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Cronaca Riolo Terme

Dalle escursioni alla catena umana, gli ambientalisti si muovono "per salvare la Vena del Gesso romagnola"

"La cava di Monte Tondo è oggi la maggiore emergenza ambientale nei gessi dell’Emilia Romagna e tra le più gravi in assoluto", spiega la rete di ambientalisti

Proseguono gli incontri “In cammino per salvare la Vena del Gesso romagnola” che prevedono un incontro al Parco Carnè, una escursione guidata e si concluderanno domenica 20 giugno con una catena umana che si articolerà lungo crinali della Vena. Appuntamenti programmati da CAI Emilia-Romagna, Extinction Rebellion Faenza, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Faenza, Federazione Speleologica Reginale dell’Emilia-Romagna, Legambiente Faenza e WWF Ravenna.

"Le attività estrattive sono da sempre una delle cause di degrado ambientale a maggiore impatto - affermano le associazioni ambientaliste in quanto modificano in modo irreversibile la morfologia delle aree interessate e conseguentemente ne alterano pesantemente gli aspetti culturali. La cava di Monte Tondo è un esempio eclatante: dopo 62 anni ininterrotti di attività estrattiva del gesso questo monte non esiste più. Al posto suo c’è oggi un enorme “cratere” attorniato da discariche. Tra i tanti motivi di preoccupazione per le future sorti della Vena del Gesso va qui citato il ritrovamento di innumerevoli reperti archeologici rinvenuti all’interno di una gotta adiacente alla cava. Il relativo insediamento, risalente al periodo protostorico, oggi è andato distrutto dall’attività estrattiva così come sono stati alterati altri luoghi di sepoltura risalenti al periodo del bronzo antico. Oltre a questo va ricordato che qui sono state distrutte gran parte delle grotte, nonché alcune specie rare di piante e parte del bosco lungo il versante nord dell’area di estrazione".

"La cava di Monte Tondo è oggi la maggiore emergenza ambientale nei gessi dell’Emilia Romagna e tra le più gravi in assoluto - continua la rete di ambientalisti -. Proteggere questo ambiente è un dovere sociale prioritario che le amministrazioni pubbliche non hanno voluto affrontare in questi ultimi 20 anni e ora si ripropone in tutta la sua drammaticità. Un ulteriore ampliamento dell’area di estrazione del gesso non è ammissibile. Se c’è la volontà è ancora possibile risolvere i problemi economici senza dovere distruggere la Vena del Gesso".

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