cordoli e dossi sulle carreggiate stradali urbane. Si sofferma sull’asfalto colorato, richiesto dal progetto urbanistico, nulla prescrivendo sull’aderenza minima di pavimentazione, che deve rispettare l’indice CAT non inferiore a 35 trattandosi di una curva planimetrica, per non aumentarne la scivolosità, e quindi la condizione di pericolo. Non indica i raggi minimi del raccordo altimetrico (40 m il concavo, 20 m il convesso). Non ci si è accorti che il raccordo altimetrico inizia nel bel mezzo di una curva, rendendone estremamente difficile la corretta realizzazione, né che la legge prescrive l’allargamento delle corsie in curva, né che la presenza di una recinzione molto rigida a filo carreggiata impedisce qualunque via di fuga ai motociclisti, contrariamente a tutte le tendenze della progettazione stradale.
Aspetto a pronunciarmi definitivamente. Ma fin d’ora posso affermare che il “dosso” di via Cilla non avrebbe mai dovuto essere autorizzato, come da leggi e direttive ministeriali, perché quella strada è fra gli itinerari preferenziali dei veicoli di soccorso, di polizia e di trasporto pubblico, e perché, in ogni caso, per come realizzato, presenta caratteristiche geometriche e prestazionali che costituiscono un’insidia per la circolazione stradale.  

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