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Cronaca

Omicidio, è il giorno di Cagnoni: "Io innocente, non sono così cretino da lasciare questi indizi"

Il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri il 16 settembre 2016 ha risposto alle domande del pm in processo

A quasi un'ora dall'inizio dell'udienza l'aula è già strapiena: gente appoggiata alle pareti, persone che si affollano l'una sull'altra sulla porta d'ingresso, chi addirittura si siede sul pavimento. Un forte brusio avvolge l'aula di Corte d'Assise del Tribunale di Ravenna. Poi alle 9.20, di scatto, gli sguardi si voltano tutti verso la stessa direzione e il brusio si assopisce: fa il suo ingresso in aula Matteo Cagnoni. Camicia azzurra, giacca beige e questa volta anche la cravatta. Il suo avvocato Giovanni Trombini gli si avvicina, si parlano a bassa voce: oggi per l'imputato è un giorno importante, forse il più importante all'interno di questo processo che da cinque mesi tiene tutta Ravenna col fiato sospeso. Oggi il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri il 16 settembre 2016 ha la possibilità di spiegare la sua versione dei fatti, rispondendo alle domande in prima persona. L'imputato si guarda intorno in attesa dell'arrivo della Corte, reggendo in mano l'immancabile cartellina rossa piena di documenti. Quando entra in aula, il presidente della Corte Corrado Schiaretti gli ricorda che, in qualità di imputato, ha la possibilità di astenersi dal rispondere: "No, voglio rispondere", afferma con decisione Cagnoni.

 La seconda parte dell'udienza: "Chi ha ucciso Giulia è un mostro: ma quel mostro non sono io" 

"L'ultimo giorno in cui ho visto mia moglie"

Il Pubblico ministero Cristina D'Aniello, prima di iniziare a snocciolare una lunga serie di interrogativi che sono emersi durante le deposizioni dei precedenti testimoni, vuole verificare che l'imputato non abbia 'cambiato idea': "Ora che ha assistito a tutte le udienze, ha sentito tutti i testimoni, ha preso visione di tutti i documenti: rispetto alll'accusa di avere ucciso sua moglie, si dichiara responsabile di omicidio?". "Non mi dichiaro responsabile", conferma Cagnoni, che inizia subito a raccontare quello che sarebbe stato l'ultimo incontro con la moglie. "L'ultima volta che ho visto Giulia, solo per pochi minuti, è stato venerdì 16 settembre intorno alle 12.15 nel parcheggio di fronte a casa nostra. Lei mi ribadì che non sarebbe venuta a Firenze con me e i nostri figli, le diedi dei soldi perchè doveva andare a fare la spesa. Poi andai via, facendo una piccola sosta nella nostra abitazione di via Giordano Bruno perchè avevo il dubbio di avere dimenticato il computer".

La deposizione di Cagnoni (F. Massimo Argnani)

"Ero confuso, avevo preso un calcio da un poliziotto"

Ma già su questa prima affermazione il Pm rileva un'incongruenza: "In una lettera che lei scrisse dal carcere disse  che Giulia era rimasta nel giardino nella villa, poi forse sarebbe uscita per fare due passi a piedi da sola, specificando che nessuno poteva sapere quanto fosse effettivamente successo,non essendoci testimoni". "Ammetto di avere fatto un po' di confusione, mi sono espresso male in quella lettera". Ma c'è un'altra cosa che il Pm contesta: Cagnoni spiega che quel venerdì aveva detto ai figli che la nonna, a Firenze, aveva un problema cardiaco e sarebbero dovuti andare da lei per quel motivo. "Dissi una bugia perchè poi magari i bimbi non sarebbero voluti andare e avrebbero fatto delle storie", spiega il dermatologo con un forte accento toscano. "Eppure, quando venne interrogato a Firenze, disse che anche a Giulia aveva riferito del problema cardiaco della madre: perchè mentirle?", chiede il Pm. E qui il medico si incupisce: "Ero in carcere a Sollicciano, 'paracadutato' da una vita normale improvvisamente in cella con un camorrista; ero sedato, in un luogo dall'alto tasso di suicidi, in cui tutti i carcerati sono malmenati, un luogo che non augurerei neanche al mio peggior nemico. In più mi ero procurato un trauma cranico dopo aver ricevuto un calcio nella tempia dal poliziotto che mi fermò durante la mia fuga domenica notte: ero frastornato, posso essermi confuso". Cagnoni prende una bottiglia d'acqua, beve e più volte si schiarisce la voce nel su racconto. "Eppure nell'interrogatorio a Firenze disse che la contusione in testa, così come i tagli, se li era procurati da solo scivolando e specificando non era stata la polizia". Si susseguono una contestazione dietro l'altra.

"Ecco perché fuggii dalla villa di Firenze"

Poi Cagnoni racconta della fuga che attuò domenica notte, quando la Polizia arrivò nella villa fiorentina dei genitori e lui si lanciò da una finestra per poi scappare nei boschi. "Ho avuto un attacco di panico, cosa che mi capita purtroppo non di rado - ribadisce Cagnoni, cosa che ha sempre sostenuto -. Sentii dei rumori in giardino e dalla finestra vidi tre persone con la pistola e uno di loro che urlava di cinturare la zona. Dopo alcune brutte esperienze, anni fa dissi al mio avvocato 'La prossima volta che mi suona la Polizia a casa scappo e ti chiamo'". Cosa che, effettivamente, fece quella domenica notte. "In più sapevo che nella villa di via Padre Genocchi c'era la Polizia scientifica e mia moglie era sparita. Dissi 'Mamma, è successo qualcosa a Giulia e ho io le chiavi di quella casa, questi pensano sia stato io'". Ricominciano i brusii in aula. "Pensano che sia stato lei a fare cosa?", chiede il Pm: in quel momento, infatti, il cadavere di Giulia non è ancora stato ritrovato. "Dedussi che potevano aver trovato il corpo di Giulia all'interno della villa". Il brusio aumenta, tanto che il presidente della Corte è costretto a riprendere i presenti. Poi si passa a discutere della telefonata di domenica sera tra Matteo e la Questura, in cui un poliziotto chiedeva a Cagnoni di andare subito a Ravenna (dove la moglie era scomparsa da due giorni). "Il mio avvocato Trombini, visto che era quasi mezzanotte, mi consigliò di andare il giorno dopo - spiega l'imputato - Alla fine decisi di andare subito, visto che sembrava urgente: poi, però, c'è stato il 'blitz' nella villa dei miei genitori e io sono andato in panico".

