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Cronaca

1500 km con un cadavere a bordo, la ong: "Impossibile arrivare a Ravenna. Non ci hanno aiutato, il 17enne forse poteva salvarsi"

Potrebbe non arrivare mai a Ravenna la nave umanitaria che ha salvato 51 migranti da una barca di legno sovraffollata che si era ribaltata su un fianco al largo di Lampedusa. La Procura di Ravenna ha annunciato che aprirà un fascicolo d'indagine per omicidio

Potrebbe non arrivare mai a Ravenna la nave tedesca Sea Watch 5, che mercoledì ha salvato 51 migranti da una barca di legno sovraffollata che si era ribaltata su un fianco al largo di Lampedusa. A bordo della nave umanitaria della ong Sea Watch c'è anche un cadavere: quello di un 17enne morto due ore dopo i soccorsi. Per lui - e per altre 4 persone in condizioni molto critiche - era stata chiesta un'evacuazione urgente. Ma i soccorsi hanno tardato ad arrivare (anzi, ha dovuto raggiungerli la stessa nave). La salma del 17enne, una volta sbarcata, sarà trasferita all’obitorio e messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Nel frattempo la Procura di Ravenna ha comunicato che aprirà un fascicolo d'indagine per omicidio.

Al momento, la nave è attesa al terminal Crociere di Porto Corsini non più per lunedì 11 marzo, come inizialmente deciso, ma nei giorni successivi come da comunicazioni pervenute da bordo nave alla Capitaneria di Porto, causa condi meteo avverse. I 51 migranti a bordo della nave sono 47 adulti uomini e 4 minori non accompagnati, la maggior parte provenienti dalla Siria, Bangladesh, Egitto e Pakistan, gli altri da Eritrea, Sudan e Marocco. Saranno poi trasferiti con mezzi della Croce Rossa Italiana presso il Pala De Andrè a Ravenna, dove verranno effettuati tutti gli adempimenti sanitari e di polizia. I 51 migranti resteranno tutti in Emilia Romagna e saranno ripartiti tra le varie province secondo un piano che sarà definito nelle prossime ore. Tutti gli allestimenti da parte della Croce Rossa Italiana, Servizi Sociali del Comune di Ravenna e Questura saranno predisposti tra e sabato e domenica prossima, venerdì verrà effettuato un sopralluogo tecnico al Pala De Andrè per definire tutti i dettagli tecnici.

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"Il 17enne è stato trovato incosciente sul fondo della barca, stipato tra le altre persone sotto coperta insieme a delle taniche di benzina - spiega Luca Faenzi dell'ufficio comunicazione di Sea Watch - Ha viaggiato così per almeno 10 ore. Le taniche solitamente non sono chiuse ermeticamente e spesso si rovesciano, esalando fumi che intossicano i migranti. Anche perché erano in 51 ammassati con poco spazio vitale e scarsità di ossigeno. Capita spesso che i migranti accusino malori in casi come questo, anche se non è frequente che qualcuno muoia".

Quando la nave umanitaria ha soccorso i 51 migranti, cinque di loro (tra i quali il 17enne) presentavano gravi segnali di intossicazione e ustioni da benzina. "Abbiamo fatto richiesta di evacuazione urgente per queste persone al Centro di Coordinamento per il Soccorso in Mare, di solito la risposta è immediata". Ma in questo caso non lo è stata: "C'era incertezza sul fatto della competenza, essendo accaduto in zona Sar (search and rescue) libica non si capiva a chi spettasse il soccorso - continua l'attivista - Inoltre ci hanno detto che c'era mancanza di mezzi di soccorso e che per arrivare un elicottero ci avrebbe messo quattro ore, più altre quattro per tornare. Noi siamo riusciti a rianimare il 17enne, ma dopo due ore - due ore in cui non si è mosso nessuno - è morto. Non sappiamo se si sarebbe salvato se i soccorsi fossero stati più tempestivi: forse si, forse no, non lo sapremo mai. Possiamo solo dire che è andata bene agli altri quattro, ma solo perché a un certo punto abbiamo deciso di partire con i motori al massimo e di muoverci noi verso Lampedusa. Qui ci è venuta incontro una motovedetta della Guardia Costiera, che ha caricato i quattro in gravi condizioni ma si è rifiutata di prendere a bordo il cadavere, dicendo che avremmo dovuto consegnarlo al porto di destinazione".

Quel porto è quello di Ravenna, distante 1500 chilometri. Quattro giorni di viaggio, se il mare è tranquillo. Ed è lì che la nave, al momento, è attesa per lunedì prossimo. "È disumano - continua Faenzi - Una nave umanitaria non è un ospedale, non ha una cella frigorifera. Abbiamo dovuto arrangiarci: la salma del 17enne è stata messa in una busta per cadaveri e l'equipaggio deve costantemente aggiungere ghiaccio per far sì che il corpo non si deteriori. Anche perché poi il riconoscimento sarebbe più difficile. In più il cadavere dev'essere tenuto all'esterno, e in questo momento il mare è molto mosso, ci sono tre metri e mezzo d'onda. In queste condizioni arrivare a Ravenna è impossibile, soprattutto con un cadavere a bordo: abbiamo chiesto che ci assegnino un porto più vicino, ma non sappiamo se ci ascolteranno. In ogni caso dovremo ripararci per qualche giorno sotto le coste siciliane e poi ripartire".

L'attivista della ong critica duramente l'attuale gestione degli sbarchi (per Ravenna si tratterebbe del nono sbarco nel giro di poco più di un anno): "La direttiva Piantedosi è questa e noi la consideriamo disumana. Serve solo a tenere lontane le navi umanitarie dai luoghi in cui possono operare. È disumano anche a livello economico, oltre che morale, perché per una nave medio-grande come la Sea Watch 5 c'è un costo enorme per arrivare fino a Ravenna. Si sta tentando di impedire i soccorsi ai migranti. In questo caso specifico, poi, imporre altri 4 giorni di navigazione a 50 persone che viaggiano insieme al cadavere di uno di lavoro è davvero disumano".

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Foto Maria Giulia Trombini/Sea Watch

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