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Cronaca

Nave in Piallassa, al via i lavori per la messa in sicurezza: "Segnaleremo all'autorità anticorruzione"

Partono lunedì i lavori per cercare di mettere in sicurezza il relitto della Berkan B, mezzo sprofondato nelle acque della Piallassa Piomboni

Partono lunedì i lavori per cercare di mettere in sicurezza il relitto della Berkan B, mezzo sprofondato nelle acque della Piallassa Piomboni. Il meetup A riveder le stelle è intervenuto di nuovo sul tema: "Nonostante le denunce, i sopralluoghi e gli sversamenti nei Piomboni di sostanze oleose e carburanti - che si presume altamente inquinanti - documentati ormai da anni e in mille modi, gli enti che dovrebbero risolvere la situazione cosa fanno? L’Autorità Portuale in agosto 2018 ammette la situazione molto grave, ma invece di provvedere con la massima urgenza alla rimozione del relitto prima della definitiva rottura e affondamento, prevedibili anche da un dilettante, affida a un esterno lo studio delle bonifiche spendendo 37mila euro, più 900 euro per farsi spedire i disegni tecnici della nave dalla Turchia. Eppure, in ottobre 2018 aveva ricevuto dal Tribunale di Ravenna l’autorizzazione per la messa in sicurezza e demolizione del relitto, custodito dall’Ausl di Ravenna dopo il sequestro. Tra l’altro, dal 6 marzo, il cantiere risulterebbe sotto sequestro per inosservanza delle norme sulla prevenzione infortuni e igiene del lavoro, ma le operazioni attorno alla nave continuano. Poi, avvalendosi della procedura di somma urgenza prevista dal Codice degli appalti, l'Autorità portuale spende adesso oltre 240mila euro per affidare i lavori di realizzazione e posa di sei tubi in ferro da 32 metri, in modo da replicare quello già fatto per i tre cargo abbandonati da decenni nel “cimitero delle navi”, al fine di impedire, tramite puntellamento coi tubi, il ribaltamento del relitto verso il centro del canale dei Piomboni. La rimozione definitiva avverrà, infatti, dopo bandi di gara e affidamento lavori, quindi dopo mesi, se non anni. La procedura di urgenza per inquinamento ambientale, anche del contiguo SIC ZPS zona del Parco del Delta del Po, non esiste, nonostante abbiamo dimostrato che le panne non sono affatto a tenuta stagna, specie nei punti di aggancio alla banchina?".

"Intanto, quasi 300mila euro sono stati prelevati dalle tasche dei cittadini, e non sappiamo quanti altri soldi pubblici sono stati e saranno spesi nei prossimi anni per pagare le vigilanze e le bonifiche Secomar - continuano dal meetup - Contestualmente, gli operatori portuali pagano per avvalersi dei rimorchiatori obbligatori in queste settimane. Naturalmente, non vi è alcuna quantificazione del danno ambientale che può ripercuotersi sulla nostra salute: Arpae è arrivata dopo un mese dal ricevimento della denuncia per presunto disastro ambientale imminente, e nel frattempo abbiamo documentato fuoriuscite di chiazze iridescenti dalle panne, fauna ittica che gira intorno al relitto avvolto di idrocarburi, così come svassi e anatre nei pressi delle panne che trattengono gli olii. Tutto continuerà fino a data da destinarsi, nel frattempo che la Berkan si “ripulisce” nelle acque dei Piomboni. Leggiamo che la procedura di somma urgenza vale per situazioni imprevedibili e non preventivamente note, e questo infatti dichiara l’Autorità Portuale l’11 marzo, dopo il sopralluogo dei portavoce del Movimento 5 Stelle Bertani e de Girolamo: “…alla luce dei sopralluoghi effettuati nello scorso mese di febbraio, le condizioni del relitto sono apparse molto peggiorate, con modalità imprevedibili rispetto alle previsioni dei tecnici”. E ancora: “Considerato che a seguito di una ulteriore richiesta avanzata dalla Capitaneria di Porto di Ravenna con nota del 12 febbraio 2019, questa Autorità provvedeva ad incaricare la citata Secomar S.p.A. di compiere interventi di aspirazione di ulteriori liquami comparsi nell’area del relitto”; giusto il giorno dopo la denuncia del Meetup. Insomma, nonostante le segnalazioni, nonostante la grave situazione documentata da tempo che si legge anche negli atti sia di Autorità Portuale che della Capitaneria di Porto, nessuno ha vigilato né durante la demolizione (nel 2017) né ora. Le bonifiche sono iniziate solo il giorno dopo la nostra denuncia e nessuno ha agito, nemmeno l’Ausl custode della nave. Ora però si parla di “modalità imprevedibili”. Senza contare la possibile violazione delle normative europee, che autorizzano la demolizione solo nei cantieri autorizzati e appositamente attrezzati. A questo punto, se questa è la gestione del nostro porto, crediamo che i “negligenti” degli enti coinvolti meriterebbero di essere rimossi. Riteniamo che anche l’Anac (autorità nazionale anti corruzione, ndr) dovrà essere informata di quanto sta succedendo nel porto di Ravenna, e ci attiveremo in tal senso".

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