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Cronaca

Carriere alias a scuola, l'associazione genitori torna a chiedere la retromarcia: "Il consiglio di istituto rispetti le leggi"

L'associazione dei genitori Age Ravenna torna a chiedere una retromarcia sul regolamento di istituto dell'IPS Olivetti-Callegari relativa all'istituzione delle carriere alias in quanto “il regolamento di istituto deve rispettare le leggi di rango superiore”

L'associazione dei genitori Age Ravenna torna a chiedere una retromarcia sul regolamento di istituto dell'IPS Olivetti-Callegari relativa all'istituzione delle carriere alias in quanto “il regolamento di istituto deve rispettare le leggi di rango superiore”. Scrive il presidente Eugenio Dima: “Non mettiamo in dubbio che la dirigente Sallustio abbia seguito, per l’approvazione del regolamento di rettificazione del sesso, tutte le procedure necessario ma, come dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione è anche la “Garante” che le decisioni assunte dal Consiglio d’ Istituto non siano in contrasto con la normativa vigente”.

Ed ancora: “Il nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro per il comparto scuola riconosce solo ai dipendenti del Ministero (dirigenti, insegnanti e personale ATA) il diritto a qualificarsi, non negli atti ufficiali, di un genere diverso da quello attribuito alla nascita qualora abbia già iniziato il percorso di rettificazione. Ma questo diritto, già di per sé una forzatura della legge, non è estendibile agli studenti”.

Ed ancora: “Ricordiamo che esiste una legge dello stato n. 164 del 14 aprile 1982 che consente di attribuire un sesso diverso da quello enunciato nell’atto di nascita solo a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali. Come confermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 180/2017 che “… ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1 comma 1. Della legge 164/1982, … ribadendo che per ottenere la rettificazione non sia obbligatorio l’intervento chirurgico demolitorio o modificativo dei caratteri sessuali anatomici primari ma precisando la necessità di un accertamento rigoroso tanto della serietà e univocità dell’intervento, quanto dell’intervenuta oggettiva transizione dell’identità di genere”.

Ed ancora: “Come genitori riteniamo che si renda conto dell’impatto educativo di un regolamento di questo genere e quindi della necessità di allargare il confronto oltre ai pochi genitori presenti in Consiglio d’Istituto, perché il diritto-dovere all’educazione dei figli è compito dei singoli genitori e non delegabile a qualsivoglia istituzione sia questa la scuola o lo Stato o la Regione o una associazione. Ci auguriamo un ripensamento di questa scelta”.

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