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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Pineta Ramazzotti, l'intervento di Minichini (LpR)

Nel primo periodo applicare in modo rigoroso adeguate misure per ridurre drasticamente la presenza antropica sia in pineta che in spiaggia, tenendo conto di non penalizzare oltremodo la locale imprenditoria.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

L'intervista a il Resto del Carlino rilasciata dall'ex assessore provinciale Andrea Mengozzi e pubblicata l'11 settembre, rivela come a volte un messaggio possa assumere un indirizzo che potrebbe essere fonte di distorsione su alcune proposte al tema in discussione. Il pensiero è le idee altrui meritano sempre rispetto. Alcune considerazioni sono invece possibili. Per Mengozzi, la recinzione della pineta è vista solo per fermare i piromani. Difatti, afferma: "Non serve una rete di recinzione, serve una rete di persone". Parole sagge, poiché non è certo una rete a fermare la mano criminale di un piromane. Provo, con dovizia d'argomenti, a rendere bene l'idea che le proposte suggerite non hanno il fine preventivo di evitare incendi, probabilmente anche questi ma supportate da ben altre metodologie e strumenti. I'intento è principalmente quello di regolamentare la presenza umana in generale sia in pineta che sulla spiaggia antistante, se si vuole proteggere la rinaturalizzazione della Pineta Ramazzotti e la ricostituzione delle dune ad essa prospiciente. Infatti, in questa prima fase, non si tratta di capire qual è la pressione antropica che l'intera area può sopportare oppure chiedersi in che modo e in quali spazi ammetterla. Occorre applicare in modo rigoroso adeguate misure per ridurla drasticamente, tenendo conto di non penalizzare oltremodo la locale imprenditoria. Per fare ciò necessitano delimitazioni invalicabili, in che modo lo deciderà chi ha la gestione dell'intero territorio tenendo conto del rapporto minor costo maggior beneficio. Intervento primario per evitare uno degli effetti di disturbo alla ricrescita delle piantine, a quelle che eventualmente saranno messe a dimora, all'intero sistema della flora spontanea e alla distruzione totale delle dune ancora presenti per atto di clemenza dell'erosione marina, è privare l'intera zona da qualsiasi presenza umana. La pineta e la spiaggia, vanno, dunque, precluse, salvo visite guidate o altre forme di fruizione controllata. E' questo lo strumento indispensabile, tenuto conto della regolare inosservanza all'apposita e copiosa segnaletica in loco, che vietano l'attraversamento delle dune o di creare sentieri perpendicolari alla pineta verso il mare. Manca solo la firma sui tanti sentieri e sentierini che hanno martoriato pineta e dune, sebbene quest'ultime dotate di apposito steccato delimitativo. D'altra parte, considerata la vastità del territorio e il tempo necessario di questa prima fase, non è pensabile, tantomeno attuabile, una presenza fissa delle forze dell'ordine dall'alba al tramonto al fine di reprimere eventuali violazioni. Il termine recinzione di per sé è obbrobrioso perché significa limitare, impedire, privare la fruizione di un territorio che appartiene a tutti. In un contesto del genere, tuttavia, se non accompagnato da motivazioni sui reali intenti, diventa del tutto fuorviante al punto tale da generare nell'opinione pubblica dissenso assoluto a tali provvedimenti che, invece, necessitano proprio per consentire ai più giovani ma anche alle generazioni future di godere degli effetti benefici della natura, così come li abbiamo potuti godere noi.

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