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Referendum trivelle, Ancisi (LpRa): "Mi asterrò dal voto"

"La mia personale decisione, maturata insieme a Nicola Grandi, è di recarmi il 17 aprile ai seggi, certificando la mia partecipazione al referendum, ma non ritirando la scheda"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Sul referendum, i movimenti politici farebbero bene a lasciare libertà di giudizio ai propri militanti, assolvendo piuttosto al compito di offrire la più ampia informazione perché ciascuno maturi liberamente e consapevolmente la propria opinione. È quello che Lista per Ravenna ha fatto, raccogliendo gli elementi necessari per rispondere alla domanda: se passa il referendum che effetti ricadono su Ravenna? Il referendum non interviene sul divieto di nuove estrazioni di idrocarburi entro 12 miglia (km 19,3) dalla costa e sulla possibilità che le concessioni già rilasciate entro questo limite proseguano fino alla scadenza della concessione. Sono norme inderogabili in Europa. Propone invece di cancellare il passo maldestro della legge italiana che consente di andare oltre tale scadenza, fino all’esaurimento del giacimento. Il grafico allegato contiene i dati tecnici che abbiamo raccolto con la collaborazione dell’ufficio Geologico del Comune di Ravenna".

L’ECONOMIA - "Sono 35 le piattaforme antistanti Ravenna e Cervia: 22 con scadenza della concessione appena avvenuta o a breve, una nel 2024 e 12 nel 2027. Nel giro già di tre anni, se prevalesse il sì, la produzione di gas si ridurrebbe di un terzo, compromettendo l’economicità di tutto il comparto, con il serio rischio che le aziende produttrici, non avendo più margini di profitto, decidano di chiudere le centrali di raccolta. Ne risentirebbe pesantemente l’occupazione, valutata dal ROCA in circa 7000 addetti, tra diretti e indotto. Il clima di incertezza e di sfiducia allontanerebbe gli investitori e incentiverebbe le aziende che operano nel settore a trasmigrare verso realtà più attrattive. Si disperderebbero le competenze altamente specialistiche del distretto ravennate dell’offshore, insostituibili invece, nella fase di transizione verso il superamento dell’energia fossile, per indirizzare virtuosamente il settore verso le rinnovabili".

L’AMBIENTE - "Trattandosi di estrarre metano, non petrolio, non esistono problemi di inquinamento. Il gas è anche il fossile relativamente più pulito. Il danno indiscutibile è l’aumento della subsidenza prodotto dalle piattaforme sotto costa, in un territorio che peraltro ne è già gravemente colpito. Si tratta di Angela Angelina e Angela Cluster, che si estendono da 2,0 chilometri nel mare di Lido di Dante fino a 5 nell’entroterra.  Tra il 1984 e il 2011, il suolo - secondo gli accertamenti della Regione - si è abbassato di 45 centimetri a Lido di Dante e di 40 a Lido Adriano. Lido di Dante sta sprofondando, insieme alla sua pineta, subendo una pesante erosione costiera con relativa ingressione marina e avanzamento del cuneo salino, oltre a registrare scompensi nelle reti dell’acqua e delle fogne e nella stabilità degli edifici. Questi effetti non si hanno a terra per le piattaforme al largo, che si trovano tutte tra 7-8 e 32 chilometri.

Ognuno può valutare il pro e il contro dell’eventuale successo del referendum sulla base delle proprie percezioni, stabilendo autonomamente come orientarsi al riguardo. Per chi vive a Ravenna, il metro di giudizio può essere diverso da chi sta in Basilicata oppure in Puglia o dove i danni economici e quelli ambientali sono di diversa congruità e natura. Ma anche i ravennati possono avere valutazioni diverse sulle conseguenze del voto a seconda delle rispettive sensibilità, anche come pressione politica sul Governo a favore delle energie rinnovabili. Capisco benissimo se a Lido di Dante e Lido Adriano le preoccupazioni ambientali prevalgono. Sono anche le mie, temperate però dalla considerazione che le concessioni di Angela Angelina e Angela Cluster scadono solo nel 2027, ragion per cui se, vincendo il sì, non potranno più essere concesse proroghe, l’ENI, che ne è titolare, ha tutto il tempo, forzando l’intensità delle estrazioni, di svuotare il giacimento entro questa scadenza, con danni anticipati e stress più distruttivo del territorio. È mia convinzione, peraltro, che, in ogni caso, il Parlamento stesso abbia il dovere di correggersi, prevedendo che la proroga delle concessioni entro le 12 miglia fino all’esaurimento del giacimento sia possibile solo quando, con una Valutazione d’Impatto Ambientale, siano esclusi danni sulla costa o sulle zone marine protette. Non ovunque. Su questo errore del Governo Renzi  ricade la responsabilità del referendum".

LA SCELTA PERSONALE - "La mia personale decisione, maturata insieme a Nicola Grandi, è di recarmi il 17 aprile ai seggi, certificando la mia partecipazione al referendum, ma non ritirando la scheda. Astenendomi in tal modo dal voto, rispetterò il referendum come istituto di democrazia (non vado al mare quando lo Stato mi chiama ad interagire) senza contribuire al quorum dei votanti". 

Alvaro Ancisi, Lista per Ravenna

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