"Non sarei stato così cretino da avvisare la mia segretaria"

Un'altra incongruenza emerge sul momento in cui Cagnoni sarebbe venuto effettivamente a conoscenza del ritrovamento del cadavere della moglie. "Quando a mezzanotte e mezza della domenica chiama Trombini, sa che Giulia è stata trovata uccisa nella villa?". "No, posso solo immaginarlo". "Eppure durante l'interrogatorio di Firenze disse che avrebbe chiamato il suo avvocato proprio per comunicargli la morte di Giulia; tuttavia la telefonata, come certificano i tabulati telefonici, avvenneprima che la Polizia trovasse il cadavere". Una discrasia importante, che di nuovo Cagnoni giustifica con le difficili condizioni carcerarie: "Mi meraviglio di ciò che ho detto, ma ero sedato con un forte dosaggio di farmaci e con un trauma cranico, posso aver fatto confusione". Ora invece, a distanza di due anni, il dermatologo pare avere le idee molto più chiare. "Adesso che è lucido, quando ha saputo che Giulia era stata trovata morta?", domanda il Pm. "Quando tornai a casa dopo la fuga, intorno alle 5 del mattino - spiega il medico - uno dei poliziotti mi disse 'Se tu non c'entri con l'omicidio di tua moglie, io mi faccio prete'. E allora come si spiega il messsaggio che mandò alle 00.43 alla sua segretaria dicendole 'Annulla tutti i miei appuntamenti, è successa una tragedia'?. "La tragedia era che Giulia non si trovava e la Polizia mi stava cercando, di certo non sono così cretino da uccidere la moglie e poi fregarmi da solo mandando messaggi del genere, anzi: credo che questa sia la prova più lampante della mia innocenza", chiosa Cagnoni.

Altri interrogativi

Ma sono tante le risposte che non riescono a trovare una spiegazione perfettamente logica: perchè chiamò un avvocato penalista se voleva parlare di divorzio, dicendo poi durante la sua interrogazione che aveva chiamato un avvocato divorzista? "Io sono un dermatologo, ma tanti amici negli anni si sono rivolti a me per consigli di medicina generale. Se ho detto divorzista, mi sarò confuso". E perchè, come ha raccontato sua figlia, quando andò a Bologna lasciò volontariamente il suo cellulare nella villa invece di portarlo con sè? "Questo non è vero: si tratta di una grave manipolazione di minore". E perchè, infine, quel venerdì quando vide la governante in casa le disse "Se hai bisogno chiama me, non Giulia"? "Ogni tanto capitava che chiamasse anche me, non era una cosa eccezionale". Eppure i tabulati telefonici acquisiti risalenti agli ultimi due anni dicono chiaramente che quella governante, di cui Cagnoni in sei anni non aveva mai memorizzato il numero, non ha mai chiamato il suo datore di lavoro, neanche una volta.

Il pm cerca di fare luce proprio su quella domenica, quando Cagnoni insieme al padre si recò a Bologna dall'avvocato. "Perchè invece non è tornato a Ravenna, quando le dicono che stavano sfondando la porta di casa? Perchè lei, tra l'andare a Ravenna per la preoccupazione per la moglie e l'andare dall'avvocato, dà priorità alla seconda cosa? E perchè poi fermarsi in aeroporto?". "Ancora non ero ancora preoccupato - spiega Cagnoni - tuttalpiù perplesso e un po' seccato. Mio padre sbagliò uscita all'autostrada e finimmo in zona aeroporto. A quel punto ne approfittai: volevo fermarmi a comprare un orologio per mio figlio, ma non trovai il tipo che stavo cercando". Tuttavia, fa notare il Pm, per entrare nell'area dei negozi duty free dell'aeroporto serve un biglietto aereo. Come ha fatto quindi Cagnoni a entrare nei negozi? Forse aveva acquistato un biglietto aereo (l'accusa ha spesso ipotizzato che il dermatologo avesse pianificato la fuga all'estero). "Non avevo un biglietto, ma le assicuro che sono riuscito ad avvicinarmi a quell'area e a vedere che l'orologio che cercavo non c'era".

>> La seconda parte dell'udienza: "Chi ha ucciso Giulia è un mostro: ma quel mostro non sono io" <<

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

La nona udienza - L'agente di Polizia amico di Cagnoni: "Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa"

La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

L'undicesima udienza - "La madre di Cagnoni disse che Giulia era stata uccisa, ma ancora non poteva saperlo"

La dodicesima udienza - Colpi di scena: la madre non si presenta, l'amica nega la telefonata registrata - Il padre: "Mio figlio era tranquillo, come se 'giustizia fosse stata fatta'"

La tredicesima udienza - Sms shock di Stefano Cagnoni: "Mio fratello è l'assassino di Ravenna"

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La quindicesima udienza - "Quel bastone non fu preso nella villa del delitto". La prova della premeditazione?

Il maltempo fa slittare la sedicesima udienza: la Corte respinge la richiesta per i domiciliari

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