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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Carcasse di animali e 600mila euro in contanti nello studio: sequestro da 1 milione al veterinario

Una serie di evidenze in merito alla soppressione e al maltrattamento di animali in violazione ai propri doveri professionali, al solo scopo di lucro, acconsentendo illegalmente anche alle richieste di proprietari senza scrupoli

Martedì i militari della prima Compagnia della Guardia di Finanza di Ravenna, in collaborazione con la Polizia locale, hanno ultimato le operazioni di sequestro di denaro e titoli finanziari per un valore complessivo di 1.077.942,72 euro nei confronti di un veterinario della periferia di Ravenna, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Ravenna Andrea Galanti su proposta del Pubblico Ministero Marilù Gattelli, che contesta al professionista di aver frodato, per anni, il fisco in maniera grave, sistematica e continuativa.

Gli approfondimenti investigativi che hanno portato all’operazione di polizia tributaria sono in realtà scaturiti dalle attività di accertamento compiute dalla Procura della Repubblica di Ravenna nei confronti dello stesso professionista, ma in ordine a reati del tutto diversi da quelli finanziari oggi in contestazione. In particolare, il veterinario era finito nel mirino dell’ufficio giudiziario per una serie di evidenze in merito alla soppressione e al maltrattamento di animali in violazione e in spregio ai propri doveri professionali, al solo scopo di lucro, acconsentendo illegalmente anche alle richieste di proprietari senza scrupoli.

Da qui l’attività accertativa inizialmente delegata alla Polizia locale di Ravenna, al Gruppo Carabinieri Forestali di Ravenna e alla Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in danno degli Animali (Soarda) del Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità di Roma, che il 10 dicembre scorso hanno proceduto alla perquisizione dello studio veterinario e degli altri immobili nella disponibilità dell’indagato. Proprio durante questa perquisizione è emerso uno scenario ancor più inquietante: la polizia giudiziaria ha rilevato tutta una serie di irregolarità nella tenuta e conduzione dell’ambulatorio, tra cui la mancanza dei requisiti minimi igienico-sanitari per l’evidente sporcizia e disordine generale dei locali, l’illecito smaltimento dei rifiuti, anche sanitari, e perfino di carcasse di animali e la presenza di un magazzino non registrato di medicinali sia per uso veterinario che umano, contenente - tra l’altro - antiepilettici e anabolizzanti.

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La minuziosa attività di ricerca ha permesso inoltre di rinvenire ben 619.000 euro in contanti, in parte confezionati e sigillati sottovuoto, occultati in due scatole di polistirolo riposte tra materiale vario in un alto ripiano del garage dell’abitazione del professionista, nonché, all’interno di un baule rinvenuto sempre fuori dai locali dell’ambulatorio, una serie di agende e block notes manoscritti riportanti annotazioni criptate riferibili alla contabilità in nero degli ultimi anni che, su disposizione del Pm, sono state messe a disposizione delle Fiamme Gialle per una loro urgente e analitica disamina. Proprio sulla base di tale documentazione extracontabile, opportunamente messa a confronto con la contabilità ufficiale e con le dichiarazioni fiscali presentate nel tempo, i finanzieri sono riusciti in pochi giorni a quantificare la rilevante evasione fiscale posta in essere dal veterinario dal 2014 ad oggi, quantificata in oltre un milione di euro di imposte evase, tra imposte dirette e Iva.

I successivi accertamenti bancari, poi, hanno dimostrato il chiaro intento fraudolento del professionista, che faceva transitare in questi rapporti e in quelli degli anziani genitori somme congruenti con i redditi dichiarati che poi venivano completamente impiegate per l’acquisto di diversi terreni e per investimenti finanziari di centinaia di migliaia di euro, mentre la liquidità derivante dall’ingente attività in “nero” veniva utilizzata per tutte le esigenze familiari, tanto che negli ultimi anni non risultava alcun prelievo o altra uscita dai conti bancari, né l’utilizzo di bancomat o carte di credito. E' stato quindi ricostruito il complesso disegno criminale messo in atto dall’indagato, che aveva predisposto tutta una serie di mezzi fraudolenti tesi a ostacolare l’accertamento da parte degli uffici finanziari del reale volume d’affari e quindi dell’ingente evasione fiscale perpetrata, tra i quali il sistematico acquisto in nero (o comunque con semplici scontrini privi di tracciabilità fiscale) dei medicinali e delle altre attrezzature necessarie all’esercizio dell’attività ambulatoriale, la creazione di un magazzino di farmaci non registrati, l’illecito smaltimento dei rifiuti sanitari, l’utilizzo in modo doloso dei conti correnti bancari per simulare una redditività coerente con la sola parte marginale di attività fiscalmente dichiarata, l’occultamento e la detenzione fuori dai locali ambulatoriali di una contabilità parallela criptata e del contante derivante dalle attività “in nero”.

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Dimostrata la fraudolenza della condotta e il rilievo penale dell’evasione per il superamento delle soglie di legge, la Procura della Repubblica ha provveduto quindi a richiedere al Gip un decreto di sequestro per l’intero profitto derivante dai delitti tributari contestati. In esecuzione del provvedimento del Gip i Finanzieri e la Polizia locale hanno pertanto proceduto a porre sotto sequestro gli oltre 619.000 euro in contanti rinvenuti in sede di perquisizione domiciliare, altri 119.771 euro liquidi giacenti sul conto bancario intestato al professionista e gli investimenti finanziari contenuti nel suo conto titoli per i residui 338.761 euro, raggiungendo così la soglia massima indicata dall’Autorità giudiziaria.

L'operazione testimonia la proficua sinergia investigativa esistente tra le forze di Polizia sul territorio ravennate, sotto il coordinamento operativo della Procura della Repubblica finalizzato ad enfatizzarne le rispettive competenze specialistiche, per un approccio repressivo ai diversi fenomeni delinquenziali che sia quanto più esteso possibile e che non tralasci i connessi riflessi finanziari, sotto forma di tassazione degli eventuali profitti illecitamente ottenuti e/o del sequestro dei patrimoni illecitamente accumulati.

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